"Latte
artificiale" è un modo 'umanizzato' (termine che è erroneo dal punto di
vista ontologico) che sta ad indicare una polvere lattea derivante da
latte ovino o vaccino, elaborata in laboratorio, spesso contaminata da
batteri pericolosi, che viene somministrata a neonati che non possono
essere nutriti dalla madre. Il vero nome del "Latte artificiale" è
"formula lattea" ed è, senza mezzi termini, un farmaco. Che poi sia
venduto nei supermercati, sia auspicato dai pediatri, sia suggerito dai
farmacisti, fa parte del cosiddetto marketing che già Henri Nestlé
elaborò facendo diventare la sua "polvere lattea", da un cibo per
neonati pretermine che non riuscivano a essere nutriti dalla madre, a
cibo per tutti i neonati. Statisticamente sono pochissimi i bambini che
non possono essere allattati, e scientificamente sono pochissime le
madri che non possono allattare per problematiche mediche, chirurgiche o
fisiche. Il resto dei bambini non viene allattato per mancanza
d'informazione, sostegno, promozione e difesa dell'alimentazione
naturale. Il termine 'umanizzato', che per l'appunto è vietato nelle
etichette della formula lattea artificiale, è rischioso - a mio
modestissimo avviso - poiché nell'essere umano sono insiti molti
sentimenti positivi, ma altrettanti sentimenti negativi. I primi ci
muovono verso la bellezza e la bontà, gli altri verso gesti abbastanza
negativi se non semplicemente cattivi e brutali (verso l'altro e verso
noi stessi). Ecco poiché tollero poco anche la dicitura 'nascita
umanizzata': è un'anticamera verso la possibilità di un'assistenza alla
donna e al bambino buona, ma pure molto meno buona (il discorso
"Violenza Ostetrica" è interessante e lungo, per cui non l'affronterò
qui e ora).
Accettare che un gesto biologicamente fisiologico come
l'allattamento, non sia relegato semplicemente all'umanizzato, significa
renderlo potenzialmente un valore inestimabile, ovvero valorizzarlo.
Avendo accettato l'allattamento un optional biologico che può essere
contrapposto alla norma culturale (soggetta a opinioni, ideologie, leggi
di mercato e quant'altro) ha spostato la 'tacca' della normalità: se,
infatti, il latte materno è l'alimento migliore (come c'è scritto sulle
confezioni di formula lattea), la formula è quello normale. La realtà
dei fatti è che non è così: il latte materno è normale, la formula è di
qualità inferiore.
Di solito, a questo punto, vi è sempre
l'oppositore che chiede sarcasticamente se le donne che non hanno
allattato debbono sentirsi in colpa. No. Neppure la sottoscritta ha
allattato la primogenita e poco il secondogenito. La colpa non è delle
madri che si trovano a percorrere la strada della formula lattea: la
colpa è di coloro che non sostengono, promuovono e difendono la salute
del bambino, aiutando la sua mamma ad allattarlo. Tutte le donne che
hanno consapevolmente scelto di non percorrere la strada
dell'allattamento (per qualsiasi motivo), di percorrerla parzialmente o
sono state costrette a farlo, non hanno motivo di sentirsi inadeguate
poiché dobbiamo introdurre un concetto chiaro, a questo punto: dal
momento del concepimento - attraversando gravidanza e nascita - tra il
bambino e sua madre si viene a instaurare una relazione che innumerevoli
studiosi, ricercatori e medici, hanno definito essere fondamentale per
la salute dell'individuo durante tutta la sua intera vita.
L'interferenza aggressiva, inutile, deliberatamente violenta, porta a un
peggioramento della qualità di vita di qualsiasi individuo. Ecco
perché, anche se un bambino viene dato in adozione da neonato, il lavoro
dei genitori adottivi è encomiabile e tutto rivolto al benessere del
bambino e al ristabilire della sua salute. Ecco perché un bambino non
necessita solo di amore, ma di molto di più: sostegno, educazione,
modello sessuale maschile e femminile, e molto altro rivolto a lui e non
al soddisfacimento dell'adulto.
La relazione che nasce e viene a
crearsi tra la madre e il bambino, tessendosi come un ricamo dei più
elabolati, è fondamentale. Attraverso questa, che si attua dal
concepimento al termine approssimativo dei primi 12 mesi di vita,
l'individuo baserà la sua intera vita. L'allattamento, ad esclusione di
quei principi di salute legati all'alimentazione, è un mezzo che la
natura mette in moto perché la madre si prenda cura del bambino,
risponda al suo pianto, odi distaccarsene, soffra quando si trova
lontana, gli parli con la vocina dolce dolce, gli canti canzoncine, ne
veneri l'odore e la possibilità di guardarlo. La madre impara a fare un
passo indietro, impara che il bambino non è lì per soddisfarla, non è lì
per realizzarla, ma per permetterle di essere parte alla creazione di
un cittadino responsabile. L'allattamento è una "scorciatoia biologica".
L'ascolto dei bisogni fisiologici è il mezzo. Essere nutrito, pulito,
ascoltato, accompagnato al sonno, rispettato nei tempi, curato se
malato, e soprattutto, essere tenuto vicino giorno e notte, è il minimo
di cui un bambino ha bisogno per essere autonomo. Nutrire il proprio
bambino è rendere quel bambino un bene di valore inestimabile, una
persona che possiede tutti i diritti di ricevere rispetto e attenzione.
I bambini meritano il massimo, non sono diritto di nessuno. Opporsi
consapevolmente e intenzionalmente alla relazione tra il bambino e sua
madre va da essere ingiusto (es: pediatra o educatrice o fruttivendolo
disinformati che dicono che il bambino si vizia se sta con mamma),
all'essere perseguibile per legge (es: apportare nome della formula
sulla lettera di dimissione dall'ospedale o scontare formula lattea di
tipo 1), all'essere un delitto meschino e terrificante (es: utero in
affitto).
Leggere:
Bowlby, Gonzales, Bortolotti, Montague, Negri, Carabetta, Cozza, McKenna, Sears.
NB: a tutt'oggi non ho rilevato manifestazioni di dissenso alla
criminosa pratica dell'utero in affitto da parte di pediatri,
ostetriche, consulenti per l'allattamento, doule e volontarie di
associazioni che promuovono il rispetto di nascita e allattamento.
Invito chiunque a porre la delicata questione a chiunque si occupi di
maternità e nascita (anche su profili o pagine Facebook)