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martedì 8 aprile 2025

Le ostetriche e la salute delle persone LGBTQ+. Ovvero c'è qualcuno più importante delle donne.


Personalmente quello che sceglie di fare una persona con il proprio corpo, non è affar mio. 

Diviene affar mio quando la mia professione, che amo profondamente e verso cui ho rispetto completo, pare aver smarrito la bussola. E non parlo delle mie colleghe che si spaccano la schiena nelle Sale Parto per rendere il più possibile rispettosa la propria assistenza alle partorienti, o quelle che lavorano quotidianamente nei consultori cercando di evitare che le giovani donne (spesso molto giovani) si concedano a maschietti diseducati. Sto parlando di quelle donne - centinaia - che cercano di dare il massimo in una professione di cura tra le più difficili e le meno remunerate, che ogni giorno vanno a lavorare incastrando la loro fatica con impegni familiari, stanchezza e desiderio di fare bene la loro professione. Il mio dubbio è ovviamente verso vertici istituzionali: la mia sofferenza sta nell'osservare quanto buona parte di questi siano lontani dall'effettiva concretezza della vita delle donne e delle urgenze del mondo femminile.

Infatti, basta guardarsi attorno e di urgenze riguardanti le donne (e di conseguenza le ostetriche) sono tantissime, nel nostro Paese.

Prima tra tutti la Denatalità, che è un dramma quotidiano che poggia il suo peso su alcuni aspetti molto profondi tra cui ricordiamo:

  • La medicalizzazione della pubertà attraverso la trans-ideologia woke che rovina generazioni di bambini e bambine redendoli senza identità, facilmente manipolabili e abusabili dal mainstream.
  • La farmacologizzazione dell'adolescenza e della gioventù attraverso la svendita senza controllo di anticoncezionali e di farmaci antinidatori che diminuiscono sia la salute globale delle donne, sia aumentano la possibilità che il maschilismo abusi della possibilità di possedere il corpo femminile.
  • La tecnorapina di parti del corpo della donna attraverso il prelievo di ovociti; la diffusione di pratiche di fecondazione extracorporea selvaggia; la pubblicizzazione online di mezzi illegali per il concepimento di figli come la gestazione per altri.
  • La diffusione di perversioni erotiche attraverso la divulgazione di pedopornografia e pornografia.
  • La promozione dell'interruzione volontaria di gravidanza* con ogni mezzo soprattutto durante l'età migliore per diventare madre.
  • L'apparente completa assenza dai tavoli politici per la promozione di soluzioni economiche e lavorative che promuovano l'autonomia lavorativa giovanile e la promozione della creazione di famiglie.
E ce ne sarebbero molte altre...

Diviene affar mio quando il nostro futuro, le creature che saranno concepite da questo momento in poi e quelle che stanno affrontando l'infanzia e la fanciullezza, vengono progettate per essere di conforto ai genitori, per realizzare un loro progetto di vita, per confermare la loro affettività e capacità di mettere al mondo, ossia anche di divenire genitori. 

Diviene affar mio quando di per certo la mia professione avrebbe bisogno di un bel bagno di politicamente scorretto. E non per le colleghe che di tutti i dettami woke se ne infischiano occupandosi di roba vera e reale ogni santo giorno, ma nelle sommità che da anni - se non da decenni - , paiono essersi concentrate su ben altro, allontanadosi sempre di più dalla donna e dalla salute della stessa. Basterebbe scrivere su un quaunque motore di ricerca 'violenza+ostetrica' e si scoprirebbero anfratti bui ove le donne subiscono veri e propri stupri in sala parto. Oppure basterebbe spulciare la percentuale di cesarei e parti resi complicati dalla medicalizzazione eccessiva. O ancora basterebbe studiare le percentuali di allattamento materno... Tutti problemi concreti che legano profondamente la figura OSTETRICA con ogni DONNA.

Pare infatti che, addirittura, le ostetriche abbiano iniziato ad accettare che la parola "DONNA", il termine più importante per noi, sia culturalmente devastabile, dizionariamente stiracchiabile, ammantabile di colori alrcobalenati. 

