lunedì 19 marzo 2018

Papà: un pensiero felice

Ogni volta che riguardo lo spezzone del film Peter pan, quello con Robin Williams e Dustin Hoffman, uno dei miei pezzi preferiti e che più mi commuove è sicuramente quello nel quale il ritrovato Peter Pan, capisce che il proprio pensiero felice, ossia quello che lo fa volare, è il proprio figlio. 


Non è, tuttavia, il figlio stesso a essere pensiero felice, ma è il fatto di averlo avuto, ossia di essere diventato padre. 
Essere padre è una grandissima responsabilità che dipende anche dal fatto che nel secolo passato, i padri sono stati costretti più volte a lasciare i propri figli a causa delle numerose guerre. I padri che sono tornati dalla guerra, o che l'hanno subìta non avendoci partecipato per via della giovane età, hanno perso la loro capacità e la possibilità di essere dei padri: i primi perché a volte non sono neppure tornati a casa, i secondi perché gli è mancato l'esempio, il modello. 
Anche a causa della triste vicenda dell'avvento del '68, la lotta alla paternità a tutto tondo (quindi sia all'autoritarismo, sia anche all'autorevolezza) ha fatto perdere al padre ogni tipo di caratteristica maschile, trasformando questa fondamentale figura educativa, in una che per essere accettata, non deve ricordare se stessa, ma una specie di donna lobotomizzata dei propri ormoni e dei propri neurotrasmettitori (quelli che fanno l'istinto del sesso maschile). Tant'è che se l'uomo manifesta forza, secondo la mentalità comune, dimostra solo di essere violento. 
Se l'uomo manifesta di voler difendere la propria donna, è solo divorato dalla gelosia patologica. 
Se l'uomo vuole fare il padre, ma possiede una tendenza a essere una persona affettuosa, gli viene detto che è un "mammo". 
Se pretende che la propria donna non abortisca il loro figlio, è solo aggressivo.
Se pretende di vedere i propri figli dopo la separazione, è solo una persona che si arroga un diritto (quasi sempre errato).
Se pretende di non subire violenza psicologica o fisica da una donna, semplicemente è una persona che sicuramente se le merita entrambe.

La verità è che i nostri figli maschi hanno bisogno di ispirarsi ai loro padri, di stare con loro, di osservare la modalità maschile di comportarsi. 

Oggi, 19 marzo, festa del papà, io auguro al padre dei miei figli di essere l'esempio migliore che io potessi trovare per loro. Gli auguro di poter trasmettere la sua forza, la sua capacità di difendermi e difenderci, la pretesa di decidere quale sia il meglio per la propria famiglia: essere un padre come quello che possiedono i miei figli significa sbattersi dalla mattina alla sera per lavorare; sacrificare ore di sonno per ninnare un figlio; non vedere l'ora che i propri figli maschi vadano a lavorare con lui; bramare di trasmettere le proprie passioni e i propri passatempi; insegnare come si usano cacciaviti, brugole e trapano; far comprendere che in caso di pericolo o di aggressione, il primo a difendere la famiglia è l'uomo. Essere padri significa convogliare il proprio testosterone laddove serve. 

Ecco: viva il testosterone! 
Viva i peli, la barba e l'asse del gabinetto alzata! 
Viva l'essere di poche parole, il giocare ai soldati, la passione per caccia e pesca!

Attenzione: come per la maternità esiste la paternità spirituale (adottiva, affidataria). Questi sono padri che hanno un'importanza fortissima e necessitano di rispetto in modo uguale ai loro 'colleghi' che hanno una paternità viscerale. Tutti sono egualmente papà come lo fu San Giuseppe!

Per tutti coloro a cui interessa approfondire la paternità, consiglio i seguenti testi:







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