È presto, ma Cecilia, l’ostetrica, è già sveglia.
Oggi deve andare dall’altra parte della città per parlare ai giovani di una scuola superiore. Già ma di cosa?
Cerca dei dati: alcuni sono allucinanti.
Cecilia è fresca di studi: le colleghe docenti sono state chiare su come
istruire gli adolescenti: è necessario fornire le informazioni su dove farsi
prescrivere la pillola anticoncezionale puntando tutto sul fatto che le
gravidanze indesiderate sono gravose sia per una giovane donna, sia per la
società. Il secondo punto è sul sensibilizzare all’uso dei preservativi, che
proteggono dalle infezioni. In qualche battuta, poi, bisogna spiegare qualcosa
per prevenire la violenza sulla donna e il bullismo.
Cecilia pensa a cosa dire: diversi ragazzi e ragazze
dovranno ricevere informazioni giuste per evitare di mettersi nei “guai”. E
tutto dipende da lei.
È ancora notte, e Cecilia sta pensando alle cose da dire a
questi giovani uomini e soprattutto alle giovani donne. Già: come spiegare a
delle donne che hanno un valore immenso? Che dire loro a proposito del fatto
che la bellezza della donna è legata alla sua originalità (“Ogni donna è un prototipo” ha detto
Mariolina Ceriotti Migliarese a un Tedx, citando Jacques Lacan, nel quale
racconta al pubblico la bellezza della differenza antropologica tra uomini e
donne)? Le sovvengono tante donne che hanno scritto cose magnifiche sul
femminile: chi più dal punto di vista filosofico (Edith Stein dice che le donne
comprendono non solo con l’intelletto, ma anche col cuore), chi dal punto di
vista antropologico (Jo Croissant scrive che la bellezza fa parte della grazia
della donna, e non c'è donna che non desideri essere bella), chi dal punto di
vista femminista (Alessandra di Pietro e Paola Tavella scrivono che la medicina
ha rubato alle donne la fisiologia, tecnorapinandole, di fatto), chi dal punto
di vista sessuologico (Thérèse Hargot dice che la sessualità si sta
rivoluzionando grazie al fatto che le donne e gli uomini si sentono più liberi
conoscendo la loro fertilità)… Ma cosa vuol dire, andare da un gruppo di
giovani donne e giovani uomini, in una cultura che usa il corpo e lo sfrutta
per ogni tipo di esigenza di vendita: l’eccesso della pornografia, l’abuso dei
social network, la violenza sempre più diffusa… I giovani soffrono, le ricerche in ambito
sono davvero molte, ma i ragazzi e le ragazze hanno ancora – si chiede Cecilia
– la voglia di scoprire l’amore, la bellezza della relazione?
A Cecilia sovviene che lei non vuole dare direttive: «A
che servono?» si
chiede. Sono anni che nelle scuole ci si
affanna a dire sempre le stesse cose, ma i giovani sono sempre più ignoranti
sulla loro bellezza. Ad un tratto la parola “bellezza” si forma sulle sue
labbra. La bellezza della natura femminile, la bellezza della differenza e
della complementarietà tra femminile e maschile, la bellezza della fisiologia…
Cecilia sentiva di aver unito alcuni puntini che la tormentavano da mesi.
Perché non insegnare, non trasmettere il valore della bellezza? Sono giovani e
intelligenti: sono in grado di capire quello che viene loro detto! Insomma:
soprattutto le donne oramai sono assolutamente in grado di diplomarsi e
laurearsi, sino a ricoprire posti importanti, nella loro carriera. Chi nota più
se un amministratore delegato è uomo o donna? Se un docente di medicina è uomo
o donna? Se un primario è uomo o donna? Se le donne sanno stare al potere
nell’Unione Europea, sapranno essere in grado di riconoscere la loro bellezza…
Cecilia si alza, prende carta e penna. E inizia a scrivere:
parole senza un ordine, quasi un brainstorming.
Passano alcune ore e Cecilia è di fronte a due classi delle
scuole superiori: due quinte. Maschi già abbondantemente barbuti, femmine già
abbondantemente donne.
Cecilia tace. Sa che questi si aspettano la lezioncina su
pillola e preservativo. Sa che mentre lei parla, chatteranno di affari loro su what’s
app. Si schiarisce la voce. Qualcuno la guarda, altri paiono aspettare che
lei si sbrighi, ché hanno ben altro da fare che sentire le solite cose.
«Salve a tutti. Mi chiamo Cecilia e sono un’ostetrica.
Sapete cosa fanno le ostetriche?»
Risatine. Un paio azzardano una risposta: «Fanno
nascere i bambini»
«Grazie! In realtà, non è del tutto completo - risponde
sorridendo Cecilia – sono le donne, che fanno nascere i bambini. C’è qualcun
altro che vuole rispondere?»
Sguardi un po’ annoiati. «Aiutano le donne al
Consultorio».
«Bene! - risponde Cecilia - le
ostetriche aiutano le donne… a comprendere la loro bellezza».
