Da
quando iniziai ad occuparmi di violenza ostetrica (circa ancora prima di iniziare il corso di laurea in Ostetricia), sono state fondate
diverse associazioni che hanno fatto rete tra loro. Numerosissime, si
occupano di maternità, di cura del neonato e di evitare cesarei inutili
(un prestito linguistico del termine ‘innecesarean’). Da ogni parte,
anche su facebook, queste organizzazioni spesso internazionali, cercano
il più possibile di sensibilizzare sia le donne, sia gli operatori, al
fatto di contrastare il terribile fenomeno della violenza ostetrica. Ci
sono un sacco di pagine e di siti internet che, in modo più o meno
discutibile, provano a sollevare l’interesse sull’argomento. Mi
piacerebbe molto condividere ciò che ho letto sul web, prima di poter
parlare dell’oggetto del mio articolo odierno: voglio dare voce a tante
donne che credono davvero in quello in cui lavorano e che lo condividono
con ardore.
Dalla pagina Facebook “Osservatorio sulla violenza ostetrica – Italia”
si apprendono numerosi dati molto interessanti. Oltre che raccogliere
le moltissime esperienze di violenza ostetrica di tante donne, si evince
per esempio dell’esistenza del Comitato CoRDiN
(Comitato per il rispetto dei diritti del neonato) il quale ha come
obiettivo di promuovere il benessere, la salute e la dignità dei
neonati. Si legge infatti dal sito omonimo che “Il bambino e la sua
placenta formano un’unità funzionale in cui la placenta svolge un ruolo
cruciale per la salute del bambino sia dentro l’utero che dopo la
nascita. Nei tempi che seguono l’uscita del neonato dal canale del
parto, avviene una trasfusione placentare che apporta al neonato un
terzo del suo sangue. Questo sangue ricco di ossigeno, cellule staminali
e altre componenti di cui il bambino ha bisogno nell’immediato e per la
salute e benessere futuri. Il sangue contenuto del cordone appartiene
biologicamente al bambino, in quanto unità neonato-placenta, che ha il
diritto a riceverlo tramite la trasfusione placentare. La pratica del
taglio del cordone un intervento medico che interferisce sullo
svolgimento della nascita, pertanto va valutata con cautela anche
qualora venga a scopo di donazione”. Erano anni che non mi capitava di
leggere così tante informazioni su una singola pagina di una singola
associazione, e infatti, se si legge oltre, c’è scritto:
“Riteniamo che il neonato sia titolare dei diritti fondamentali come ogni altra persona umana. Il neonato diritto alla salute, l’integrità fisica, la dignità. Dopo la nascita, il neonato ha un legame biologico fondamentale con la madre che fornisce nutrimento fisico e psichico, indispensabile per raggiungere un elevato livello di salute. Noi affermiamo che esiste un ulteriore diritto che appartiene al neonato – vedere riconosciute tutelata l’unità madre-bambino. Compromettere o non sostenere tale unità significa privare un neonato di un patrimonio di salute benessere che gli spetta di diritto”.
Chi come me vive pensando
che la prima persona che ha diritti e possiede i più importanti, ovvero
il bambino, quando legge queste parole non può far altro che
commuoversi (NB: c'è scritto 'neonato' non feto. C'è una cospicua differenza).
Tuttavia…
Sempre viaggiando sul web, apprendo che a Strasburgo, fu organizzato un convegno Internazionale sui Diritti Umani nella Nascita. Presenti numerosissime associazioni che si occupano della prevenzione della violenza ostetrica. Dalla Human rights in childbirth,sino alla El parto es nuestro, sia all’Osservatorio sulla Oiolenza Ostetrica in Italia.
Compulsando con attenzione il programma del convegno, debbo ammettere
che gli argomenti trattati debbono essere stati realmente interessanti.
Tuttavia…
Sempre
su facebook leggo da un gruppo che si occupa di
violenza ostetrica e che riporta la seguente frase di Michel Odent, uno dei sacri
padri dell’assistenza dolce nel mondo: “ …per cambiare il mondo bisogna
cambiare il modo di venire al mondo”. La firma e del collegio delle
ostetriche di Cosenza, di Reggio Calabria, dell’associazione
Acquamarina, dell’Associazione Human rights in childbirth, dell’associazione Ovo (acronimo di ‘Osservatorio sulla Violenza Ostetrica’), dell’associazione Innecesareo e l’hashtag è #bastatacere.
Apprendo anche che l’associazione El parto es nuestro ha un report completo della violenza ostetrica in Spagna,
che è stato diffuso un documentario sulla violenza ostetrica in
Slovacchia il cui titolo è “Before I met you”, così come è stato fatto
in Argentina con il documentario “Parir”.
Sempre sul web leggo che il Giudice del lavoro del Tribunale ordinario
di Busto Arsizio, ha accolto le richieste di un avvocato in merito a un ricorso contro la compagnia EasyJet nell’interesse
di una signora assistente di volo. A costei il Giudice ha riconosciuto
il “Diritto della madre ad allattare il proprio bambino per un tempo
demandabile solo una libera scelta della stessa, poiché rispondente un
diritto universalmente riconosciuto: il diritto alla salute di
entrambi”. Sentenza condivisibile e impugnabile da tutte le neomadri che
vedono potenzialmente violato il proprio diritto ad allattare e il
diritto del proprio bambino ad essere allattato.
Tuttavia…
Scorrendo anche gli articoli presenti sulla pagina Human rights in childbirth,
si leggono numerose osservazioni sulla violenza ostetrica
internazionale: un articolo che parla delle morti per parto collegate al
razzismo, uno che parla di giustizia durante la nascita e che
addirittura riporta la frase: “Dobbiamo essere disposti a vedere il
parto attraverso la lente dei diritti umani”… Insomma in tutto il mondo
nei confronti della violenza ostetrica c’è grande fermento.
Tuttavia…
In Italia?
L’Italia
ovviamente non rimane indietro e so che è stata presentata una proposta
di legge il cui titolo estremamente eloquente dice: “Norme
per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto
fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato”. Se andiamo a scorrere sia l’introduzione, sia brevemente gli articoli di questa proposta di legge, apprendiamo che:
“La
tutela della famiglia deve costituire una priorità nella consapevolezza
del ruolo fondamentale che la stessa riveste quale nucleo primario
fondante della società civile. Nella famiglia di eventi della maternità
della procreazione e quindi, l’esperienza della gravidanza del parto,
assumono un ruolo determinante, unitamente alla attento monitoraggio
delle metodiche di parte attualmente in essere in Italia. […] Il
benessere psicofisico della madre, il soddisfacimento dei suoi desideri,
non possono dunque essere ricercate disgiuntamente dal conseguimento
della massiva salvava salvaguardia dell’integrità fisica della gravità e
del neonato. […] Oggi umanizzare deve voler dire offrire attitudini
nel controllare eventi naturali per mezzo di una nuova cultura del
partorire del nascere che raccolga ed elabori conoscenze scientifiche,
coniugandole con comportamenti assistenziali rispettosi degli stati
emotivi e mirati al mantenimento del massimo benessere della partoriente
e del nascituro. […] tutti i sondaggi e le indagini statistiche
effettuati nell’ambito del part concordano nell’indicare una sorta di
insicurezza e di malessere nella gestante, la quale vorrebbe coniugare
sempre sicurezza, umanità e serenità in quel momento magico è
rappresentato dalla maternità e dalla nascita. […]”
Tuttavia…
Tuttavia
sono abbastanza sconvolta dal fatto che una donna (bella, bionda, con occhi azzurri e QI alto), chissà da che parte
del mondo, è stata indotta (Mancanza di soldi? Mancanza di
informazioni? Mancanza di aiuto?) a cure ormonali mostruose (chi si è
sottoposta a inseminazione artificiale lo sa bene) per produrre ovociti da
prelevare per essere fecondati da sperma frutto di masturbazione –tra
l’altro da parte di una persona che non ha interesse a fecondare una
donna con un atto d’amore, ma solo tramite un atto di mercato– per
poter dar vita (sì si tratta di una vita) a una serie di embrioni dei
quali uno o poco di più, viene fatto annidare da una donna (povera) che lo
nutrirà di ormoni, neuro-ormoni (che trasmettono emozioni), nutrienti e
anaboliti, sino al momento in cui, tramite taglio cesareo (che è un
rischio per donna e per neonato: capito amiche di OVO e di Human Rights in Childbirth?), le verrà strappato (recidendo subito il cordone ombelicale: capito amici del comitato CoRDiN?) per essere dato a qualcun altro.
Il nocciolo della questione è che centinaia di migliaia di donne nel mondo, oltre che essere abusate sessualmente; oltre che essere sottoposte a traumi mostruosi durante la nascita dei loro figli;
oltre che essere sottoposte a torture genitali; vengono sottoposte a
prelievo di ovociti (che mantengono ben il 50% del DNA e quindi del
patrimonio genetico di quella donna!) – e che nessuno mi parli di
donazione perché non è un regalo, donare se stesse –; vengono ingravidate artificialmente e costrette a una gravidanza sotto contratto, costrette poi a
farsi strappare i loro bambini dal grembo.
Ora
io vorrei rivolgermi a tutte le donne che fanno parte di tutte le
associazioni che operano nel campo della violenza ostetrica: è dato
di sapere il motivo per il quale quelle donne (quelle costrette a farsi
aspirare gli ovociti e quelle ai quali vengono strappati i neonati) che
subiscono tutte le mancanze la cui eliminazione sono nelle finalità
della proposta di legge sulla violenza ostetrica sovracitata, non
vengono neppure citate?
Ed è dato di sapere il motivo per il quale tutti i professionisti coinvolti nel convegno sui “Protezione dei diritti della Partoriente e del nascituro”
non hanno citato l’abominio dell’utero in affitto come una violazione
dei diritti umani? Ci sono madri di serie A e madri di
serie B? O per voi le donne che sono costrette a vendere i loro gameti
e quelle costrette ad affittare il loro utero lo fanno perché non sanno come impiegare il
loro tempo?
Caro Ordine delle Ostetriche: l’utero in affitto è violenza ostetrica e
il fatto che in Italia venga surrettiziamente accettata una tale pratica (nessuna protesta contro tale pratica è silenzio/assenso) anche da parte di chi si smuove per l’allattamento è aberrante.
Mi
aspetto fiumi di parole da tutte le associazioni che si occupano di
violenza ostetrica, mi aspetto una presa di posizione da parte di coloro
smuovono mari e monti per spiegare alle donne che in Italia si fanno troppi cesarei
(avete visto come nascono i bambini cresciuti con l’utero in affitto?) e
da parte di chi persevera sul rispetto da parte della comunità medica.
Mi aspetto che TUTTE le donne siano difese dalla VIOLENZA OSTETRICA. TUTTE.
Troppo ovvio?