Oggi il manifesto dell'Associazione Pro Vita ha suscitato scandalo: perchè?
Perché dice la verità: l'essere umano c'è già a 11 settimane, come c'è a 10 e a 12. Qualsiasi sanitario dovrebbe rendersi conto di questa verità. Non è ideologia o semplice opinione: sono biologia, embriologia e fisiologia.
Il feto dipende in tutto e per tutto dalla madre che lo rimane anche se il feto muore (a qualsiasi settimana di gestazione), se il neonato (tra feto e neonato c'è differente solo il luogo dove si trovano: fuori o dentro l'utero, cosa che si tende a scordare) viene dato in adozione, e se viene soppresso. Quest'ulima realtà, la conosciamo leggendo le testimonianze di quei genitori che hanno dovuto affrontare la morte delle loro creatureva causa di patologie "incompatibili con la vita" (la vita da neonati, quindi quella al di là dell'utero): non le testimonianze, però, di quei genitori che hanno deciso di attendere che la loro creatura si spegnesse da sola durante la gravidanza o subito dopo la nascita, ma quelle dei genitori (si autodefiniscono così, quindi lo sanno bene di esserlo) che hanno lottato per avere un figlio cercando lo per anni e ricorrendo anche alla procreazione assistita, ma che poi hanno deciso di seguire il consiglio dei medici che hanno suggerito loro di sopprimere il feto affetto da patologie. La sofferenza che le due tipologie di persone, quelle che attendono la morte del feto spontaneamente e quelle che scelgono che sia provocata, è mostruosa e desta compassione: la personale riflessione sta nnelelpercepire differente il fatto che i genitori "costretti" all'"aborto terapeutico" raccontano di enormi tristezza e delusione dalla vita stessa, mentre quelli che non si lasciano convincere ma optano per l'attesa siano tristi e sofferenti, ma sereni.
Una nota a margine: le parole "patologia incompatibile con la vita" è errata: quando vengono diagnosticate, infatti, queste patologie sono a carico di persone vive, vivissime, con tanto di cuore pulsante. Quindi la vita della quale parlano i medici quando definiscono la patologia incompatibile con essa, è quella fuori dall'utero: è quella più importante per gli altri, ma non per il feto che, se pur malato e incapace di comunicare, vivo lo è davvero. Purtroppo però il feto pare che non abbia il diritto di dire la sua sulla propria vita: con la Legge, gli è stato tolto. Guai quindi al feto non accettato o a quello malato: chi dovrebbe proteggerlo lo preferisce eliminare.
Chi tuttavia sceglie di eliminare il proprio bambino, genitore lo rimane per sempre. Ne parlai già qui: non è che la genitorialità dipende dalla volontà di esserlo da parte di chi la esercita. Se generi un embrione tramite un concepimento, genitore lo sei. E lo sarai per sempre.
È questo quello che stona alle orecchie di chi oggi si è stracciato le vesti per far rimuovere il manifesto dell'embrione di 11 settimane: fa male alle donne che hanno scelto di abortire, perché la realtà è che molte di loro sanno che hanno sbagliato, che si sono fatte abbindolare da medici od ostetriche o, ancor peggio, da psicologi. Sanno che, se ammettessero di essere madri di bambini fatti uccidere da una loro scelta (spesso non consapevole del tutto), vorrebbero morire. Ma non possono per il semplice fatto che hanno una vita, degli affetti, altri figli: per cui è più semplice dire che quel manifesto è brutto e cattivo (non lede alcun diritto, dato che tutti sanno, oramai, com'è un embrione a 11 settimane), piuttosto che guardarsi allo specchio e affermare la propria colpa. Colpa che poi, invero, è parziale.
Colpevoli sono gli operatori che non informano (il consenso informato è un documento ancora piuttosto minimale, in caso di aborto volontario), che diffondono informazioni parziali o viziate nel modo e nella forma ( si pensi a quelle associazioni che tramite i loro siti internet dicono dove trovare medici non obiettori, ma non dicono di riflettete bene prima), che diffondono false notizie su morti di donne gravide che ipoteticamente se fatte abortire avrebbero vissuto, che spacciano la libertà della Donna di farsi del male spinta da una crisi personale che crede che abortire sia risolutivo, ma che poi non hanno idea di quante Donne cadono in depressione anche anni dopo. È la mentalità del credere che esercitare un diritto sussista senza assumersi il dovere ad esso connesso. Inoltre le Donne che hanno il diritto di abortire, hanno poi anche il diritto di sapere che potranno soffrirne moltissimo. Quindi il fantomatico leso diritto di libertà delle Donne, è parziale: tutti coloro che lo hanno urlato oggi, dovrebbero essere accusati di falso in atto pubblico perchè sono i medesimi che non avvertono con dovizia di particolari la Donna del fatto che potrebbe pentirsi amaramente di aver abortito.
Affermato tutto questo è rimanendo dalla parte di Pro Vita, concludo riportando il disegno che la figlia novenne ha compiuto oggi: sotto un arco fiorito ci siamo io e suo padre che ci sposiamo. La scritta è molto chiara: