Sono una fervente paladina della possibilità, per la madre e il padre, di scegliere dove partorire a seconda delle condizioni gravidiche: se stanno vivendo una gravidanza fisiologica e desiderano accogliere la propria creatura nelle pareti di casa, debbono essere assistiti al meglio per poter fare sì che questo avvenga (compatibilmente con la salute materno-fetale).
Innanzi tutto un concetto: la gravidanza insorta spontaneamente (ovvero senza procedure farmacologiche e/o chirurgiche come la Fecondazione Extracorporea detta PMA) è un segno di salute. Tale condizione è coerente con la biologia, ovvero tutte le gravidanze che insorgono da rapporto sessuale sono il segno tangibile che quella donna è sana. Ci sono condizioni nelle quali il concepimento ha origine psicopatologica e in questo includiamo l'incesto, la violenza sessuale e, per quanto mi riguarda§, l'utero in affitto (per la madre-gestante e la "donatrice" di gameti) e la gestazione da PMA eterologa (per la madre). In tutte le situazioni precedenti è necessario apporto psichiatrico e non un apporto prettamente ginecologico (cfr. Benoît Bayle, L'Embrione sul Lettino) poichè la troncatura artificiale proposta da chi eliminerebbe il feto per eliminare il problema psichico, è la troncatura di un processo fisiologico che potrebbe portare alla nevrosi della donna in quanto la gravidanza è una relazione fisica e psichica tra una donna e il figlio (cfr. la condizione definita microchimerismo). Cosa della quale i ferventi sostenitori dell'aborto non desiderano parlare perchè è politicamente scorretto. Vi è una hibrys accentuata in diversi operatori sanitari che si occupano di quest'ambito, tantoché il web è colmo di ginecologhe* che danno indicazioni che esulano dal loro preciso ambito di competenza e dal loro setting professionale (ossia tutti gli aspetti che gestiscono e regolano la relazione terapeutica e i confini rispetto ai propri ambiti professionali) quando hanno a che fare con donne gravide in crisi a causa dello stato gravidico. Tuttavia la già citata hibrys è anche di alcuni altri professionisti nell'ambito sanitario, ossia gli psicologi, che debbono assolutamente asservirsi anch'essi al politicamente corretto e, mentre si occupano in modo anche piuttosto competente di fisiologia infantile (alcuni di costoro si fregiano dell'aggettivo "perinatale" e sono effettivamente competenti in tal ambito), dimenticano tatticamente il fatto che la loro mancanza di coerenza salti all'occhio anche non allenato: il bambino, infatti, quando è sano e ben accolto, va educato con amore, rispettato e protetto: se invece è fragile e tale fragilità non è accolta dalla madre - per esempio -, non può essere oggetto di medesima cura e amore perchè la madre ne riceverebbe nocumento psichico (cfr. legge 194/'78). Il meccanismo mentale secondo cui avviene questo cambio di prospettiva si chiama Pedagogia Nera e si basa sul concetto che il più piccolo deve adattarsi alle decisioni dell'adulto [1]. Tale tipologia di mentalità agisce a bambino nato, ma anche a bambino non ancora passato dal canale del parto (che pare essere il luogo ove egli matura diritto) (cfr. Jean-Pierre Relier, Amarlo prima che nasca).
