Pagine

giovedì 23 gennaio 2025

Cosa manca alla cultura cattolica circa la Nascita (e le ostetriche)

Non prendiamoci in giro. 

Quando io mossi i primi passi verso quella che all'inizio definivo "ostetricia cattolica" e che ora chiamo solo "ostetricia" (spiego in fondo il perché), trovavo sguardi curiosi, diffidenti, compassionevoli. 
Pareva che il termine "Violenza Ostetrica" che io utilizzavo con assoluta serenità e con il quale io definivo e definisco una copiosa lacuna del sistema delle professioni di cura, fosse qualcosa di bizzarro, strano. 

Certo, le ostetriche cattoliche come Flora Gualdani sapevano e sanno benissimo cosa significa la locuzione "Violenza Ostetrica" perchè con le donne loro hanno avuto a che fare, le hanno ascoltate, le hanno 'viste' e le hanno abbracciate. Mi pare però molto strano che diverse altre persone, che magari hanno apprezzato ostetriche del calibro di Flora Gualdani (ma ce ne sono tantissime altre come Maria Pellegrini), non abbiano sentore di cosa si parli. Mi riferisco a individui intelligenti, autori/autrici di testi anche sulla fecondazione o su altri temi riguardandi la donna (direttamente o indirettamente), oppure di saggi sulla vita nascente che oramai vengono definiti Primi Mille Giorni, oppure giornalisti/e attenti alle tematiche che riguardano la maternità, o anche a operatori del settore sanitario o attivisti che si occupano di tematiche come "aborto", "metodi naturali", salvaguardia dell'infanzia. Insomma: persone alle quali io non sono degna di allacciare i calzari. 


Il lavoro più bello del mondo

Con autorevoli medici ginecologi (soprattutto cattolici, anche donne), per esempio, ho avuto la spiacevole percezione che non fosse assolutamente chiaro il fatto che non serve a nulla implementare i "metodi naturali di conoscenza della fertilità", se poi le donne le maltrattiamo in sala parto. 

Ricordo - durante uno degli ultimi corsi che ho seguito - un professore molto attento al metodo Sintotermico, ma anche occupante una posizione dirigenziale in un ospedale, che ignorava assolutamente il fatto che nelle sale parto avvengono sconcezze mostruose verso le donne (coincidenza vuole che ho conosciuto una mamma che ha partorito - diciamo così - proprio laggiù). Il dramma non è che non mostrasse alcuna consapevolezza riguardo al fatto che la "Violenza Ostetrica" esiste, né che sia assolutamente inutile pubblicizzare i "metodi naturali" quando poi una madre non ha più il desiderio di avere una relazione sessuale con il partner per il terrore di subire una penetrazione, ma che una donna che viene assistita da dei cani in sala parto, poi vuole degli anticoncezionali che le impediscano di concepire al 100% ed è pronta (anche se cattolica: attenzione) ad abortire, piuttosto che rischiare di essere sbranata in ciò che le rimane del proprio perineo. Insomma: non vuole più figli e c'è il rischio che abbia difficoltà a intraprendere una relazione di attaccamento con la propria (spesso unica) creatura.

Stessa percezione in riferimento a quei medici (spesso cattolici, anche donne) che trattano - con assoluta devozione e amorevolezza - le diagnosi di nascituri che possono aver necessità di essere operati in utero o debbono avere il diritto di essere accuditi sino a che la vita non li lascia spontaneamente, morendo tra le braccia di mamma e papà: nessun accenno alla percezione che esista la "Violenza Ostetrica" e che sia quella che impedisce alle donne di portare a termine le gravidanze di bambini ipoteticamente malati o drammaticamente indesiderati. Il cosiddetto diritto all'interruzione di gravidanza (prima o dopo i 90 giorni), si può liberamente muovere in quest'ambito, stabilendo che il mancato intervento per rimuovere dall'utero di una donna un bambino malato, sia Violenza Ostetrica, ma aiutare una donna a evitare di salvare la vita un figlio è aggressione dei suoi diritti.

