Il mondo della nascita è di fronte a un bivio.
O con il bambino, o contro di lui.
Siamo dinnanzi a un cambio di paradigma estremamente significativo: se
fino ai primi anni '90 la donna si era abituata a delegare alla medicina
ogni decisione riguardante la propria fertilità (come ho già sostenuto,
gli inventori di pillola ecc sono tutti medici e per di più uomini) e
la cura del proprio figlio (si pensi alle disposizioni culturali nei
confronti della metodologia a zero contatto che ha diffuso opinioni
contro-fisiologiche che impongono la lontananza fisica ed emotiva tra
madre e bambino), con il termine del secolo passato - finalmente - si
assiste a un riconoscimento dell'importanza dell'assistenza alla
gravidanza, alla nascita e a tutto il primo anno di vita del bambino (a
partire dalla cancellazione del termine "svezzamento" che significa
"togliere il vizio" del seno, che diviene "introduzione
dell'alimentazione complementare"). Medici e ostetriche iniziano a dare
un valore enorme all'assistenza alla nascita del bambino e alla cura
della donna che è rispettata nei propri desideri. Il salto c'è stato:
dall'operatore come colui che decide le sorti di madre e bambino, alla
donna che può decidere consapevolmente come agire quando deve dare alla
luce il proprio bambino. Si introducono termini con grande significato:
"empowerment" ("dare il potere" alla donna rendendola consapevole),
"salute primale" (Michel Odent e la sua ricerca verso la promozione
della cura verso la gravidanza e nascita), "energia del parto" (Ina May
Gaskin), "nascere senza violenza" (Fédérick Leboyer), "cosleeping"
(William Sears e Jack McKenna), "l'importanza del contatto fisico"
(Ashley Montague) e tantissimi altri che riprendono la Teoria
dell'Attaccamento di John Bowlby e l'approfondiscono, calandola
nell'assistenza alla nascita.
Pur tuttavia, sono diversi gli
operatori che si fermano a questo punto. Alla scelta della donna. La
donna viene messa al centro della propria vita riproduttiva, al centro
della propria vita di madre. Ed è a questo punto che si comincia a
parlare di "Violenza Ostetrica" (della quale mi ritengo abbastanza
esperta avendola portata in tribunale di fronte a medici scettici,
vincendo anche alcune cause come Consulente di Parte). Pur tuttavia, e
nonostante il lavoro sulla consapevolezza femminile sia molto importante
e debba ancora essere implementato, siamo - come dicevo all'inizio - a
un punto di svolta. La scienza perinatale (ricordo che esiste anche una
psicologia perinatale) ci sta dando una serie di molteplici informazioni
che non si possono più negare: la biologia e la fisiologia hanno delle
norme che si stanno violentemente opponendo alle norme culturali che
impongono che la donna possa decidere non solo su se stessa, ma anche
sul proprio bambino.
So come funziona: sono stata anche io massima
esperta in diritto della donna (ciò che ho visto come studentessa nei
corridoi dell'ospedale universitario, mi scandalizza a tutt'oggi).
Tuttavia i danni che si possono attuare lasciando che la donna sia in
balìa di se stessa e delle ideologie di chi la circonda, sono diversi.
La norma biologica si sta definitivamente scontrando con la norma
culturale ed è il momento di affermare che bisogna spostare l'attenzione
dalla donna al nascituro. Questo non va a inficiare di un grammo tutte
le conquiste sovracitate, poiché mettere al centro dell'assistenza
ostetrica il bambino significa avere a cuore chi, quel bambino, lo sta
cullando in seno: la madre. Cambiare questo paradigma, spostandolo verso
il bambino, è la chiave definitiva per far sì che ogni gesto medico
privilegi il bambino, aiutando e sostenendo la donna a esserlo in virtù
del fatto che ella è "Madre dell'Umanità" (Bianca Buchal). Certo: lo
scontro è ideologico, ma dobbiamo ammetterlo, allora. Tutti coloro che
parlano di nascita usando le parole di Michel Odent o di altri esperti,
debbono ammettere che la loro posizione, rispettabilissima ovviamente,
esula dalla fisiologia e dalla biologia, ma è meramente culturale. E la
cultura si modifica quando si vede che è pericolosa, soprattutto per i
più deboli, ovvero i bambini: da quando sono grandi qualche micron, in
poi.
Rendere consapevoli le donne di essere coloro che custodiscono
la vita e, per questo, informarle che sono fondamentali, è meraviglioso e
apre scenari di vera "ecologia umana". Difendere e promuovere il
rispetto della donna durante la gravidanza, la nascita e la cura del suo
bambino, avendo come obiettivo la salute del bambino passando dal
benessere della madre, è il massimo dell'empowerment che si possa dare
alla donna.
Cambiamo il paradigma dell'assistenza
all'endogestazione (9 mesi intrauterini) e all'esogestazione (12 mesi
extrauterini) del bambino: è il passo verso l'implementazione massima
della fisiologia, sulla cultura degradante che ha rovinato la donna. O
con il bambino (e sua madre), o contro di lui (e sua madre).