NB: Per comprendere se un qualunque operatore sanitario (anche gli psicologi lo sono) ha uno sguardo adultocentrico o ha a cuore il benessere di donna e bambino (madre e figlio), che sono un'unità, una diade (termine anche della psicologia perinatale), basta fare qualche domanda intelligente e la verità si mostrerà. Se si chiede all'operatore/operatrice da quando partono i 1000 giorni, questi mal celerà che partono da prima del concepimento e che la salute del concepito non può dipendere solo dal momentaneo effetto che la scoperta della gravidanza suscita nei genitori. La Storia umana non solo è piena di figli indesiderati diventati amatissimi appena nati, ma di figli desideratissimi divenuti inamati appena venuti al mondo (per tutti coloro che citano i famosi studi Turnaways, ricordo abbiano sponsorizzazioni discutibili)
Daniela Lucangeli spiega i primi 1000 giorni
Sono altresì certa, per tornare al luogo della nascita, che qualunque condizione fisica debba sostenere la donna, ella debba poter essere assistita da un punto di vista Salutogenico. Ciò vuole dire che se la donna porta con sé patologie pregravidiche o gravidiche, nulla debba inficiare la relazione tra lei e il figlio indipendentemente da quando e come viene al mondo. E non occorre scomodare Nils Bergman per sapere che anche in caso di forte prematurità, la Kangaro Mother Care è da privilegiare sempre rispetto all'uso della culla termica. Lo ripeto: quantunque la donna sia portatrice di problematiche fisiche importanti, nulla deve mettere a repentaglio la relazione tra lei e il figlio: la scienza medica sta progredendo molto anche per evitare che una mamma malata di cancro debba abortire. Inoltre la fisiologia "ricalcola" sempre: infatti in caso di nascita non del tutto fisiologica (taglio cesareo eccetera) la madre deve essere aiutata a creare la relazione con il figlio che probabilmente si ricomporrà serenamente (anche se la creatura si nutre con la formula). Le mani viscide della medicalizzazione si mostrano chiaramente quando si accenna ai vaccini durante la gravidanza: nel momento in cui pare che sia necessario somministrarli, conviene valutare con attenzione la documentazione esistente perchè qualunque farmaco entra nel corpo di una donna incinta, potrebbe recare danno anche sul bambino (Talidomide docet).
I vari movimenti in favore dell'assistenza rispettosa alla nascita sono stati e sono fondamentali, ma la quasi totalità di questi è assurdamente medicalizzato, adultocentrico e assolutamente pro-scelta. Come si riconoscono? Semplice: se un evento, un corso, una frase, contengono il significato diretto o surrettizio che una determinata azione è solo per il benessere della madre/donna, allora c'è il pericolo che ci si stia concentrando sulla donna e non sul bambino.
Per esempio: #ovunquelodesideri era uno slogan in favore della libertà della madre di allattare sempre il figlio. In realtà avrebbe dovuto essere #ovunquelodesidera sottolinenando la terza persona singolare e lasciando quindi intendere con chiarezza che il soggetto dell'azione di essere allattato è il bambino, non la madre. Oppure, manenendosi concretamente in favore della diade mamma-bambino, sarebbe potuta essere #ovunquelodesideriamo, per esempio. Il bambino deve poter poppare da mamma quando ne ha bisogno e mamma deve poterlo cullare dove la creatura necessita: il soggetto non è la madre che deve poter allattare quando e dove vuole. La differenza è sostanziale.
Per esempio: #ovunquelodesideri era uno slogan in favore della libertà della madre di allattare sempre il figlio. In realtà avrebbe dovuto essere #ovunquelodesidera sottolinenando la terza persona singolare e lasciando quindi intendere con chiarezza che il soggetto dell'azione di essere allattato è il bambino, non la madre. Oppure, manenendosi concretamente in favore della diade mamma-bambino, sarebbe potuta essere #ovunquelodesideriamo, per esempio. Il bambino deve poter poppare da mamma quando ne ha bisogno e mamma deve poterlo cullare dove la creatura necessita: il soggetto non è la madre che deve poter allattare quando e dove vuole. La differenza è sostanziale.
Per esempio teniamo in considerazione: La Nascita che Vorremmo. Convegno importante per stabilire (di nuovo) che è importante che la donna possa scegliere dove e come essere assistita per il parto del figlio. Nulla di più giusto se il bambino è incluso nella prima persona plurale del titolo. La nascita, infatti, non riguarda solo la madre, ma anche il padre e il bambino. Non è un caso, infatti, che molti movimenti pro-nascita naturale e altrettante psicologhe usino il termine "Accompagnamento alla Nascita" proprio per evidenziare che il soggetto siano mamma E bambino: la dicitura "Assistenza al Parto" è per lo più burocratica e tecnica. Il problema è sottile: la nascita che vorremmo noi, o della quale (anche) il bambino avrebbe bisogno? Qui sorge una doverosa chiarezza poichè le vittime della medicalizzazione sono due (mamma e bambino) e spesso tre (cioè papà, mamma e bambino: non scordiamoci che il covid ha anche portato all'allontanamento inutile del papà dalla sala parto: azione comoda per evitare che una mamma si ribelli a maltrattamenti).
