sabato 22 dicembre 2018

Scegli tu... di fare quello che voglio io.

Mia figlia è andata al consultorio. Non aveva presenziato alla lezione di educazione sessuale (sostanzialmente di igiene e di incompleta biologia) tenuta a scuola dalle ostetriche dell'ASL (due ore di: "Usate il preservativo e prendete la pillola! Se rimanete incinte adesso, è un danno!") perchè aveva preferito studiare matematica.
E' tornata coi capelli irti in testa e un pacco di volantini. Il più terribile di questi è firmato www.sceglitu.it e SIGO (ossia Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), s'intitola TRAVELSEX e l'incipit del presidente è il seguente (in corsivo inserirò i miei commenti: mi si perdonerà un linguaggio all'uopo):

lunedì 15 ottobre 2018

Mi faccio i ca** miei!

Impazza un simpatico meme su facebook che, a parte essere di estrema finezza e goliardìa, si caratterizza di una serie di proposte degne di nota. Analizziamolo sino infondo.
"Volete evitare gli aborti?": a parte qualche operatore sanitario piuttosto sadico che milita nei Radicali e magari qualche politico con idee confuse, poche persone riconoscerebbero che l'aborto lo si augura a tutte le donne come un'esperienza arricchente e positiva. Le stesse donne che si riconoscono nel movimento "Non una di meno" affermano che l'aborto è una situazione che lascia la donna nel dolore, come si evince dal post che pubblicano per denunciare ciò che gli Universitari per la Vita avevano organizzato il giorno precedente:

venerdì 13 aprile 2018

Diritto a portare, ma non il diritto a essere portati.

Non vorrei sembrare retorica, ma io tutta questa gran moda che c'è ora sul portare i bambini, non la capisco. Cioè, non è che non capisco il motivo per il quale tante mamme si confrontano in  gruppi o blog sull'argomento 'portare', non capisco cosa ci sia di tanto "polveroso" che c'è bisogno letteralmente di non fare altro ogni ora del giorno e della notte.


sabato 7 aprile 2018

Nascere dolcemente: l'ospedale di Vipiteno è chiuso

La scorsa settimana abbiamo dato voce all’appello di una mamma che con tutte le forze si oppone alla chiusura di un centro d’eccellenza per partorire in maniera naturale e fisiologica. Il reparto di ostetricia dell’ospedale di Vipiteno sta per essere chiuso, e allo sdegno suo, nostro e di moltissime altre madri, si aggiunge l’appello di una donna, mamma e ostetrica che a Vipiteno ha dato alla luce il suo quarto bambino, e che vuole esprimere il proprio parere non solo umano ma anche professionale su questa scandalosa decisione.
Ecco la sua lettera al Presidente della Provincia Alto Adige.

 “Gentile dott. Kompatscher,

venerdì 6 aprile 2018

Felice di essere stata fatta

Oggi il manifesto dell'Associazione Pro Vita ha suscitato scandalo: perchè? 
Perché dice la verità: l'essere umano c'è già a 11 settimane, come c'è a 10 e a 12. Qualsiasi sanitario dovrebbe rendersi conto di questa verità. Non è ideologia o semplice opinione:  sono biologia, embriologia e fisiologia. 
Il feto dipende in tutto e per tutto dalla madre che lo rimane anche se il feto muore (a qualsiasi settimana di gestazione), se il neonato (tra feto e neonato c'è differente solo il luogo dove si trovano: fuori o dentro l'utero, cosa che si tende a scordare) viene dato in adozione, e se viene soppresso. Quest'ulima realtà, la conosciamo leggendo le testimonianze di quei genitori che hanno dovuto affrontare la morte delle loro creatureva causa di patologie "incompatibili con la vita" (la vita da neonati, quindi quella al di là dell'utero): non le testimonianze, però, di quei genitori che hanno deciso di attendere che la loro creatura si spegnesse da sola durante la gravidanza o subito dopo la nascita, ma quelle dei genitori (si autodefiniscono così, quindi lo sanno bene di esserlo) che hanno lottato per avere un figlio cercando lo per anni e ricorrendo anche alla procreazione assistita, ma che poi hanno deciso di seguire il consiglio dei medici che hanno suggerito loro di sopprimere il feto affetto da patologie. La sofferenza che le due tipologie di persone, quelle che attendono la morte del feto spontaneamente e quelle che scelgono che sia provocata, è mostruosa e desta compassione: la personale riflessione sta nnelelpercepire differente il fatto che i genitori "costretti" all'"aborto terapeutico" raccontano di enormi tristezza e delusione dalla vita stessa, mentre quelli che non si lasciano convincere ma optano per l'attesa siano tristi e sofferenti, ma sereni. 