Qualcuno solleva lo sguardo dal cellulare. Forse alcune
ragazze al Consultorio sono già state. Forse per farsi prescrivere alcuni
farmaci. Cecilia continua, sa che è il momento di svelare alcune piccole
nozioni.
«Sapete qual è il segno di salute di una donna? La cosa che
lei dovrebbe conoscere per capire se sta bene?»
«Che ha il ciclo» dicono un paio di coraggiose
«Giusto! Ma manca qualcosa: la bellezza della donna, è che
è fertile. E la sua fertilità si nota attraverso l’ovulazione. La donna sana,
ovula».
Cecilia è partita. Le ragazze sembrano interessate. I maschi
– a tratti – disgustati/imbarazzati: in effetti non è semplice, per un ragazzo,
sentir parlare di alcune cose, ma Cecilia guarda oltre.
Passa un po’ di tempo. Cecilia spiega, racconta, dà
indicazioni… Ci sono battute, si crea un clima sereno. Cecilia parla di libertà
dai farmaci che curano persone sane, le ragazze comprendono.
«Ma ora vorrei parlare di un'altra bellissima cosa - dice
volendo cambiare argomento per riaccendere un po’ d’attenzione -. Si tratta di
un ormone, ma è anche un neurotrasmettitore. Si chiama ossitocina ed è l’ormone
dell’amore…»
La situazione si scalda: le ragazze adesso sono attente.
L’ossitocina è fonte di interesse perché – Cecilia lo sa – in molti sanno che
si parla di ossitocina quando si parla di sessualità. Adesso deve provare a
spiegare loro tutto quello che ha imparato leggendo Thérèse Hargot.
«Vedete – continua – questo ormone viene rilasciato in due
momenti importantissimi: quando c’è una relazione d’amore, è vero… ma poi,
quando?»
I ragazzi e le ragazze parlottano tra loro.
Una azzarda: «C’entra col parto?».
«Esatto! L’ossitocina serve tantissimo per mettere al mondo
un bambino e per allattarlo, nutrendolo d’amore».
Le arriva a memoria tutta la preziosa Kerstin
Uvnas Moberg e tutto quello che ha letto di Gurit
Birnbaum e si sente più sicura. È così importante che le giovani
donne e i giovani uomini conoscano la bellezza della sessualità – pensa – che
vuole trasmettere loro la gioia nel sapere che la relazione tra due persone che
si amano, che si donano uno all’altra è importante perché lega, connette, fa
sentire uniti… Sapere che quell’unione è quasi magica perché porta al
concepimento di una persona. Un essere umano che ha tanti diritti, tra i quali
quello di avere genitori responsabili, che lo educhino con amore…
«Essere responsabili: cosa significa sapere che la
sessualità può essere generativa? È talmente bello, ma diamine! Quanta bellezza
e potenza c’è in questo?»
Le ragazze annuiscono. Una ammette che pare una cosa troppo
bella per gettarla via. Le altre confermano. C’è chi però dice che bisogna
divertirsi, sentendosi liberi, nel sesso («Ancora Thérèse Hargot!
Menomale che esisti!» pensa Cecilia)
«È vero! Essere giovani è bellissimo! Siete pieni di
energia, di forza! Però vi chiedo: voi siete maggiorenni. Potete guidare,
votare, andrete all’università tra qualche mese… sapete quante responsabilità
già possedete? Divertirsi vuol dire rischiare la vita propria? Divertirsi deve
per forza coinvolgere una terza persona che non chiede di venire al mondo?»
I maschi scuotono la testa. Ovvio che c’è lo scavezzacollo,
nel gruppo, ma il ricordo di un compagno che fece un incidente in motorino mesi
prima, è ancora vivo. Lui avrebbe voluto divertirsi… mettendo a repentaglio la
sua vita... ma si è divertito? No, e nemmeno i genitori che hanno perduto per sempre un figlio.
Insomma, la lezione non è mai iniziata, si è trattato di una
chiacchierata: Cecilia sa di aver improvvisato, di aver imparato. Chissà se ha
sbagliato. Chissà se qualcosa sta giungendo, a queste belle giovani persone.
L’ora è terminata.
Cecilia deve uscire, ma alcune ragazze le si fanno
d’intorno. Vogliono saperne di più. L’ovulazione, quel – com’è che l’ha
chiamato? – “Elisir” di qualcosa… la loro salute… Sono incuriosite. Un ragazzo
l’aspetta fuori: è amareggiato. Le dice che lui vede tanta pornografia. Si
sente dipendente…
Cecilia ne è convinta: hanno capito. Hanno capito il loro
valore, la loro preziosità. La loro bellezza. Possono ripartire, possono
conoscerla. Possono – soprattutto – riconoscerla nell’altro, rispettandolo
nella sua dignità, per poter vivere relazioni più equilibrate, fatte non di
sfruttamento del corpo altrui (e proprio), ma di enorme rispetto, perché, come
dice Thérèse Hargot “Per stare insieme a qualcuno, bisogna innanzitutto essere
qualcuno”.