Quelle delle immagini qui sopra, sono le
meravigliose giovani donne che, pensando di sposare una causa femminista,
imitano vocalmente orgasmi, inneggiano a rapporti anali, agognano promiscuità
erotica, bramano l'uso di vibratori e vivono la loro vita cercando la
soddisfazione clitoridea. Inoltre, fatto non da poco conto, usufruendo della scusa secondo la quale sul pianeta
Terra siamo troppi, inneggiano all'aborto e rifiutano, spesso a priori,
matrimonio e maternità.
Costoro, che si
autodefiniscono femministe, ma che talvolta sono pure a favore dell'obbrobriosa
pratica dell'utero in affitto (la vera femminista è contro ogni vendita
e acquisto di gameti e cotro ogni sfruttamento del corpo della donna) e a
favore della legalizzazione della prostituzione (la vera femminista è contro la mercificazione
del corpo della donna per il mero godimento maschile), hanno sposato la causa
abortista dimenticando il fatto che le femministe vere, quelle che hanno combattuto per
l'approvazione della 194, sono a tutt'oggi dell'opinione che nella lotta si
partiva «dal principio fondamentale di libertà femminile: una donna non può
essere obbligata a diventare madre, la maternità inizia con un sì. Ma [...]
l’aborto non è un diritto. Un diritto ha sempre un contenuto positivo. L’aborto
invece è un rifiuto, un ripiego, una necessità. La donna che non vuole
diventare madre subisce un intervento violento sul suo corpo per estirpare
questo inizio di vita. [...] se si fa dell’aborto un diritto, si autorizza
l’irresponsabilità degli uomini» e ricordano molto bene il fatto che diversi
gruppi femministi firmarono un documento nel quale scrivevano «non vogliamo più
abortire: vogliamo "la possibilità di riacquisire positivamente
l’esperienza della maternità come una possibilità alternativa ai ritmi attuali
di pratica dell’aborto" e proponevano al movimento femminista di elaborare
un progetto politico per "eliminare passo passo lo stato presente di
alienazione della sessualità e della maternità"». Insomma: le femministe
vere non sono quelle delle manifestazioni nelle quali la libertà della donna invade pesantemente
la vita del nascituro, né quelle che manifestano sguaiatamente a favore di
un non meglio motivato godimento fisico anche solitario (sulla masturbazione mi
limito a sottolineare quanto possa essere una manifestazione del cosiddetto sex addiction), né quelle che - magari
non avendolo neppure provato sulla loro pelle - parlano dell'infinito dramma
delle donne rimaste incinte dopo uno stupro, non sapendo che tante donne
trovano conforto, nel loro incubo, proprio nel dare vita al bambino.
Le femministe
vere, quelle dei diritti sociali delle donne (voto, parità salariale ecc),
altrimenti detta "emancipazione femminile", avevano così forte la
fissazione verso l'erotismo?
Erano realmente fissate col clitoride come le seguenti?
Un po' di storia,
dunque. Alice Paul, Susan Brownell Antony, Elisabeth Cady Stanton sono state solo
alcune delle femministe più forti della storia del voto alle donne. So già cosa
mi si potrebbe rispondere: che forse nell'800 era così, ma poi, la vera
rivoluzione sessantottina è stata differente. Che probabilmente queste povere
pie donne, manco se la godevano, la vita. Che poi sono i commenti e i messaggi
che mi giungono anche da parte di colleghe ostetriche dedite all'uso di
vibratori o alla cultura del rapporto anale: essendo io cattolica (argh!),
mamma di famiglia numerosa (grrr!) e ostetrica a favore dei metodi naturali di
regolazione della fertilità (ah! ah! ah!), sono sicuramente frigida e
imbarazzata riguardo al sesso. Come se da una parte ci fosse chi è come me - o
un modello che mi assomiglia - con i miei amici maschilisti e patriarcali, e
dall'altra parte del tappeto tutte quelle beghine vestite di rosso con cappelli
bianchi che inneggiano alla cultura femminista ululando che loro sì, che vogliono
la donna libera. Evidentemente costoro dimenticano posizioni come quelle della
sessuologa atea Thérèse Hargot, per la quale la sessualità
è ben altro, rispetto alla cultura che qualcuno ha giustamente definito
"orgasmolatrica".