Una doverosa parentesi. Chi pensa che la madre debba sacrificarsi per la vita e la salute del figlio, ha fatto il suo tempo: il fatto che ci siano medici e ostetriche che perseguono su questa strada, è segno che ci sia un servilismo verso lo scientismo e non un'attenzione verso la scienza. Attualmente si sa che ogni approccio medico deve essere necessario e non scelto per comodità degli operatori sanitari (neppure per Medicina Difensiva). Essere aperti alla vita non vuole dire che la donna deve ignorare il proprio periodo fertile per evitare gravidanze ravvicinate e di modo tale che corpo e mente si dedichino al bambino nei suoi primi 1000 giorni. La genitorialità responsabile (estensione della "paternità responsabile" spiegata da San Paolo VI) è determinata anche dal fatto che si rispetti la necessità del bambino di stare con il proprio caregiver principale (per lo più mamma) sino almeno ai primi 2 anni. La formazione verso la conoscenza della fertilità è un apporto fondamentale verso donne e uomini (loro, soprattutto) che debbono sapere che essere aperti alla vita non vuole dire mettere al mondo cinque figli in otto anni (per esempio), ma sapere che la relazione tra mamma e bambino è fondamentale e che anche solo l'allattamento materno dovrebbe durare almeno due anni. Non foss'altro per un motivo chiaro: da quando mamma è in attesa, il suo corpo e la sua mente sono concentrate sul bambino che avrà bisogno di cure e attenzioni per i successivi 1000 giorni a partire dal concepimento. Concepire volutamente un figlio quando il fratello maggiore è ancora piccolo (sotto i 18/24 mesi), non è certo un dramma se la donna non ha subìto un cesareo o non ha avuto una gravidanza patologica, e soprattutto se mamma riceve tutti gli aiuti necessari (il famoso "villaggio" familiare). Tuttavia vale la pena ricordare che se una gravidanza capita velocemente successivamente a un'altra gravidanza, la madre deve poter ricevere attenzione, cura e assolutamente deve poter essere coadiuvata sino a che il bimbo di cui lei è in attesa non ha due anni. Se mamma ha avuto un taglio cesareo, per esempio, è veramente importante lasciar passare un po' di tempo poichè ella possa partorire spontaneamente (almeno due anni circa): non solo perchè il cesareo non è salutare né per la mamma, né per il bambino, ma perchè sarebbe una gravidanza da monitorare con attenzione.
Questo non vuole dire che se mamma rimane gravida prima bisogna interrompere la gravidanza in caso di scar pregnancy (condizione rara che fa parte delle placentazioni anomale: 0,3/10.000 per le donne senza cicatrici uterine precedenti e 9/10.000 in donne con precedenti cicatrici uterine), ma vuole dire che ella necessita di attenzioni importanti da parte della famiglia, soprattutto nel terzo trimestre, che va monitorato con attenzione (talvolta è necessario far nascere prima il bambino per diminuire il rischio di emorragie materne). Ecco perchè l'apertura alla vita è un termine da considerare in senso profondo anche per il maschio e non solo per la femmina: aperti alla vita vuole dire maturare una competenza perchè mamma e papà siano consapevoli del loro ruolo nella crescita di un bambino dal concepimento sino ai due/tre anni. Conoscere le fasi fertili, conoscere la fisiologia (della nascita, dell'allattamento, del sonno infantile) è doveroso per rispettare il bambino e sua madre. Essere "aperti alla vita" vuole dire essere dalla parte della salute delle donne e dei loro bambini. Chi è "aperto alla vita" rifiuta la medicalizzazione. Sempre che nel termine "apertura alla vita" non ci sia più un significato adultocentrico. In tal caso ci si metta il cuore in pace: a parlare non è la "genitorialità responsabile", ma l'egoismo.
