mercoledì 13 gennaio 2021

1+1=2 fino a prova contraria: perché dico "NO" all'utero in affitto

Facciamo che non parliamo di quelle coppie omogenitoriali composte da ricchi uomini che hanno bisogno di un figlio (o più) per dimostrare che il loro è vero amore. Parliamo, invece, di coppie eterosessuali normalissime che non riescono ad avere figli. Provano rivolgendosi alla procreazione assistita, che già crea "morti e feriti" tra embrioni sacrificati e tutto il resto. Mettiamo però che la sterilità della coppia sia data da un difetto anatomico che impedirebbe una qualsiasi ipotetica gravidanza (che spesso termina con un aborto spontaneo): la domanda che sorge spontanea riguarda il da farsi. Perché il problema impellente è come avere un figlio possibilmente legato biologicamente ai genitori, almeno parzialmente.

Sì perché io vorrei far comprendere un concetto chiaro: la faccenda sterilità, come mi hanno spiegato le mie amiche che hanno versato lacrime su questo, riguarda l'idea che prepotentemente traspare da ogni messaggio del cosiddetto mainstram: "Avere figli è un diritto". 
Sentire la vocazione alla genitorialità è fondamentale per una persona adulta, moltissimo per una coppia che si ama. Pretendere che un figlio fornisca beneficio, è un altro paio di maniche. Anche perché un figlio è una persona.

Ma un figlio, è effettivamente una persona?

Quando spiegavo il mio corso di preparazione alla nascita ai genitori in attesa (corso che non aveva un inizio né una fine, tantoché approdavano genitori "incinti" da 7 settimane e genitori con bambini sino ai primi 12 mesi di vita del figlio), ero chiara su un concetto: «State mettendo al mondo dei cittadini. Dei futuri ingegneri, netturbini, insegnanti. Dei futuri genitori. Non sono oggetti di proprietà e non sono esseri viventi che debbono realizzare i vostri sogni e le vostre aspettative: le vostre cose realizzatele da voi, perché ai vostri figli non glie ne frega nulla. Loro hanno diritto alla loro vita». 

Ma se per diventare genitore, si è disposti ad acquistarlo/acquisire un figlio tramite un prestito d'opera (ossia l'acquisto sia di gameti, sia di gameti e usufrutto di utero), siamo certi di essere di fronte ad adulti che hanno chiaro il legame che c'è tra l'embrione/feto e la madre (o anche solo il fornitore/la fornitrice di gameti)? In realtà non credo sia possibile che lo abbiano chiaro, laddove i giganti dei diritti riproduttivi (dall'OMS andando in giù) informano le donne che dopo un concepimento c'è un grumo di cellule che se abortito non succede nulla; che se il bambino ha qualche difetto va fatto morire velocemente così almeno non soffre né lui né i genitori; che la EllaOne è un presidio quasi salutare per le ragazzine che si trovano nei guai; che solo un bambino desiderato ha il diritto di vivere; che una persona che vuole diventare genitore, ha diritto di diventarlo; che gli organi dei feti abortiti possono essere venduti per vari scopi.
Tuttavia sappiamo bene che tra uno zigote e la donna che lo ha concepito, già prima dell'impianto in utero, vi è una relazione: il fatto è che nella confusione del virtuale, si tende a scordare un concetto che i nostri bisnonni sapevano bene: un figlio ha bisogno di mamma e un orfano di mamma soffrirà tutta la vita (poi lo ha provato Bowlby con la sua Teoria dell'Attaccamento e lo hanno dimostrato le scienze perinatali). Prima del parto, il bambino ha una vita e intraprende una relazione con la madre: questo pare non sia realmente compreso a chi suppone che l'embrione sia un grumo di 16 cellule (una famosa ginecologa abortista dice così perché afferma che sia meglio, per le donne, sapere questo, così se abortiscono non devono sentirsi in colpa). 
Probabilmente, però, che il nascituro possieda un grammo di diritti, per lo meno su ciò che è prorpio suo, per qualcuno che s'intende di maternità è chiaro: per esempio il fatto che il taglio del cordone ombelicale privi il nascituro di sangue che contiene nutrienti fondamentali, è da anni chiaro a ostetriche di fama mondiale come Ibu Robin Lim. Quindi c'è una parte di scienza ostetrica che effettivamente dimostra il fatto che il nascituro possiede il diritto di non diventare - come affermano alcuni operatori -  un "donatore inconsapevole" di materiale proprio, nel momento in cui nasce. Il taglio del cordone ombelicale, infatti, è oggetto di controversie piuttosto accese non solo per il fatto che quel sangue che la madre decide di donare alla scienza medica è effettivamente importante per la salute del bambino, ma - aggiungo io - per tutta una serie di altri fattori. 
Un documentario piuttosto importante è questo, editato e pubblicato da due enti differenti ma collegati: il Comitato Cordin (comitato per il rispetto dei diritti del neonato) e OVOI (Osservatorio sulla violenza ostetrica Italia), organizzazioni piuttosto ben strutturate i cui scopi riconosco essere onorevoli. L'occasione fu la proposta di legge della sen. PD Granaiola (tra i firmatari anche Sergio Lo Giudice, che ha due figli con l'utero in affitto, particolare interessante) di promuovere il prelievo e lo stoccaggio di sangue cordonale.
Se ascoltiamo il breve documentario, possiamo notare alcuni punti salienti:
- La nascita di un neonato è un momento fondamentale da ascoltare e osservare (dr Giovannini).
- (Nella donazione di sangue cordonale) sembra che ci sia la mercificazione di un bene non negoziabile (ost. Castellarin).
- Il bambino e la placenta condividono questa quantità di sangue: quasi 450 ml (mostra una bottiglietta da mezzo litro). Quando si taglia immediatamente il cordone, il bambino viene privato di circa 150 ml di sangue. Se io prelevassi da voi (dice al pubblico) 150 ml di sangue, non vi sentireste tanto bene. (ost. Ibu Robin Lim).
- Nel sito del Ministero della Salute, a proposito della donazione del sangue cordonale, c'è scritto "donare il cordone ombelicale": non viene nominata la parola 'sangue'. (speacker)
- Soltanto successivamente ho scoperto, grazie alle associazioni di mamme che sostengono l'allattamento, il taglio del cordone ombelicale, se posticipato, può dare dei benefici al bambino. (mamma intervistata).
- L'abbiamo fatto pensando, come viene detto spesso, che questo sangue va buttato.Alla fine ho scoperto che ci sono delle cose che invece sono state omesse, come che questo sangue poteva andare al bambino. (mamma intervistata)
- In realtà non mi è stato neanche detto, tutti i benefici che avrebbe potuto portare al bambino. (mamma intervistata)
- È difficile credere che la madre che decide di donare, abbia cognizione di causa che questo sangue sia una parte di sangue che dalla sua placenta, doveva andare al neonato, e che io vado a prelevare. (Sen. Romani).
- L'unico trapianto di cellule staminali, è in questo momento. Il clampaggio immediato del cordone va impoverire la funzione del cuore. (Dr Giovannini)
- Il concetto di clampaggio è sempre sbagliato. (Dr Alosi)
Il clampaggio e la recisione precoce (prima di 2 minuti finiti) del cordone ombelicale, ha rischi per il neonato e per la madre.
- Il clampaggio precoce del cordone viene eseguito ancora da tre ginecologi su quattro che continuano a non modificare il loro comportamento. (dr Piscicelli)
- Il clampaggio precoce del cordone viene eseguito perché sinché il neonato è attaccato al cordone, la responsabilità si può rimpallare tra ginecologi e neonatologi, non capendo che mantenenedo intero il cordone si hanno "meno responsabilità".(dr Alosi)
- Gli interessi di madre e bambino non sono disgiunti: se il bambino sta male, anche la madre sta male perché sono psicologicamente collegati (dr De Maria).
- Il neonato è una persona. Non è un incapace in relazione al quale il genitore fa quello che vuole. Il diritto del neonato, quando dona il suo cordone, è un diritto indisponibile. Il consenso informato è l'autodeterinazione cosciente di una persona. Il cordone ombelicale comunica tra mamma e figlio, ma se appartiene al figlio e glie lo togli, tu gli fai un danno. (dr Battista Petti - Suprema Corte di Cassazione)
- L'ostetrica dovrebbe convincere le mamme a donare il sangue cordonale: questo ha messo in crisi le ostetriche che hanno fatto un percorso formativo diverso e si pongono dei dubbi sul fatto di promuovere la donazione. (ost. Oliva)
- Se una donna chiede una donazione (cioè di donare il sangue di suo figlio, ndr) noi ci troviamo in difficoltà perché nel privilegiare il benessere del neonato e della nascita, noi dovremmo tagliare quel cordone. In presenza di un consenso informato, dovremmo dare per scontato che la madre è informatadi quello che si fa. Purtroppo abbiamo verificato che non è così. (Ost. Castellarin)
- Quando noi abbiamo una nascita non rispettata nei confronti della diade (madre e bambino, ndr), noi stiamo inducendo un senso d'incompetenza: che è drammatico. È sul senso d'incompetenza che si stabiliscono le relazioni di potere ed è sul senso d'incompetenza che si determina il controllo dei corpi. (dr Grandolfo)

Attenzione: il dr Grandolfo afferma una grande verità logica quando dice che in caso di un'assistenza non rispettata nei confronti di madre e bambino, si afferma il controllo dei corpi. E ha ragione: un neonato tolto, anche con estrema grazia e petalosità alla propria madre, per essere consegnato tra le felici braccia di due committenti, è l'affermazione di un potere di controllo: ideologico (nei confronti della partoriente), fisico e psicologico nei confronti del neonato che subirà, per tutta la sua vita, la decisione di un mondo adultocentrico che, non tenendo conto che è una persona verso la quale nessun consenso è richiesto, decide ingiustamente per lui (come dice il dr Battista Petti della Suprema Corte di Cassazione).
Potremo introdurre un numero di elementi molto interessanti a partire da alcune dichiarazioni delle persone intervistate: si va dalla denunciata incompetenza delle donne che hanno firmato consensi informati non informativi (come accade a moltissime donne che hanno abortito e hanno sofferto mostruosamente dicendo che nessuno le aveva avvertite di questa sofferenza perenne); al fatto che le ostetriche si trovano ad affrontare crisi di coscienza per ritardare un taglio del cordone, ma se un'ostetrica mostra dubbi di coscienza sull'aborto, se ne auspicherebbe la non assunzione o il licenziamento; nella donazione di sangue cordonale, c'è la mercificazione di un bene non negoziabile, afferma la famosa collega Castellarin.

E io sono d'accordo con lei. Tuttavia mi chiedo: se la donazione del sangue cordonale è la mercificazione di un bene non negoziabile, vendere un neonato - se pur in accordo con la sua mamma - che cos'é? 
Tuttavia, quando mandiamo la nostra petizione all'Ordine delle Ostetriche, alle associazioni contro la violenza ostetrica e al comitato Cordin, non ci viene fornita risposta: se è scandalosa la cessione altruistica del sangue cordonale, potrebbe parimenti essere accettata la cessione altruistica di un bambino?

Noi continuiamo a chiedercelo, ma la risposta non ci arriva.


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