mercoledì 7 marzo 2018

Sulla Violenza Ostetrica

Da quando iniziai ad occuparmi di violenza ostetrica (circa ancora prima di iniziare il corso di laurea in Ostetricia), sono state fondate diverse associazioni che hanno fatto rete tra loro. Numerosissime, si occupano di maternità, di cura del neonato e di evitare cesarei inutili (un prestito linguistico del termine ‘innecesarean’). Da ogni parte, anche su facebook, queste organizzazioni spesso internazionali, cercano il più possibile di sensibilizzare sia le donne, sia gli operatori, al fatto di contrastare il terribile fenomeno della violenza ostetrica.  Ci sono un sacco di pagine e di siti internet che, in modo più o meno discutibile, provano a sollevare l’interesse sull’argomento. Mi piacerebbe molto condividere ciò che ho letto sul web, prima di poter parlare dell’oggetto del mio articolo odierno: voglio dare voce a tante donne che credono davvero in quello in cui lavorano e che lo condividono con ardore.

Dalla pagina Facebook “Osservatorio sulla violenza ostetrica – Italia” si apprendono numerosi dati molto interessanti. Oltre che raccogliere le moltissime esperienze di violenza ostetrica di tante donne, si evince per esempio dell’esistenza del Comitato CoRDiN (Comitato per il rispetto dei diritti del neonato) il quale ha come obiettivo di promuovere il benessere, la salute e la dignità dei neonati. Si legge infatti dal sito omonimo che “Il bambino e la sua placenta formano un’unità funzionale in cui la placenta svolge un ruolo cruciale per la salute del bambino sia dentro l’utero che dopo la nascita. Nei tempi che seguono l’uscita del neonato dal canale del parto, avviene una trasfusione placentare che apporta al neonato un terzo del suo sangue. Questo sangue ricco di ossigeno, cellule staminali e altre componenti di cui il bambino ha bisogno nell’immediato e per la salute e benessere futuri. Il sangue contenuto del cordone appartiene biologicamente al bambino, in quanto unità neonato-placenta, che ha il diritto a riceverlo tramite la trasfusione placentare. La pratica del taglio del cordone un intervento medico che interferisce sullo svolgimento della nascita, pertanto va valutata con cautela anche qualora venga a scopo di donazione”. Erano anni che non mi capitava di leggere così tante informazioni su una singola pagina di una singola associazione, e infatti, se si legge oltre, c’è scritto: 
“Riteniamo che il neonato sia titolare dei diritti fondamentali come ogni altra persona umana. Il neonato diritto alla salute, l’integrità fisica, la dignità. Dopo la nascita, il neonato ha un legame biologico fondamentale con la madre che fornisce nutrimento fisico e psichico, indispensabile per raggiungere un elevato livello di salute. Noi affermiamo che esiste un ulteriore diritto che appartiene al neonato – vedere riconosciute tutelata l’unità madre-bambino. Compromettere o non sostenere tale unità significa privare un neonato di un patrimonio di salute benessere che gli spetta di diritto”. 

Chi come me vive pensando che la prima persona che ha diritti e possiede i più importanti, ovvero il bambino, quando legge queste parole non può far altro che commuoversi (NB: c'è scritto 'neonato' non feto. C'è una cospicua differenza).

Tuttavia…
Sempre viaggiando sul web, apprendo che a Strasburgo, fu organizzato un convegno Internazionale sui Diritti Umani nella Nascita. Presenti numerosissime associazioni che si occupano della prevenzione della violenza ostetrica. Dalla Human rights in childbirth,sino alla El parto es nuestro, sia all’Osservatorio sulla Oiolenza Ostetrica in Italia. Compulsando con attenzione il programma del convegno, debbo ammettere che gli argomenti trattati debbono essere stati realmente interessanti.

Tuttavia…
Sempre su facebook leggo da un gruppo che si occupa di violenza ostetrica e che riporta la seguente frase di Michel Odent, uno dei sacri padri dell’assistenza dolce nel mondo: “ …per cambiare il mondo bisogna cambiare il modo di venire al mondo”. La firma e del collegio delle ostetriche di Cosenza, di Reggio Calabria, dell’associazione Acquamarina, dell’Associazione Human rights in childbirth, dell’associazione Ovo (acronimo di ‘Osservatorio sulla Violenza Ostetrica’), dell’associazione Innecesareo e l’hashtag è #bastatacere.
Apprendo anche che l’associazione El parto es nuestro ha un report completo della violenza ostetrica in Spagna, che è stato diffuso un documentario sulla violenza ostetrica in Slovacchia il cui titolo è “Before I met you”, così come è stato fatto in Argentina con il documentario “Parir”. Sempre sul web leggo che il Giudice del lavoro del Tribunale ordinario di Busto Arsizio, ha accolto le richieste di un avvocato in merito a un ricorso contro la compagnia EasyJet nell’interesse di una signora assistente di volo. A costei il Giudice ha riconosciuto il “Diritto della madre ad allattare il proprio bambino per un tempo demandabile solo una libera scelta della stessa, poiché rispondente un diritto universalmente riconosciuto: il diritto alla salute di entrambi”. Sentenza condivisibile e impugnabile da tutte le neomadri che vedono potenzialmente violato il proprio diritto ad allattare e il diritto del proprio bambino ad essere allattato.

