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mercoledì 2 ottobre 2024

Femminista catto-comunista

Mi hanno denominato in questo modo, tempo fa. 

Ci ho pensato un po' su e mi pare interessante una riflessione.

Innanzitutto vorrei cominciare dalla definizione "comunista". Lo ero: mi sentivo tale. Ho fatto parte dei Giovani Comunisti della mia università quando abitavo a Firenze. Ovviamente senza sapere nulla sul Comunismo, senza aver approfondito niente dal punto di vista storico né filosofico (POV: non penso che alcuno dei miei colleghi fosse più consapovole di me). Era per moda, insomma. Infatti, appena cresciuta un po' di più e dopo aver messo la testa sui libri ho iniziato a distaccarmi dalla corrente politica che, tra l'altro, adesso non penso esista neanche più tanto per com'era, parimenti non esiste più il fascismo. Dopo essermi accompagnata con un giovanetto che è finito essere il braccio sinistro di Pannella (non ringrazierò mai abbastanza il Signore per avermi fatto incontrare mio marito che mi ha conquistato agli sgoccioli della storiella adolescenziale con costui), mi sono fatta l'idea che la sinistra - ossia quelli che si definivano comunisti - si sia lentamente trasformata nei Radicali. Probabilmente c'è un comunismo che esiste a tutt'oggi, ma non è più forte come prima poichè non partecipa con entusiasmo all'acquisizione dei cosiddetti "diritti civili".

Per buona pace di destri e sinistri, credo attualmente che se dovessi descrivere il mio modo di vedere la società economica, non potrei far altro che descrivermi come felicemente Distributista e, con uno slancio coraggiosissimo, potrei persino apportare alla originale definizione "chestertoniana" e "bellocchiana" - come ha fatto la mia amica Chiara - una leggera aggiunta che lo muterebbe nella forma, ma non eccessivamente nella sostanza, passando a diventare una fervente sostenitrice dell'Economia Fisiologica. Da ostetrica non ho potuto fare a meno di accogliere con grande felicità ed entusiasmo tale definizione che Chiara, dopo studi durati anni, quattro figlie e un marito, ha coniato per far comprendere come un modo di vivere fisiologico, in rispetto quindi dei ritmi, delle caratteristiche, delle inclinazioni e dell'essenza dell'umano, possa essere il migliore rispetto agli altri, per far sviluppare una vita piena di serenità e di ... normalità, a tutti i membri della famiglia. 

Quindi no, non sono comunista.


domenica 12 maggio 2024

Aborto è medicalizzazione (la Pedagogia Nera dietro l'aborto).

Sono una fervente paladina della possibilità, per la madre e il padre, di scegliere dove partorire a seconda delle condizioni gravidiche: se stanno vivendo una gravidanza fisiologica e desiderano accogliere la propria creatura nelle pareti di casa, debbono essere assistiti al meglio per poter fare sì che questo avvenga (compatibilmente con la salute materno-fetale). 

Innanzi tutto un concetto: la gravidanza insorta spontaneamente (ovvero senza procedure farmacologiche e/o chirurgiche come la Fecondazione Extracorporea detta PMA) è un segno di salute. Tale condizione è coerente con la biologia, ovvero tutte le gravidanze che insorgono da rapporto sessuale sono il segno tangibile che quella donna è sana. Ci sono condizioni nelle quali il concepimento ha origine psicopatologica e in questo includiamo l'incesto, la violenza sessuale e, per quanto mi riguarda§, l'utero in affitto (per la madre-gestante e la "donatrice" di gameti) e la gestazione da PMA eterologa (per la madre). In tutte le situazioni precedenti è necessario apporto psichiatrico e non un apporto prettamente ginecologico (cfr. Benoît Bayle, L'Embrione sul Lettino) poichè la troncatura artificiale proposta da chi eliminerebbe il feto per eliminare il problema psichico, è la troncatura di un processo fisiologico che potrebbe portare alla nevrosi della donna in quanto la gravidanza è una relazione fisica e psichica tra una donna e il figlio (cfr. la condizione definita microchimerismo). Cosa della quale i ferventi sostenitori dell'aborto non desiderano parlare perchè è politicamente scorretto. Vi è una hibrys accentuata in diversi operatori sanitari che si occupano di quest'ambito, tantoché il web è colmo di ginecologhe* che danno indicazioni che esulano dal loro preciso ambito di competenza e dal loro setting professionale (ossia tutti gli aspetti che gestiscono e regolano la relazione terapeutica e i confini rispetto ai propri ambiti professionali) quando hanno a che fare con donne gravide in crisi a causa dello stato gravidico. Tuttavia la già citata hibrys è anche di alcuni altri professionisti nell'ambito sanitario, ossia gli psicologi, che debbono assolutamente asservirsi anch'essi al politicamente corretto e, mentre si occupano in modo anche piuttosto competente di fisiologia infantile (alcuni di costoro si fregiano dell'aggettivo "perinatale" e sono effettivamente competenti in tal ambito), dimenticano tatticamente il fatto che la loro mancanza di coerenza salti all'occhio anche non allenato: il bambino, infatti, quando è sano e ben accolto, va educato con amore, rispettato e protetto: se invece è fragile e tale fragilità non è accolta dalla madre - per esempio -, non può essere oggetto di medesima cura e amore perchè la madre ne riceverebbe nocumento psichico (cfr. legge 194/'78). Il meccanismo mentale secondo cui avviene questo cambio di prospettiva si chiama Pedagogia Nera e si basa sul concetto che il più piccolo deve adattarsi alle decisioni dell'adulto [1]. Tale tipologia di mentalità agisce a bambino nato, ma anche a bambino non ancora passato dal canale del parto (che pare essere il luogo ove egli matura diritto) (cfr. Jean-Pierre Relier, Amarlo prima che nasca).

NB: Per comprendere se un qualunque operatore sanitario (anche gli psicologi lo sono) ha uno sguardo adultocentrico o ha a cuore il benessere di donna e bambino (madre e figlio), che sono un'unità, una diade  (termine anche della psicologia perinatale), basta fare qualche domanda intelligente e la verità si mostrerà. Se si chiede all'operatore/operatrice da quando partono i 1000 giorni, questi mal celerà che partono da prima del concepimento e che la salute del concepito non può dipendere solo dal momentaneo effetto che la scoperta della gravidanza suscita nei genitori. La Storia umana non solo è piena di figli indesiderati diventati amatissimi appena nati, ma di figli desideratissimi divenuti inamati appena venuti al mondo (per tutti coloro che citano i famosi studi Turnaways, ricordo abbiano sponsorizzazioni discutibili)



Daniela Lucangeli spiega i primi 1000 giorni

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