martedì 21 gennaio 2020

Volete contrastare la violenza ostetrica? Vi dico come fare e perché le ostetriche non si debbono paragonare alle streghe

Di solito creo un collegamento diretto all'articolo redatto non per questo blog, tuttavia, per tale argomento, ho necessità di creare un link unico dal quale poi leggere tutte le parti nelle quali l'articolo è suddiviso. Violenza Ostetrica, sì, ancora questa. Sì perché la ce n'è bisogno. Sì, perché tutte le soluzioni proposte da associazioni o movimenti di vario genere, non sono utili, non lo sono perché praticano strade vetuste molto poco fantasiose - abitudine dura a morire, ma che ho intenzione di contrastare per sempre - ma anche perché si tratta di strade monotematiche che escludono la morale. Soluzioni che si basano su forme pedagogiche come la cosiddetta "parità di genere" oppure quella ancor più sibillina dei "diritti riproduttivi". Tutti espedienti che prendono le mosse da ideologie e costrutti sostanzialmente antiscientifici e che portano avanti prese di posizione che si frantumano appena qualcuno con un briciolo di onestà intellettuale e spirito critico (coraggioso) s'interfaccia serenamente portando chiarezza e moralità.
Come faccio ad affermare il fatto che sia la mancanza di morale ad essere la causa della "violenza ostetrica"? È molto semplice: la difesa della donna e del bambino sono stati abbandonati a causa del fatto che il modo di dire "prima le donne e i bambini" è divenuto parte del passato. Con la scusa di cancellare una parte della cultura cristiana che si viveva in Europa e che - magari in modo talvolta grossolano - tentava di preservare donne e bambini, la cultura illuminista post-rivoluzione francese - nata per contrastare le ipotetiche ristrettezze del cattolicesimo e del buio medioevo (di cui Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Niccolò Machiavelli, Francesco d’Assisi, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti fecero parte, giusto per citare autori da scuola media) - ha portato a decenni di Terrore in nome di libertà, fraternità e uguaglianza. Per esempio leggiamo che «L’inferno cadde sulla Vandea cattolica e monarchica: uomini massacrati, donne prima violentate da decine di soldati, e poi uccise in maniere terrificanti (normale era la pratica di appenderle a testa in giù con le gambe divaricate e poi passare una spada dalla vagina in giù verso la testa, perché in tal modo si moriva più lentamente, in quanto il sangue era concentrato nel capo, appunto), mentre con la pelle dei bambini si facevano saponette e pantaloni per i soldati rivoluzionari»: interessante, vero?

Quindi, dove nasce la “violenza ostetrica”? Nasce quando si cominciò a inventare parte della Storia che va dal Medioevo in poi, nasce quando le donne, sfruttabili come manodopera e impedite al lavoro a causa della maternità con la scusa dell’essere pari all’uomo, non servono - alla società - nel momento in cui si dedicano alla maternità e alla cura dei figli; nasce quando i bambini sono considerati “adulti in miniatura” e debbono essere sfruttati anch’essi dal mondo del lavoro (o dal mondo dell'ideologia: si pensi alle linee guida per implementare l'educazione sessuale e affettiva filo masturbatoria omosessualista e abortista): quindi nasce quando è giusto e corretto far sì che i bambini vengano abbandonati dalla madre costretta a tornare al lavoro e nutriti con la formula lattea (ricordiamoci che l’allattamento è relazione, quindi un bambino al quale è impedito di essere allattato, è - di fatto - ostacolato nel formare la relazione con la propria madre. Pensiamoci quando sentiamo parlare di asili nido obbligatori).