Tuttavia…
Scorrendo anche gli articoli presenti sulla pagina Human rights in childbirth, si leggono numerose osservazioni sulla violenza ostetrica internazionale: un articolo che parla delle morti per parto collegate al razzismo, uno che parla di giustizia durante la nascita e che addirittura riporta la frase: “Dobbiamo essere disposti a vedere il parto attraverso la lente dei diritti umani”…  Insomma in tutto il mondo nei confronti della violenza ostetrica c’è grande fermento.

Tuttavia…
In Italia?
L’Italia ovviamente non rimane indietro e so che è stata presentata una proposta di legge il cui titolo estremamente eloquente dice: “Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato”. Se andiamo a scorrere sia l’introduzione, sia brevemente gli articoli di questa proposta di legge, apprendiamo che:
“La tutela della famiglia deve costituire una priorità nella consapevolezza del ruolo fondamentale che la stessa riveste quale nucleo primario fondante della società civile. Nella famiglia di eventi della maternità della procreazione e quindi, l’esperienza della gravidanza del parto, assumono un ruolo determinante, unitamente alla attento monitoraggio delle metodiche di parte attualmente in essere in Italia. […] Il benessere psicofisico della madre, il soddisfacimento dei suoi desideri, non possono dunque essere ricercate disgiuntamente dal conseguimento della massiva salvava salvaguardia dell’integrità fisica della gravità e del neonato. […]  Oggi umanizzare deve voler dire offrire attitudini nel controllare eventi naturali per mezzo di una nuova cultura del partorire del nascere che raccolga ed elabori conoscenze scientifiche, coniugandole con  comportamenti assistenziali rispettosi degli stati emotivi e mirati al mantenimento del massimo benessere della partoriente e del nascituro. […] tutti i sondaggi e le indagini statistiche effettuati nell’ambito del part concordano nell’indicare una sorta di insicurezza e di malessere nella gestante, la quale vorrebbe coniugare sempre sicurezza, umanità e serenità in quel momento magico è rappresentato dalla maternità e dalla nascita. […]”

Tuttavia…
Tuttavia sono abbastanza sconvolta dal fatto che una donna (bella, bionda, con occhi azzurri e QI alto), chissà da che parte del mondo, è stata indotta (Mancanza di soldi? Mancanza di informazioni? Mancanza di aiuto?) a cure ormonali mostruose (chi si è sottoposta a inseminazione artificiale lo sa bene) per produrre ovociti da prelevare per essere fecondati da sperma frutto di masturbazione –tra l’altro da parte di una persona che non ha interesse a fecondare una donna con un atto d’amore, ma solo tramite un atto di mercato– per poter dar vita (sì si tratta di una vita) a una serie di embrioni dei quali uno o poco di più, viene fatto annidare da una donna (povera) che lo nutrirà di ormoni, neuro-ormoni (che trasmettono emozioni), nutrienti e anaboliti, sino al momento in cui, tramite taglio cesareo (che è un rischio per donna e per neonato: capito amiche di OVO e di Human Rights in Childbirth?), le verrà strappato (recidendo subito il cordone ombelicale: capito amici del comitato CoRDiN?) per essere dato a qualcun altro.

Il nocciolo della questione è che centinaia di migliaia di donne nel mondo, oltre che essere abusate sessualmente; oltre che essere sottoposte a traumi mostruosi durante la nascita dei loro figli;  oltre che essere sottoposte a torture genitali; vengono sottoposte a prelievo di ovociti (che mantengono ben il 50% del DNA e quindi del patrimonio genetico di quella donna!) – e che nessuno mi parli di donazione perché non è un regalo, donare se stesse –; vengono ingravidate artificialmente e costrette a una gravidanza sotto contratto, costrette poi a farsi strappare i loro bambini dal grembo. 

Ora io vorrei rivolgermi a tutte le donne che fanno parte di tutte le associazioni che operano nel campo della violenza ostetrica: è dato di sapere il motivo per il quale quelle donne (quelle costrette a farsi aspirare gli ovociti e quelle ai quali vengono strappati i neonati) che subiscono tutte le mancanze la cui eliminazione sono nelle finalità della proposta di legge sulla violenza ostetrica sovracitata, non vengono neppure citate?

Ed è dato di sapere il motivo per il quale tutti i professionisti coinvolti nel convegno sui “Protezione dei diritti della Partoriente e del nascituro” non hanno citato l’abominio dell’utero in affitto come una violazione dei diritti umani? Ci sono madri di serie A e madri di serie B? O per voi le donne che sono costrette a vendere i loro gameti e quelle costrette ad affittare il loro utero lo fanno perché non sanno come impiegare il loro tempo?

Caro Ordine delle Ostetriche: l’utero in affitto è violenza ostetrica e il fatto che in Italia venga surrettiziamente accettata una tale pratica (nessuna protesta contro tale pratica è silenzio/assenso) anche da parte di chi si smuove per l’allattamento è aberrante.
Mi aspetto fiumi di parole da tutte le associazioni che si occupano di violenza ostetrica, mi aspetto una presa di posizione da parte di coloro smuovono mari e monti per spiegare alle donne che in Italia si fanno troppi cesarei (avete visto come nascono i bambini cresciuti con l’utero in affitto?) e da parte di chi persevera sul rispetto da parte della comunità medica.
Mi aspetto che TUTTE le donne siano difese dalla VIOLENZA OSTETRICA. TUTTE.
Troppo ovvio?

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