venerdì 13 aprile 2018

Diritto a portare, ma non il diritto a essere portati.

Non vorrei sembrare retorica, ma io tutta questa gran moda che c'è ora sul portare i bambini, non la capisco. Cioè, non è che non capisco il motivo per il quale tante mamme si confrontano in  gruppi o blog sull'argomento 'portare', non capisco cosa ci sia di tanto "polveroso" che c'è bisogno letteralmente di non fare altro ogni ora del giorno e della notte.


sabato 7 aprile 2018

Nascere dolcemente: l'ospedale di Vipiteno è chiuso

La scorsa settimana abbiamo dato voce all’appello di una mamma che con tutte le forze si oppone alla chiusura di un centro d’eccellenza per partorire in maniera naturale e fisiologica. Il reparto di ostetricia dell’ospedale di Vipiteno sta per essere chiuso, e allo sdegno suo, nostro e di moltissime altre madri, si aggiunge l’appello di una donna, mamma e ostetrica che a Vipiteno ha dato alla luce il suo quarto bambino, e che vuole esprimere il proprio parere non solo umano ma anche professionale su questa scandalosa decisione.
Ecco la sua lettera al Presidente della Provincia Alto Adige.

 “Gentile dott. Kompatscher,

venerdì 6 aprile 2018

Felice di essere stata fatta

Oggi il manifesto dell'Associazione Pro Vita ha suscitato scandalo: perchè? 
Perché dice la verità: l'essere umano c'è già a 11 settimane, come c'è a 10 e a 12. Qualsiasi sanitario dovrebbe rendersi conto di questa verità. Non è ideologia o semplice opinione:  sono biologia, embriologia e fisiologia. 
Il feto dipende in tutto e per tutto dalla madre che lo rimane anche se il feto muore (a qualsiasi settimana di gestazione), se il neonato (tra feto e neonato c'è differente solo il luogo dove si trovano: fuori o dentro l'utero, cosa che si tende a scordare) viene dato in adozione, e se viene soppresso. Quest'ulima realtà, la conosciamo leggendo le testimonianze di quei genitori che hanno dovuto affrontare la morte delle loro creatureva causa di patologie "incompatibili con la vita" (la vita da neonati, quindi quella al di là dell'utero): non le testimonianze, però, di quei genitori che hanno deciso di attendere che la loro creatura si spegnesse da sola durante la gravidanza o subito dopo la nascita, ma quelle dei genitori (si autodefiniscono così, quindi lo sanno bene di esserlo) che hanno lottato per avere un figlio cercando lo per anni e ricorrendo anche alla procreazione assistita, ma che poi hanno deciso di seguire il consiglio dei medici che hanno suggerito loro di sopprimere il feto affetto da patologie. La sofferenza che le due tipologie di persone, quelle che attendono la morte del feto spontaneamente e quelle che scelgono che sia provocata, è mostruosa e desta compassione: la personale riflessione sta nnelelpercepire differente il fatto che i genitori "costretti" all'"aborto terapeutico" raccontano di enormi tristezza e delusione dalla vita stessa, mentre quelli che non si lasciano convincere ma optano per l'attesa siano tristi e sofferenti, ma sereni. 


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