Siamo tutti d’accordo sul fatto che la maggior parte delle informazioni storiche sul Medioevo, specialmente quelle sull’Inquisizione, sono state manipolate a tavolino? Lo affermo innanzitutto per chiarire alle mie colleghe che si fanno forti della loro guerra ideologica contro la “Medicina/Patriarcato” e che si paragonano a “Streghe/Paladine della Libertà della Donna”, soprattutto includendo nella diade Medicina e Patriarcato (le due entità coincidono, idealmente), un terzo elemento che ovviamente è la Chiesa (“Fuori i preti dalle nostre mutande” è il tipico slogan urlato contro chi tenta di difendere la vita dei bambini nel grembo materno, ma - non si sa per quale strana congettura mentale - diviene pure estremo nemico delle donne: misteri dell’ideologia) ignorando quante meravigliose parole si sono spese per affermare il fatto che la sessualità è dono di Dio (la Teologia del Corpo di Giovanni Paolo II, basta?). E lo scrivo per chiarire che la cosiddetta “Caccia alle streghe”, quella che alcune ostetriche usano come misura della cattiveria clericale contro le donne, avvenne prima dell’avvento della conversione al cristianesimo della cultura occidentale e dopo il Medioevo. Tant’è che diversi re e imperatori (il primo fu Carlo Magno), vietarono l’uccisione di streghe e di stregoni. Il Medioevo conobbe ben pochi processi contro le streghe, poiché la famosa “caccia alle streghe” è piuttosto moderna (con il Rinascimento si perse dell’equilibrio medioevale) ed è legata al protestantesimo. Si legge infatti nel Dizionario Elementare di Apologetica (pag. 27-29): «I processi per stregoneria nel Medioevo furono pochi. Molti sono invece stati tra il 1450 il 1700 alle soglie dell'illuminismo. il culmine viene raggiunto tra il 1590 e 1690; l'epicentro geografico furono i territori tedeschi attorno al corso del fiume Reno e l'odierna Svizzera, paese che da sola celebrato circa un quarto di tutti i processi per stregoneria: 9000. Erano territori in massima parte protestanti. La Scozia calvinista ha conosciuto ben 3000 processi contro stregoni e streghe, un'enormità in rapporto alla sua piccola popolazione; prima della Riforma (Protestante, ndr), nemmeno uno [...] La Chiesa Cattolica non ha mai chiesto scusa per la “caccia alle streghe” perché la “caccia alle streghe” la Chiesa Cattolica non l'ha mai praticata. in vista del grande Giubileo del 2000, Papa San Giovanni Paolo II (1920-2005) istituì una commissione specialistica di studio sull'Inquisizione i cui risultati sono stati pubblicati in un corposo volume con contributi in più lingue, curato da Agostino Borromeo [...] intitolato l' "Inquisizione. Atti del Simposio Internazionale", Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998, che pur senza inventare una “leggenda bianca” esclude ogni “leggenda nera”. A tal proposito si suggerisce lo studio (non la lettura, ma lo studio propriamente detto) di tutta la documentazione bibliografica del testo sovracitato (Dizionario Elementare di Apologetica) e di quella citata in False Testimonianze, come smascherare alcuni secoli di storia anticattolica, di Rodney Stark. Inoltre ci sono un paio di articoli interessanti: qui e qui

Certo, alcune ostetriche/streghe forse non conoscono, ma rimediamo subito alla lacuna, la storia dell'ostetrica Catherine Deshayes alla quale spero non desiderino paragonarsi (che, oltretutto comunque, ebbe processo regolare nonostante tutto lo schifo ch'ella riuscì a ordire contro le donne e i loro bambini).

Al contrario concludo che alcune fonti storiche c’informano che fu durante l’Inquisizione che alle donne che dovevano occuparsi di assistere al parto (le cosiddette mammane) fu ingiunto di occuparsi solo della salute di donne e bambini, non di altri malati potenzialmente infetti (il che non era un concetto di medicina, ma un semplicissimo concetto di rispetto e cura nei confronti della figura femminile: ricordiamoci “prima le donne e i bambini”). Quindi prego accoratamente le colleghe di non paragonarsi a streghe se desiderano essere prese sul serio dalla comunità scientifica internazionale, poiché la verità storica potrebbe ritorcersi contro di loro, mettendo a repentaglio l’immagine stessa della professione (articoli 2.4 - L‘ostetrica/o cura con assiduità il proprio aggiornamento professionale scientifico e tecnico e contribuisce alle attività di formazione e aggiornamento delle/dei colleghe/i, degli altri professionisti sanitari e del personale di supporto - e 4.3 - L’ostetrica/o si impegna a tutelare la dignità personale e professionale per sé e per tutte/i le/i colleghe/i, si astiene da comportamenti lesivi dell’onore e reputazione - del Codice Deontologico). 