In effetti
potrebbe davvero sembrare che le cose stiano così, ma come per quando si crede
di offendere qualcuno addossandogli la caratteristica di "medioevale"
non conoscendo la storia e la cultura di quell'epoca, molte delle
orgasmolatriche beghine, non sa di essere stata una pedina piuttosto mal
gestita di un movimento femminista che di femminile non ha nulla: la
rivoluzione sessuale. Per conoscere la vera storia di questo movimento, quello
femminista, è necessario visionare, nello specifico, un filmato:
L’attivista Lila Rose, in un’intervista a Sue
Ellen Browder, inizia a raccontare il fatto che negli anni ’60 e ’70
l’ingiustizia verso la donna era a livelli altissimi. La donna gravida era
licenziabile, molestabile sui luoghi di lavoro, non aveva accesso ad alcune
professioni e ad alcune discipline universitarie. Quando uscì il libro di Betty
Friedan La mistica della femminilità, ebbe
un grande successo poiché tante donne dipendevano realmente da una cultura
maschilista. La Browder iniziò a lavorare come giornalista per Cosmopolitan,
rivista che diffondeva il concetto che la donna debba poter fare sesso senza
avere figli e che solo il lavoro la rende libera (filosofia di pensiero della
giornalista Elen Gurley Brown che rese Cosmopolitan una rivista “pro-sesso”,
una sorta di Playboy al femminile): i figli, in sostanza, sono una seccatura che
va evitata grazie agli anticoncezionali e all’aborto. Quindi questa mentalità
non poteva dirsi in difesa dei diritti della donna e della famiglia poiché le
donne delle quali parlava non avevano figli: in sostanza era una mentalità
maschile “in gonnella”. I bambini e le mamme, sono, per la Brown, un ingombro
verso il lavoro femminile (e verso il mercato, il marketing), mentre l’aborto è
un mezzo per liberarsi la strada. Infatti Cosmopolitan non riportava storie di
madri, di bambini o di gravidanze, ma solo storie di sesso e donne. Una visione
– affermano la Rose e la Browder – molto maschilista.
La Friedan,
infatti, pensava a Cosmopolitan come qualcosa che non c’entrasse molto con la
vera donna: stava trasformando le donne in oggetti sessuali, stava negando alle
donne la loro personalità. Combattere perché la donna abbia le medesime
opportunità dell’uomo, non c’entrava nulla con la rivoluzione sessuale (tanto
che la Friedan medesima chiese di boicottare la rivista). La Browder continua
dicendo che Alice Paul – colei che tra le prime si batté per il diritto di voto
alle donne – era quacchera, Susan Brownell Antony, Elisabeth Cady Stanton,
erano molto pro-vita e pro-famiglia. La stessa Friedan era pro-famiglia: diceva
che le donne hanno bisogno di lavorare conciliando questo con il bisogno di
essere madri. Certo, la Friedan – molto materialista – era convinta che la
donna, una volta che si fosse trovata a lavorare fuori casa, sarebbe stata
bene: tuttavia la storia ci dice che non è andata così. Allora la Browder si
chiede il motivo per il quale i due movimenti, così ontologicamente differenti,
possono essersi dopo uniti.