Medesima constatazione la ho chiaramente quando ascolto membri di associazioni cattoliche (medici, ma anche giornalisti, sociologi, eccetera) spiegare la fisiologia infantile prima della nascita e dopo la nascita: al netto dell'ottimo lavoro di sensibilizzazione scientifica circa la meraviglia dello sviluppo intrauterino di un essere umano e la gioia delle reali caratteristiche del medesimo quando è nato, non si fa un accenno (manco uno) a ciò che porta quell'essere umano da dentro a fuori il grembo materno

Lo si fa dimenticandosi più o meno consciamente del fatto, che se una donna giunge parzialmente consapevole al termine della sua gravidanza, compie scelte assennate per la nascita della sua creatura, si relaziona in modo equilibrato con il padre della medesima, giunge stanca alla fine del suo parto e riesce a superare quasi incolume un puerperio, è (anche e non solo) merito delle ostetriche. 

Lo si fa dimenticandosi più o meno consapevolmente del fatto che se una donna supera il termine del 90° giorno della sua gestazione iniziata con dubbi, paure, tentativi di manipolazione da parte di parenti e partners, questo avviene grazie (e non solo) a ostetriche "obiettrici" (POV: non sono tutte cattoliche). Il fatto che l'ostetrica che sostiene una donna verso la sua vita e quindi quella del suo nascituro, debba definirsi "obiettrice" per me è un mistero: più gravidanze vengono interrotte grazie a ostetriche non-obiettrici, meno ostetriche in generale lavoreranno nei consultori e nelle sale parto. Evidentemente le ostetriche vogliono diventare disoccupate... non so.

E non solo. Tutti gli operatori in elenco poco sopra (medici, attivisti, giornalisti eccetera) non menzionano quasi mai (a parte casi di spiccato affetto diretto verso le operatrici) il lavoro dell'ostetrica, che potrebbe essere fondamentale sia per implementare l'empowerment delle donne (ovvero anche i "metodi naturali"), sia per accompagnare gli altri (gli interventi in utero o le perdite di bambini malati), sia - ovviamente - per evitare che le donne cadano nella rete del cosiddetto diritto all'aborto, lasciando la vita dei loro figli nella spazzatura. La figura dell'ostetrica, oramai probabilmente legata quasi indissolubilmente ai cosiddetti "diritti riproduttivi" (ovvero quelli legati ad anticoncezionali e aborto "sicuri") è identificata al massimo come «La signora che fa nascere i bambini»: ruolo riduttivo.

Ci sono tantissime e validissime ostetriche che evitano di impelagarsi in ideologie e si dedicano all'assistenza alla gravidanza, alla nascita con rispetto, al puerperio con attenzione all'allattamento e alla mamma: ce ne sono tantissime e di molto valide: queste non vengono mai valorizzate. Tant'è che nel sostantivo OSTETRICA dovrebbe essere implicito il fatto che conoscano l'allattamento quanto una IBCLC e i Metodi Naturali come una consulente, ma così non è (una mia amica doula mi ha sempre detto che se alle ostetriche fosse lasciato il modo di fare le ostetriche non ci sarebbe bisogno di figure terze che talvolta non sono professionali).

Appaiono poco, spesso perchè impegnate realmente nella professione (nelle sale parto o  a domicilio) e di questo mi dispiaccio: loro sì dovrebbero essere più ascoltate e sono più adese al profilo professionale dell'Ostetrica. Certo, sono talvolta colleghe non-obiettrici, ma di questo non le colpevolizzo: spesso si tratta di ostetriche che con le donne entrano in contatto solo quando queste sono già a gravidanza avanzata. Un po' com'ero io quando lavoravo: all'epoca non mi ponevo il "problema aborto" poichè, semplicemente, non me ne occupavo: io assistevo in casa, tenevo corsi di accompagnamento alla nascita... insomma: altre cose.

Il fatto che la stragrande maggioranza del popolo dei cattolici - posso garantirlo - non noti il ruolo delle ostetriche che lavorano riconoscendo che è anche grazie a loro che le donne sono felici di diventare ed essere mamme, un po' mi disturba. Il fatto che una fetta di persone non veda che le ostetriche potrebbero essere valide alleate per la salute delle donne, sradicando il concetto che la questa riguardi pure l'aborto, ammetto che mi spiace. Certo: ci sono psicologhe, giornalisti, volontari... tutte persone ottime e assolutamente preparate, ma che sono oramai abituate al fatto che i termini "Violenza Ostetrica" siano di pertinenza meramente pro-choice. Il che non è vero: o meglio, lo è se lo vogliamo far diventare. La realtà è ben altra.

Un dato di fatto, però, è un dato di fatto: la vita delle ostetriche pro-life che potrebbero fare la differenza, interessa poco o nulla. Per i più svariati motivi. Primo tra tutti che ciò che avviene durante la nascita di una creatura (travaglio, dolore, spinte, paura, spinte, dolore, parto, sollievo oppure dolore, paura, anestesia, taglio dell'addome, dolore, paura, sollievo) sembra non riguardare nessuno. Perchè? Perchè la visione della donna è parziale. 

Mi spiego. 

La donna è il mezzo. 

La donna è il mezzo per la generazione di figli, la donna è il mezzo per l'educazione dei figli, la donna è il mezzo per la soddisfazione sessuale, la donna è il mezzo attraverso cui giungere alla santità, la donna è il mezzo al quale ispirarsi, la donna è il mezzo attraverso cui passano le lotte per la vita, la donna è il mezzo per fare politica, la donna è il mezzo per implementare un tipo di salute (medicalizzato o meno)... In tutto questo la donna non è vista, non è considerata. 

Dov'è la donna?

A seconda del tipo di considerazione antropologica, la donna viene reputata in un dato modo. Nel mondo ipermedicalizzato la donna è fornitrice di ovociti e "forno gestazionale" (giungerà anche l'esigenza del latte materno, quindi la donna diverrà pure grossista di latte specie specifico); ma anche una cliente del grande mercato dei vaccini pediatrici (e non: si guardi tutto il mondo del vaccino HPV); ma anche una utilizzatrice di farmaci (pillola anticoncezionale, pillola del giorno dopo, pillola dei cinque giorni dopo, spirale, farmaci di ogni genere); ma anche mezzo potente per implementare la lotta pro-gender per giungere al transessualismo infantile; ma anche utile per lo sloganismo dirittista.

Non è quello che dobbiamo credere e diffondere: la donna va vista, guardata. La donna è femmina e questo dovrebbe essere il punto da cui partire. E se c'è una professione che dovrebbe tornare a prendere in considerazione questo dato fondamentale evitando di abusare della donna attraverso l'eccessiva medicalizzazione, è l'ostetrica. 

Riconoscendo l'immenso valore del benessere della donna come obiettivo primario, si estenderebbe questo dato certo anche alla parte maschile. Perchè un uomo cresciuto con una donna sana che si consoce, può solo trasmettere il rispetto e la preziosità della figura femminile come complementare a quella maschile. Questo superamento cultrale, gioverebbe ai bambini che vengono curati durante la loro gravidanza, che hanno tutto il diritto di poppare da mamma finché entrambi lo desiderano, che hanno bisogno di creare un attaccamento sicuro, che sono persone. 

E questo è pleoanstico che gioverebbe alla società.

L'"ostetricia cattolica" è la base, è la sola ostetricia possibile, perchè se dovessimo usufruire a piene mani del messaggio di Cristo, sapremmo che l'idea antropologica cristocentrica è quella che vede ognuno come colui che è creato sapendo anche il numero di capelli sul capo (Luca 12,7), ossia è visto.

Articolo in evidenza

Cosa manca alla cultura cattolica circa la Nascita (e le ostetriche)

Non prendiamoci in giro.  Quando io mossi i primi passi verso quella che all'inizio definivo "ostetricia cattolica" e che ora ...