Eppure il mio meraviglioso Profilo Professionale inizia proprio così:
È individuata la figura dell’ostetrica/o con il seguente profilo: l’ostetrica/o è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale, assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici con propria responsabilità e presta assistenza al neonato.
L’ostetrica/o, per quanto di sua competenza, partecipa:
a) ad interventi di educazione sanitaria e sessuale sia nell’ambito della famiglia che nella comunità;
b) alla preparazione psicoprofilattica al parto;
c) alla preparazione e all’assistenza ad interventi ginecologici;
d) alla prevenzione e all’accertamento dei tumori della sfera genitale femminile;
e) ai programmi di assistenza materna e neonatale.

E se questo Profilo Professionale viene calpestato rendendo la donna una "PERSONA CON L'UTERO", il latte materno "LATTE UMANO", l'allattamento materno "ALLATTAMENTO AL PETTO"  e la concentrazione si dirige verso la possibilità che tutta l'attenzione che dovrebbero ricevere le donne sia occupata da persone che fanno parte della comunità GBTQ+, significa che le persone che non sono donne abbiano un valore maggiore rispetto alle donne stesse. 

Significa che la salute delle DONNE - che non gode di attenzione vera e concreta dato l'aumentare esponenziale di medicalizzazione, come ho spiegato poc'anzi - non ""vende"" più ma è stata sostituita da corsi dove i soggetti sono definiti vittime di «un’invisibilità statistica, probabilmente per effetto di un contesto culturale ancora largamente affetto da pregiudizio», e che quindi sia necessario che le ostetriche si attivino per prendersi cura di «donne trans* sottoposte all’intervento di vulvo-vaginoplastica, uomini trans* non operati, persone non binarie con vagina» perchè le cure ostetriche siano «emancipatorie e strumento di empowerment». 
Sì perchè usare l'acronimo LGBTQ+ è un inganno: le donne con tendenze omosessuali (ossia la 'L'), infatti, sono DONNE, e come tali vengono prese in carico similmente a tutte le altre donne. 
La parola Bisex (la B dell'acronimo) è una condizione di atteggiamento relativo alla scelta sessuale che non va ad inficiare il diritto alle cure.
Per l'appunto la G (di gay, ossia di uomini omosessuali) può aver ben poco bisogno delle cure delle ostetriche, dato che si tratta di 'persone con la prostata' e che di solito si rivolgono ad andrologi e urologi. Magari ci sono ostetriche "libertarie e femministe" (come si identificò una mia collega con me) cha aiutano concretamente gli uomini che si procurano neonati con l'utero in affitto, a gestire poppate e tutto il resto (gli uomini sono sempre uomini: di fronte ai bambini piccoli rimangono padri come tutti quegli altri). 
Poi c'è la T, quella che davvero ha tutti i diritti di fronte agli altri. Quella che non si può mettere in discussione. Quella che attualmente riceve onori perchè considerata fondamentale ben più delle donne. Non è un caso che le cosiddette Trans-Femministe, infatti, siano anche favorevoli alla prostituzione, che non è propriamente una professione salutare per le donne. Le donne non-binarie-con-vagina e gli uomini trans* disprezzano la femminilità: perchè allora agognano la maternità? Perchè sostenere l'abuso dei bambini che hanno diritto per lo meno a una figura femminile e materna che apprezzi l'essere tale? 

Cosa sta accadendo, quindi, alla mia amata professione? Le donne stanno perdendo campo. Le donne stanno arretrando nell'attenzione. La cosiddetta parità, che era doverosa e assolutamente necessaria nel caso dei diritti, ha reso la femminilità un'opinione fluida e priva di contorni, depauperandola di quei diritti che con fatica le donne si erano conquistate. E perdendo attenzione le DONNE la perdono le MADRI che infatti possono subire pressioni culturali tanto da essere tecnorapinate di gameti e usate come uteri (abuso sostenuto e di cui approfittano anche donne stesse, a dimostrazione di come il mondo femminile non sia più un unicum). 

La Professione Ostetrica tornerà mai a essere strumento di Salute per la Metà Femminile del Cielo?

Nell'attesa io continuerò ad amare l'Ostetricia e continuerò a promuovere la Salutogenesi femminile.

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*Seguendo il trend attuale, giungeremo a Nascite Zero nel 2060: questo significa che tra 35 anni NON esisteranno più le Ostetriche. O meglio, magari esisteranno ma si dedicheranno a persone non-donne. 

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