Ella si chiede
perché ci siano giovani donne che pensano che la libertà coincida con il
credere di esserlo se frequentano l’università, fanno carriera e sono sessualmente
più libere. La Friedan, dopotutto, non parlava – nelle sue pubblicazioni – di
aborto o di contraccezione. La Rose si chiede allora il motivo per il quale la
rivoluzione sessuale di Playboy e Cosmopolitan abbia avuto la meglio sul
movimento femminista di Betty Friedan (tra l’altro la Friedan divenne
presidente di uno dei movimenti di liberazione femminista, che chiedeva il
diritto all’aborto). La risposta sta nell’impatto che esercitarono Larry Lader
(autore del testo propagandistico: Aborto: il primo rapporto autorevole
e documentato sulle leggi e le pratiche che regolano l’aborto negli Stati Uniti
e in tutto il mondo, e come per il bene delle donne ovunque, possono e devono
essere riformate) e Bernard Nathanson, due uomini di classe agiata, che
volevano legalizzare l’aborto e renderlo accessibile alla massa degli
americani. Il loro scopo era il controllo demografico e lo sconvolgimento della
morale sessuale corrente (il primo fu anche amico e biografo di Margaret
Sanger, fondatrice di Planned Parenthood, la rete di cliniche abortiste più
famosa degli Stati Uniti). Ma fu solo quando Alan Guttmacher (un convinto
eugeneticista) ne divenne presidente, che Planned Parenthood cominciò a
invocare il diritto di aborto per tutti.
Per essere
convincente sul fronte maschile del Congresso e far approvare la legge
sull’aborto, Lader spiegò che, essendoci la pillola e poi, casomai non funzionasse,
l’aborto, la donna impiegata che rimanesse gravida, avrebbe avuto una
scappatoia per tenersi il posto di lavoro. Fino a quel momento l’aborto era
praticato soprattutto presso le classi di razza bianca e di ceto
medio-superiore: Lader spinse per coinvolgervi le femministe, ben sapendo che
esse sarebbero state in grado di promuoverlo meglio di lui, se solo se ne
fossero "appropriate": nulla di meglio, per un’iniziativa maschile,
che essere promossa dalle femministe come un diritto della donna: così, il 18
novembre 1967, cento persone votarono per inserire l’aborto nella Carta dei
Diritti delle donne: in realtà, racconta la Browder, furono diverse le donne
che lasciarono l’organizzazione dell’associazione a causa del fatto che si
volesse far passare come un diritto quello di abortire. Fu a quel punto che le
femministe “pro-vita” si separarono dalle femministe “pro-aborto”. Da quel
momento ogni donna “pro-vita” fu cacciata dal Movimento Femminista. In
sostanza, cinquantasette persone decisero, per tutte le donne statunitensi, che
alle donne interessava il diritto di abortire. La Friedan si arrogò il diritto di
parlare per tutte le donne statunitensi e il Washington Post uscì con un
articolo nel quale si riportava che, finalmente, era nata la Rivoluzione
Sessuale del 20° secolo: ecco quando la rivoluzione sessuale si è unita con
quella dei diritti della donna. Betty Friedan, purtroppo, pur di far passare la
Carta dei Diritti della Donna e rimanere “sulla breccia” approvò l’aborto tra i
vari diritti, ma fu solo utilitarismo. E Lader è stato colui che ha influenzato
sia il movimento di emancipazione della Friedan, sia la causa Roe vs Wade (che
sancì il diritto della donna all’aborto per il primo semestre di gravidanza
“per qualunque motivo” e per il terzo trimestre, solo per ragioni di salute:
Norma Covey – la Roe della sentenza – si pentì di essere stata la causa di
milioni di aborti nel 1994 e lo scrisse nel libro “Vinta dall’amore” del ’98,
nel quale denunciava l’essere stata strumentalizzata per far passare l’aborto
in qualsiasi momento della gravidanza e affermava coraggiosamente di essere divenuta
pro-vita: Aborto e menzogna: da Norma McCorvey
(Jane Roe) a Seveso, di Manuela Antonacci, Notizie Pro-Vita del
29/09/2018). Nathanson racconta che Lader gli disse che era necessario
convincere Friedan e il suo movimento femminista dell’importanza dell’aborto, e
per convincerla falsarono in enorme misura i dati statistici: così testimonia
lo stesso Nathanson (“Aborting America”, Garden City, 1979, p.193) che
anni dopo divenne uno strenuo oppositore dell’aborto. Sostanzialmente mentivano
sapendo di farlo, e Nathanson lo ammise chiaramente. Un altro uomo a favore
della libertà sessuale e della diffusione dell'aborto fu Alfred Kinsey*,
sessuologo e biologo, che inventò moltissimi dati e argomentazioni
"campate in aria". La Browder fu proprio a causa del fatto che Kinsey
era citato "positivamente" e ben sapendo l'abominio dei propri studi
e delle proprie azioni, che riuscì ad aprire il "vaso di Pandora"
delle femministe abortiste. Il popolo americano - la Browder ne è
convinta è stato ingannato dal fatto che tutta la "grande
macchina" della rivoluzione sessuale fu accolta sfruttando il movimento
femminista, dando per scontato il fatto che, se le femministe erano convnte che
questa serie di idee erano corrette, lo dovessero essere per forza per tutte le
donne.