Torniamo alla domanda di partenza: dove nasce la “violenza ostetrica”? Chi non si ricorda del biasimato Ignác Semmelweis (cattolico ungherese): nella clinica dov'egli prestava il suo servizio, i medici non si lavavano le mani dopo aver assistito le autopsie e prima di assistere le donne ai parti. Innanzitutto una prima parentesi a questo punto: «Dotato di un grande senso di umanità per le puerpere, il dottore proibì l'insegnamento sui cadaveri delle donne e ne dissezionava i corpi solo per studiarne le patologie che avevano condotto al decesso. Durante i trent'anni della sua direzione la mortalità delle partorienti si aggirava intorno all'1%. Tutto questo cambiò quando nel 1823 la clinica fu affidata a Klein, i cui assistenti avevano l'obbligo di eseguire fino a 15-16 autopsie al giorno per poi direttamente procedere alle visite interne delle partorienti. Klein nel 1834 aveva fondato una seconda divisione di maternità usata solamente per il tirocinio delle ostetriche. Fin dall'inizio del suo assistentato, il giovane medico ungherese dedicò tutte le sue energie al lavoro in corsia e a continue dissezioni, ossessionato dall'elevato numero di decessi delle partorienti per febbre puerperale e soprattutto assillato dalla sconcertante rilevazione che il numero delle morti era di molto superiore nella clinica di Klein che non nella seconda divisione diretta dal dottor Bartch, dove a far partorire le donne erano le ostetriche». Assistere a una nascita è un mestiere che impone rigore morale e molto rispetto: dov’erano queste due grandi componenti che fanno di un operatore sanitario una persona qualificata? Perché le donne potevano essere assistite da uomini con le mani sporche? 
Perché la donna non vale nulla e, di conseguenza, il bambino, non vale nulla. Perché dimenticarsi del motto “prima le donne e i bambini” coincide anche con il fatto che non si rispetti il corpo della donna, ma lo si violi apertamente e a mani sporche.
La perdita della sacralizzazione della nascita ha causato proprio il fatto che la donna e il suo bambino non abbiano un minimo valore, ma siano sfruttabili - durante uno dei momenti di maggior vulnerabilità di entrambi - per ricerca scientifica, acquisizione di competenze e, non ultimo, implementazione sociale di ideologie. 
Per un progetto ideologico-sociale, la donna deve fare pochi figli e possibilmente staccarsene rapidamente: ecco perché ci sono politici che hanno proposto asili nido obbligatori (ignorando la Legge - 296/2006 - che afferma che l’obbligatorietà non è scolastica ma di essere istruiti, ed è -oltretutto - anche un diritto dei bambini/giovani) confondendo l’aiuto che si può fornire a una famiglia rendendo gratuito l’accesso a un servizio pubblico, con il controllo della famiglia, della donna (che ha tutto il diritto di essere aiutata a occuparsi dei propri figli come desidera, sia stando con loro a casa, sia lavorando) e dell’educazione da impartire ai bambini (Paola Liberace, Contro gli asili nido - Politiche di conciliazione e libertà di educazione). 

Quello a cui si deve tornare, invece, è un'altra visione: e ne parlo nei miei articoli seguenti.

Parte prima: la relazione sulla Violenza Ostetrica alle Nazioni Unite

Parte seconda: Il commento delle associazioni che si occupano di Violenza Ostetrica

Parte tre: la proposta di Flora Gualdani (e la mia)


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