Torniamo a La Nascita che Vorremmo.
Di simili conseguenze (parlo dell'adultocentrismo), ma con presupposti differenti, l'approccio materno-centrato. Riprendiamo la scar pregnancy oggetto dell'attenzione di ginecologi abortisti, perchè causa di emorragie post parto (patologia grave talvolta letale). Basta leggere le linee guida sulla prevenzione dell'emorragie, che si scopre che dopo una diagnosi di annidamento sulla cicatrice precedente di un taglio cesareo, per esempio, è necessario monitorare con attenzione la gravidanza, ma non interromperla (pag. 96). Il problema legato alle scar pregnancy, per esempio, appartiene anche al numero eccessivo di tagli cesarei (il documento sulle morti materne sostiene apertamente che il 15% delle donne decedute avevano subìto un cesareo senza motivazioni cliniche - pag. 35). E nel 2019 solo una donna è deceduta nel terzo trimestre di gravidanza a causa di una placentazione anomala (delle quali fa parte la scar pregnancy - pag. 34) mentre una donna è deceduta nel primo trimestre per emorragia dovuta a una interruzione di gravidanza (pag. 30). Ecco perchè distanziare il più possibile la gravidanza dopo un cesareo (diciamo prevedendo il parto vaginale quando il fratello/sorella maggiore ha almeno due anni), deve poter essere preso in considerazione il più possibile. Tale digressione è fondamentale poichè una ginecologa molto favorevole all'aborto, è chiamata come moderatrice al convegno il cui titolo ho citato prima, il cui progetto è chiaramente materno-centrato (quindi il suo posto è corretto: come corretta è la presenza di alti titoli dell'Ostetricia). I soggetti del convegno, infatti, sono le donne, il loro diritto sovraesteso anche sui loro figli: anche in questo caso vi è un errore prospettico.
I soggetti della nascita, invece, sono due: la madre, che ha diritto di essere assistita in modo Salutogenico (evitando manovre e somministrazioni patologizzanti) perchè quell'attesa, quella nascita e quell'accudimento di quel figlio, siano stancanti ma non un incubo, E il figlio, in quanto persona che ha tutti i diritti di vivere la propria nascita - già potenzialmente traumatica - al meglio. Non mi spiego neppure la presenza anche di una ostetrica facente parte del gruppo Freedom For Birth, satellite di NUDM: costei quindi è sostenitrice politica dell'utero in affitto, pratica che è annoverata nel contesto della violenza ostetrica (Freedom for Birth dice di essere contro la violenza ostetrica) e soprattutto favorevole all'ideologia trans, che attualmente fa a pezzi - letteralmente - la donna (grazie alla medicalizzazione: dagli esperimenti farmacologici, all'abuso della chirurgia, alla prepotenza della somministrazione ormonale).
L'approccio Salutogenico si basa sul principio base che la gravidanza è sempre fisiologica e che la medicina deve tenere conto di questo dato fondamentale. Per esempio il sostegno delle pratiche relative alla PMA determina l'assoluta ignoranza verso la fertilità: la Medicina Riparativa Riproduttiva si basa sul semplice parametro che la donna malata non è fertile. Ripristinare la sua fertilità vuole dire far sì che la donna e l'uomo possano concepire un bambino in modo fisiologico, portando a termine una gravidanza il più possibile normale e dando maggiori possibilità al figlio di nascere in modo spontaneo. Nessun medico o ostetrica favorevole all'aborto può mai dirsi favorevole alla Nascita Rispettata. O meglio: basterebbe ammettere da parte loro che la Nascita Rispettata (o per dirla col titolo del convegno: la nascita voluta dalla donna) è solo in favore della donna e non del figlio (né, tantomeno, del padre).
Il medico ginecologo che conosce e applica la Medicina Riparativa Riproduttiva, tuttavia, non può essere un fervente cesarista, perchè questo è contro la Salutogenesi ovvero contro la fisiologia della donna. Il medico fervente abusatore delle pratiche riguardanti la Fecondazione Extracorporea, non può essere sostenitore della nascita fisiologica perchè sa bene che le gravidanze da PMA sono vissute come patologiche anche nello sguardo sul bambino, oggetto di diritto e non soggetto di diritti. E se c'è un danno psichico enorme per un figlio, è proprio quello dell'essere figlio desiderato (cfr. Alfredo Carlo Moro, Erode tra Noi).
Quello che sto scrivendo, quindi, è una serie di concetti piuttosto chiari: essere favorevoli all'aborto significa essere favorevoli la medicalizzazione. Di conseguenza essere contro la violenza ostetrica vuole dire essere coerentemente contro anche l'aborto. Il sapere che i primi 1000 giorni di vita del bambino (dal preconcepimento ai primi due anni, afferma il Ministero della Salute) sono oggetto di grande interesse dal punto di vista multidisciplinare, vuole dire che sia necessario far giungere donne e uomini a uno status di maturità personali e di salute psico-fisica tali da consentire loro la nascita di figli.
Quello che sto scrivendo, quindi, è una serie di concetti piuttosto chiari: essere favorevoli all'aborto significa essere favorevoli la medicalizzazione. Di conseguenza essere contro la violenza ostetrica vuole dire essere coerentemente contro anche l'aborto. Il sapere che i primi 1000 giorni di vita del bambino (dal preconcepimento ai primi due anni, afferma il Ministero della Salute) sono oggetto di grande interesse dal punto di vista multidisciplinare, vuole dire che sia necessario far giungere donne e uomini a uno status di maturità personali e di salute psico-fisica tali da consentire loro la nascita di figli.
Un Ministero della Salute non può essere favorevole all'aborto, se ciò che conta sono i primi 1000 giorni... ma tant'è. Non a caso le donne non hanno un grammo di aiuti e, se qualcuno prova a dire che ne hanno il diritto, viene bollato come "anti-scelta". La verità è che quel Ministero della Salute che brama la salute infantile piuttosto che far portare avanti la gravidanza da una donna che è sola e giovane, magari abbandonata da fidanzato e famiglia, le mette sul suo percorso qualche brava psicologa manipolatrice che le spiega che mettere al mondo un bambino non desiderato è condannarlo al lettino dello psichiatra e che il senso di colpa è solo causato da una cultura colpevolizzante.
Essere favorevoli alla medicalizzazione vuole dire mancare un principio base secondo cui la persona deve poter preservare la sua salute stimolando il proprio sistema immunitario, nutrendosi adeguatamente e facendo sì che la possibilità di crescere, maturare, responsabilizzarsi e diventare adulti non sia una chimera. Attualmente la scelta di sostare debitamente il tempo giusto nelle proprie tappe evolutive per diventare persone adulte, è bloccata da tutta una serie di situazioni politico-economico-sociali che si basano su una cultura che privilegia la singlitudine, il materialismo, il relativismo e il narcisismo. E gli operatori sanitari sono parte integrante di questo meccanismo. La società non è né fisiologica, né Salutogenica: se lo fosse avrebbe uno sguardo verso il futuro, verso il Bene, verso la Speranza. Lo si vede con il terrorismo vaccinale sui bambini: a nessuno importa della loro salute, basta vendere e somministrare (attraverso il ricatto o la circonvenzione, il che è proprio tipico della Pedagogia Nera).
Aiutare le donne significa allontanarle dalla medicalizzazione, facendole crescere nella loro responsabilità, che significa essere padrone non solo del proprio pensare ed agire, ma anche del proprio omettere (cfr. Giuseppe Fioravanti, Pedagogia ed Educazione Familiare). Vale per la donna, ma vale per l'uomo, attualmente spesso incapace di paternità e di concretezza.
Un'ultima considerazione: la guerra all'ultimo sangue tra chi sopprimerebbe bambini con qualunque mezzo e in qualunque momento, e tra chi addossa alla donna ogni tipo di accusa nel momento in cui questa - con evidente bisogno di essere guardata, accolta, ascoltata - racconta con serenità il proprio aver abortito (spesso lo dicono perchè vorrebbero davvero sentirsi serene e perchè condividere quel loro vissuto fa parte del modo comunicativo della loro "comunità") non terminerà mai perchè entrambe le strade portano alla solitudine della donna e alla violenza come modus vivendi sociale. Tra chi vorrebbe far sentire sempre il battito cardiaco fetale e chi è certo che sia una violenza, non vi è mai lo sguardo sul concreto stare vicino alla donna facendola stare nel suo tempo e nel suo spazio. Si sa perfettamente che c'è chi affibbia alle donne l'appellativo di "assassine" perchè hanno abortito e chi suggerisce alla donna di abortire con qualsiasi scusa possibile (spesso è il famoso atto d'amore verso un figlio ipoteticamente non amato), sta dalla stessa parte che non è quella della donna né quella della vita dei bambini. Entrambe le vie sono sbagliate e chi ascolta le donne che vorrebbero abortire, ma ascolta anche le donne che hanno abortito, sa bene che lasciare la donna sola a gestire una situazione la cui soluzione è spesso data dalla soppressione di un figlio (l'unica sempre prospettata), vuole dire che la società, la politica, l'economia hanno perso. E tutti facciamo parte di questa società e ci siamo adattati.
Entrambe le fazioni sono spesso sbagliate perchè in fondo-in fondo in poche persone vogliono stare dalla parte delle madri: non c'è voglia di aiutare una donna che sta male perchè le donne non interessano. Neppure le grandi associazioni filo-fisiologiche ammettono questo fatto: non interessa la salute ultima di quel bambino che un domani sarà persona adulta, interessa avere ragione.
La maternità è un evento normale nella vita della donna e se questo non riusciamo a comprenderlo, accoglierlo e gestirlo al meglio, ci saranno sempre più donne che crederanno che scegliere liberamente sul loro corpo significherà solo essere libere di abortire e mai di diventare madri.
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[1] La Pedagogia Nera agisce apparentemente sempre per il bene del bambino (e di chi in quel momento è più fragile, quindi anche la donna), ma attraverso il male. Questo avviene quando il bambino è neonato (il quale ha 'il diritto ai suoi spazi' ed è privato della presenza del genitore); quando il bambino è più grandicello (e ha 'il diritto di socializzare' in spazi a misura e con estranei); quando il ragazzino è a scuola (e ha 'il diritto di sperimentare la frustrazione' prendendo voti brutti); quando è adolescente (e ha 'il diritto di essere libero' sperimentando sessualità promiscua e uso delle droghe). È sempre un gesto di estrema magnanimità da parte dell'adulto che dà al figlio (o al bambino) la libertà di privarsi dell'affetto, della cura, dell'ascolto in modo tale da acquisire capacità atte al vivere nel mondo della durezza.
Nel caso - ad esempio - dell'aborto cosiddetto terapeutico la situazione è la medesima: si priva il bambino della vita poichè potrebbe soffrire e far soffrire la madre e la famiglia, con la sua presenza. Non è un caso che il ginecologo e lo psichiatra che si occupano di interruzioni volontarie di gravidanza (prima e dopo i 90 giorni) usino il linguaggio della Pedagogia Nera per convincere la donna ad interrompere la gravidanza: la frase tipica si rifà al bene del bambino «Non vorrà mica mettere al mondo un sofferente?». E questo vale per i bambini sani, ma con la colpa di essere inattesi e indesiderati che potrebbero finire dallo psichiatra se non abortiti, e per i bambini malati, la cui presenza potrebbe nuocere la famiglia.
Infatti la Pedagogia Nera applica il principio secondo cui i figli sono liberi di essere quello che i genitori si aspettano in base ai metodi che hanno usato (tipica modalità usata dalle ideologie).
Tale mentalità rende ragione al famoso Peter Singer, che sopprimerebbe i neonati malati come un gesto di misericordia e magnanimità.
§ La Gestazione per Altri o Utero in Affitto è Violenza Ostetrica in quanto il neonato viene allontanato dalla madre per cause non specificatamente attinenti alla salute di entrambi.
* tutti gli operatori possono essere uomini e donne.