La Rose sottolinea
il fatto che il testo di Lader Abortion, fu più volte citato durante la
discussione della Corte Suprema durante la causa Roe vs Vade e che in questo
libro, mai, in nessun modo, si parla di "bambino",
"embrione", "feto", né, men che meno, di "diritti del
nascituro", ma tutto si focalizza sul diritto di abortire. La Browder è
convinta che Lader fosse realmente fissato sull'aborto e sulla necessità di far
passare la rivoluzione sessuale anche come diritto all'aborto, trasformando
l'intera morale sessuale. La sua opinione era che se si fosse approvato
l'aborto, sarebbe crollata la morale sessuale che, di fatto, era solo un'intera
ipocrisia, a suo parere. In realtà, sostenuto dall'opinione di Kinsey, la
società era molto lussuriosa e si mascherava dietro a una finta morale. Non
dimentichiamo che Kinsey era anche dell'opinione che c'erano troppi bambini poveri,
nel mondo, e che l'aborto è una liberazione per tutte quelle donne che si
trovano ad affrontare una gravidanza nella povertà familiare e sociale (si
leggano le opinioni che si oppongono al
neo-malthusianesimo), affermando che la Chiesa Cattolica è il male del
mondo e che i liberali avrebbero dovuto allearsi al movimento pro-aborto contro
la Chiesa Cattolica.
Tuttavia si convinse
a informarsi sull'argomento, leggendo quello che il Catechismo afferma in
proposito: ammette il fatto che si stupì leggendo quanto amore la Chiesa
riserva alla donna che ha abortito e quanta importanza ha il perdono ch'ella
cercava per se stessa.
La Rose, chiedendo
alla Browder il materiale sul quale ha trovato molta di questa documentazione,
cita il libro Despelling the Myths of Abortion, dove chiaramente si
afferma quanto sia pesata la forza maschile sulla possibilità di rendere
accettabile l'aborto da parte del movimento femminista e, quindi, sulla singola
donna. Si afferma anche quanto sia stato coercitivo l'atteggiamento da parte
degli uomini e quanto, parimenti, sia coercitivo quello delle reti femministe.
Coercizione, nei confronti della donna, che c'è tutt'ora, denuncia la Browder.
Il testo di Lader fu citato ben sette volte, nella sentenza Roe vs Wade e la
causa di questo non è da ricercarsi nell'anziano giudice della Corte Suprema
che studiò a lungo il caso (Harry Blackmun), ma in un giovane liberale di 28
anni, dipendente dell'ufficio del giudice, che s'impossessò del testo di Lader
e lo fece suo. Infatti il giudice Blackmun non era convinto che l'aborto fosse
il reale diritto della donna, non tanto per via dei diritti del nascituro, ma
proprio in quanto la donna autenticamente e ontologicamente non vada verso
l'aborto. Tuttavia nel 1973 la Roe vs Wade diviene Legge. La stessa Browder si
trovò ad accettare di abortire per non rischiare il licenziamento, e lo fece a
causa del fatto che fosse stata approvata la Roe vs Wade: ci vollero decenni
perchè si rendesse conto di ciò che aveva fatto e di essere stata solo una
pedina in mano alla mentalità abortista. Solo dopo anni comprese di aver ucciso
il proprio figlio: allora, quando lo fece, le sembrò di aver risolto un
problema, di avere solo appianato una strada e risolto il problema (percezione
che hanno moltissime donne, ndr). La Browder sa che per molte donne è così, e
per molte di queste, si tratterà di affrontare le conseguenze della propria misera
scelta. Per anni la Browder ha sofferto per aver compreso il peso del gesto
compiuto in tutta consapevolezza, poi ha cominciato a sentirsi meglio quando ha
trovato la sua Fede. Lei suggerisce a tante donne che hanno abortito, di
sentirsi accolte da Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione, e di
combattere questa guerra contro la vita. Lei - racconta - era convinta che la
Chiesa Cattolica fosse patriarcale e che il suo essere femminista cozzasse con
ciò che afferma la Chiesa Cattolica (sappiamo invece che San Giovanni Paolo II
esprime nell’enciclica Evangelium Vitæ par. n°99, afferma: «Nella svolta
culturale a favore della vita le donne hanno uno spazio di pensiero e di
azione singolare e forse determinante: tocca a loro di farsi promotrici di un
“nuovo femminismo” che, senza cadere
nella tentazione di rincorrere modelli “maschilisti”, sappia riconoscere ed
esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza
civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di
violenza e di sfruttamento», ndr).
La rivoluzione sessuale,
continua la Browder, non ha reso le donne libere: ha distrutto matrimoni,
separato il sesso dal matrimonio, separato il sesso dall'amore, separato gli
uomini dalle donne. Da quella famosa notte durante la quale cinquantasette
persone decisero che l'aborto era un diritto improrogabile per tutte le donne
d'America, e durante la quale un gruppo di femministe uscì per sempre dal
Movimento per i Diritti della Donna, successe che Betty Boyer, avvocato femminista,
diede vita al Women's Equity Action League che raggruppò oltre diecimila
persone e fece un ottimo lavoro, nonostante tutt'oggi pochi conoscano Boyer e
il WEAL: contribuirono ad aprire le università alle donne, fecero liberare le
donne dalla percezione di aver bisogno degli uomini per risolvere i loro
problemi, contribuirono a far entrare le donne nei progetti sportivi, e
combatterono per le cose delle quali le donne avevano bisogno ottenendo il
Pregancy Discrimination Act del 1978 che rendeva illegale il licenziamento
delle donne gravide e ottenendo anche che le Banche concedessero credito a nome
della donna anche se questi è sposata: insomma, le femministe pro-vita del WEAL
combatterono dietro le quinte e nei tribunali. Ma allora perchè - si chiede la
Rose - le femministe pro-aborto si sono prese il merito di quello che avevano
portato avanti le femministe pro-vita? Purtroppo fu per mancanza di pubblicità:
Betty Boyer stessa non volle mai accentrarsi il lavoro che, con fatica e
sacrificio, stava compiendo per le donne, anche perchè non desiderava mettere a
rischio il lavoro di tutte le volontarie del WEAL. Quando le femministe
liberali, senza imbarazzo alcuno, si addossavano i meriti del lavoro del WEAL,
la Boyer diceva semplicemente di lasciarle fare e che a lei importava poco il
riconoscimento pubblico. Purtroppo solo attualmente ci si chiede il motivo per
il quale le femministe pro-life si privarono di quei successi.
Betty Friedan, nel
suo The Second Stage, espresse chiaramente il suo essere una donna a
favore della famiglia e che a suo parere il diritto all'aborto era stato fin
troppo enfatizzato. Nel 2000 la Friedan scrisse: «Ideologicamente non sono mai
stata favorevole all'aborto. La maternità è un valore quanto non lo è l'aborto.
Ho sempre creduto che le donne hanno diritto alla maternità (sul posto di
lavoro, ndr): per me la scelta non è mai stata quella dell'aborto, ma quella di
scegliere di essere madre: questo è tanto un diritto, quanto qualsiasi diritto scritto
nella Costituzione».
La Rose trova
molto importante il fatto che le donne conoscano quando sono fertili durante il
ciclo uterino, per poter scegliere quando diventare madri. Infatti Lader non ha
mai parlato di donne che capiscono cosa accade ai loro corpi e che sono
consapevoli della loro fertilità. La sua mentalità riguardava il fatto che fare
sesso equivale ad avere una gravidanza e quindi che la donna deve avere accesso
all'aborto. Non gli intressava capire qualcosa sulla sessualità delle donne, sulla
loro fertilità. E infatti, sottolinea la Browder, le donne adesso credono di
essere libere se assumono farmaci per la loro fertilità, mentre stanno perdendo
la loro vera "carica" (altrimenti definito "empowerment",
ndr), il loro essere donne, la loro sessualità. Purtroppo la Friedan in La
mistica della Femminilità, si rese poi conto di aver ridotto il discorso
femminile solo a una logica economica e al potenziale accademico, ma d'altronde
era quello che voleva nel 1963. Purtroppo il suo presupposto era del tutto
personale: desiderava tornare al lavoro dopo aver avuto tre figli e, per farlo,
generalizzò la propria necessità a tutte le donne.
Per fare questo,
tuttavia, ridusse la donna a un gioco sessuale per l'uomo e a una
"giocatrice" in economia, come se l'obiettivo della donna fosse fare
soldi, come se la donna avesse solo un ruolo politico. Quindi la donna è stata
ridotta a una pedina economica, quanto, anticamente, fu ridotta a semplice
casalinga: ma la donna non deve essere ridotta - afferma la Browder - a nessun
ruolo. La donna deve essere rispettata nella sua personalità e anche a
tutt'oggi stiamo combattendo sul fronte "riduzionista" delle donne.
La donna è ridotta a oggetto sessuale o è ridotta solo a fare la madre: queste
sono le due sole soluzioni proposte da chi crede di avere capito tutto del
mondo femminile. Ma non è così!! Purtoppo la donna non è trattata come una
persona, non è trattata come chiunque desideri prendere in mano la sua vita: le
sono stati "venduti dei prodotti". Betty combatté perche alle donne
era venduto il prodotto "casalinga", oggi come oggi stiamo ocmbattendo
perchè alla donna è venduto il prodotto "sessualmente attiva". Si
tratta sempre di vedere la donna come qualcuno da convincere ad acquistare dei
prodotti preconfezonati per lei, e non a vedere la donna come persona che vuole
vivere la sua vita, prendere le sue decisioni. Ovunque ti giri ci sono persone
che dicono «Cosa vendiamo al consumatore chiamato donna?».
No! Questa non è
la soluzione!
Dopo 60 milioni di
aborti, dopo la rivoluzione sessuale e la violenza contro la donna, cosa è
possibile fare per le donne, adesso che c'è interesse verso questo? La Browder
è convinta che è adesso il momento che le giovani donne comprendano che il
movimento pro-vita è il vero femminismo del 21° secolo. Sa che la sua
generazione ha fatto cose buone (si pensi al fatto che la donna non può più
essere licenziata perchè è incinta), ma ha compiuto molti errori, tra i quali
c'è anche l'aver unito il movimento di emancipazione a quello della rivoluzione
sessuale. Dobbiamo comprendere che la vera libertà della donna è quella di
amare essendo legata e connessa all'altro (si pensi a tutti i moderni studi di
Kerstin Uvnäs Moberg sull'ormone ossitocina, che viene chiamato "l'ormone
della connessione", ndr) e non quella che la vede come mero oggetto
sessuale. La rivoluzione sessuale non rispetta la donna nella sua interezza, ma
la riduce a qualcosa che è sfruttabile sessualmente e basta. La donna è
bellissima quando è connessa all'altro, legata dall'amore (si pensi
all'opinione che Jo Croissant sulla bellezza della femminilità, ndr): mentre
per la "prima" Betty Friedan la donna era sottomessa da quell'amore,
la "seconda" Betty Friedan si rende conto che è quell'amore che,
invece, la realizza veramente, la fa essere pari all'uomo per dignità ma non
ontologicamente uguale.
Il movimento delle
femministe pro-vita è l'unico movimento per la vera parità tra uomo e donna:
non dimentichiamoci che l'emancipazione delle suffragette è nata come pro-vita.
Anche Betty Friedan era pro-famiglia, all'inizio (e poi alla fine, come
abbiamovisto, ndr), il WEAL era pro-vita. Il movimento pro-vita è quello delle
donne autentiche, quello che combatte per la vera realizzazione della donna:
ella non deve dividersi tra l'essere casalinga e l'essere lavoratrice, lei deve
poter essere supportata da suo marito. Marito che deve educare i bambini
assieme alla donna (il marito della Browder, infatti, ha scritto assieme a lei
il best-seller 101 Secrets a Good Dad Knows) e che è, molto
semplicemente, differente nel suo essere uomo, ma uguale alla donna in doveri e
diritti. Ecco perchè gli uomini stanno affiancando le donne in questo movimento
femminista pro-vita, che vincerà ("vinceremo", afferma la Browder,
ndr). L'idea è che non abbiamo bisogno di scegliere tra l'essere madri o
lavoratrici, che possiamo trovare modi per integrarci nella società in modo
tale che questa sia pro-famiglia, ma anche pro-donne, pro-uomini e pro-bambini.
Lo stanno tentando di fare in molti, si sta cercando d'implementarlo ovunque e
ognuno a proprio modo: chi lavora a casa, chi studia da casa corsi on-line: ci
sono molti modi per integrare il lavoro di donna-madre e moglie. Le donne ne
sono capaci poiché sono intelligenti. E gli uomini sono intelligenti. E insieme,
donne e uomini, stanno promuovendo questa cosa.
Concludendo la
Browder afferma e si augura che le donne di questa generazione (generation Z)
comprendano che l'essere generazione pro-vita rappresenti il movimento
femminista del 21° secolo. Adesso le donne possono fare l'avvocato, il medico e
intraprendere ogni professione: bisogna sbarazzarsi della rivoluzione sessuale
che è stata inserita con l'inganno nel movimento femminista, bisogna combattere
per la dignità della donna e il rispetto di tutti gli aspetti della sua vita.
Questo e molto
altro è leggibile nel libro di Sue ellen Browder Subverted: How I Helped the
Sexual Revolution Hijack the Women's Movement.
Breve riassunto in punti essenziali:
1) Le vere
femministe sono pro-vita: qui il sito di Lila Rose e del movimento Life
Action, delle Feminist For-Life, quello di Abby
Johnson, attivista e quello delle donne che sostengono le donne che sono
rimaste incinte dopo uno stupro, Choice 42.
2) Le donne che,
ingannate dal movimento maschilista e misogino, si sono fatte truffare rispetto
al fatto di pensare di essere libere sessualmente, sono state indotte a credere
che la parità tra donne e uomini significasse che le femmine dovessero essere
uguali ai maschi (più gretti e umanamente deplorevoli). In questo enorme
raggiro, parte della colpa ce l'hanno le donne medesime che si sono fatte
strumento di coercizione nei confronti del movimento per i diritti della donna
a essere madre e lavoratrice, promuovendo non solo l'aborto, ma anche la
diffusione di messaggi che inducono le donne a pensare che:
- se
rimangono incinte di uno stupro, la loro sofferenza sarà inferiore se
abortiscono;
- se
rimangono incinte nel momento errato della loro vita, abortire non avrà
conseguenze fisiche né mentali;
- se perdono un
bambino durante la gravidanza, solo se quel bambino era desiderato allora
soffriranno, mentre se non lo era, la perdita non lascerà traccia alcuna;
- la
depressione post-aborto è un'invenzione per far sentire le donne in
colpa;
- le donne soffrono
di più se mettono al mondo bambini in condizioni di violenza domenstica o
povertà, rispetto al fatto che se avessero abortito (soffrono se non possono
abortire);
- le donne possono
essere eroticamente disinibite parimenti agli uomini e hanno il diritto di
accoppiarsi promiscuamente senza avere conseguenze fisiche negative (graidanza
indesiderata o malattie sessualmente trasmissibili).
3) Il movimento di
liberazione sessuale ha portato la donna lontano dalla sua femminilità,
privandola di quanto più fisiologicamente le appartiene: le capacità di
accoglimento, di cura, di connessione con l'altro, di empatia.
4) Sono tutti
uomini quelli che sono interessati al fatto che la donna abortisca: l'aborto è
un servizio reso all'uomo, parimenti la mentalità anticoncezionale. La donna
che è a favore dell'aborto, rende un grandissimo favore all'irresponsabilità
maschile verso la donna e alla deresponsabilizzazione della mascolinità a livello
sociale.
5) Le Leggi per
promuovere l'aborto sono state approvate con l'inganno e solo grazie al lavoro
di uomini spietati ai quali la salute delle donne non è mai interessata.
6) Il femminismo
pro-vita è e rimane l'unico femminismo del 21° secolo che può emancipare la
donna dall'essere ritenuta oggetto sessuale.
7) Conoscere come
funziona il proprio ciclo uterino è il massimo dell'emancipazione femminile
poichè toglie la donna dalla schiavitù verso la mentalità anticoncezionale.
8) La verità sui
fatti occorsi negli anni '60 sta venendo a galla grazie al coraggio di donne
che hanno abortito, ingannate, e da uomini che hanno procurato aborti pensando
di fare il bene delle donne. A loro va dato il tributo del coraggio.
9) Ogni donna che,
mascherando il proprio gesto per sostegno alla donna, promuove l'aborto, è
serva del potere maschilista, misogino e patriarcale che crede di combattere.
10) La Chiesa
Cattolica promuove l'accoglienza della donna che si sente male nei confronti
del proprio aborto facendo sì che comprenda il proprio errore e lo consegni a
Dio che la perdonerà. Nessuna donna è cacciata dalla Chiesa perché ha abortito,
ma è amata perchè ha capito di aver commesso un gesto grave anche contro se
stessa.
*Su Alfred Kinsey leggiamo: «Ricordiamo solo che la
formula di Kinsey può essere così riassunta: “pedofilia sì, ma con
delicatezza”, e – cito la bella analisi di Gianluca Marletta – “addirittura,
i rapporti dei bambini con gli adulti potrebbero avere la positiva funzione di
“preparare al matrimonio”. Scriveva Kinsey: “Se la bambina non fosse
condizionata dall’educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di
quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti],
la turberebbero. È difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che
non sia condizionata dall’educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono
toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o
nell’avere contatti sessuali ancora più specifici. (…) L’isterismo in voga nei
riguardi dei trasgressori sessuali può benissimo influire in grave misura sulla
capacità dei fanciulli ad adattarsi sessualmente alcuni anni dopo, nel matrimonio.
(…) Il numero straordinariamente piccolo dei casi in cui la bambina riporta
danni fisici è indicato dal fatto che fra 4.441 femmine delle quali conosciamo
i dati, ci risulta un solo caso chiaro di lesioni inflitte ad una bimba, e pochissimi
esempi di emorragie vaginali che, d’altronde, non determinarono alcun inconveniente
apprezzabile” [A. Kinsey, Il comportamento sessuale della donna,
Bompiani, Milano 1956, pp. 159-160]”».
(Per chi è interessato a quando il partito dei Radicali gonfiò le cifre delle donne morte per aborto clandestino, con l’obiettivo di far passare la legge per rendere l’aborto legale, si leggano, a tal proposito:
- Legge 194:la grande menzogna degli
aborti clandestini, a cura della Redazione di UCCR, 18/06/2013
- Le cifre sulla aborto: prima e dopo la
legge 194, di Francesco Agnoli, sul blog della Marcia per la Vita
- Con quale “balla”propagandistica si
ottenne la legalizzazione dell’aborto in Italia, di Antonio Socci, blog
omonimo, 6/01/2008)