venerdì 30 marzo 2018

Dormire col bambino? Sì grazie!

La spiaggia d’estate è, per me, fonte di insegnamenti. La calura estiva, e il fatto che sotto l’ombrellone non solo si è pressoché nudi fisicamente, ma pure mentalmente, consente di ascoltare, cogliere ragionamenti, leggere articoli e trarne deduzioni.
L’argomento principe della scorsa estate è stato il sesso e il sonno condiviso. No, non desidero eviscerare l’argomento, ma solo fare alcune considerazioni.
La coppia di esseri umani (ma potrebbe essere una coppia di potamocheri o di cigni) s’innamora e, di lì a breve, si accoppia per perpetrare la specie. Il signor potamochero lo sa che dovrà occuparsi dell’approvvigionamento di cibo durante la gestazione e l’allevatura dei cuccioli, così pure il cigno.
Per quanto riguarda la specie umana, specie che si è evoluta a partire, credo, dall’australopiteco afarensis soprannominato Lucy, il chiodo fisso del maschio, a giudicare da quanto riferiscono psicologi da rivista scandalistica e programmi mostruosamente italiani del primo pomeriggio, è quello di tornare ad accoppiarsi con la compagna appena questa si sgrava.


venerdì 23 marzo 2018

La consapevolezza delle madri: l'esempio del ciuccio

Donne informate, mamme capaci. Ovvero sia:
“Le scelte delle mamme passano per le informazioni che le donne ricevono e vogliono ricevere”.
L’uso del ciuccio.
Oggetto quanto mai fonte di discussione, il succhietto o ciuccio è un oggetto che viene acquistato ben prima che un bambino nasca.
La disinformazione che si trova sul web, però, è molta e questo rende le donne (le future mamme) deboli dal punto di vista della loro possibilità di scegliere un oggetto per il proprio figlio. Facciamo degli esempi:

lunedì 19 marzo 2018

Papà: un pensiero felice

Ogni volta che riguardo lo spezzone del film Peter pan, quello con Robin Williams e Dustin Hoffman, uno dei miei pezzi preferiti e che più mi commuove è sicuramente quello nel quale il ritrovato Peter Pan, capisce che il proprio pensiero felice, ossia quello che lo fa volare, è il proprio figlio. 

giovedì 15 marzo 2018

Come custodire la Bellezza

Dalla Madonna alla donna: cioè alla realtà dei nostri giorni.
Anche qui partiamo da una citazione illustre che voglio smontare: un famoso teologo cattolico, oggi di gran moda, su Repubblica diceva che la figura di Maria come Vergine Madre non può essere un modello per le donne. Io penso esattamente l'opposto: cioè che nella grandezza della maternità della Madonna si ricapitola ogni maternità. 
Di solito riassumo il concetto con un'equazione: la vita umana sta al genio femminile, come la salvezza sta al genio di Maria, fratto Incarnazione (l'equazione che riassume il "nuovo femminismo").
Per effetto di questa formula abbiamo il Dio umanato, e l'uomo divinizzato (grazie alla donna). Persona di genio come ci diceva Papa Wojtyla: genio purtroppo usato anche in negativo come ha fatto un intellettuale che è stato una delle menti della pulizia etnica in Bosnia (attualmente condannato dal tribunale dell'Aja) "La donna è un genio, quando lo usa bene raggiunge alte vette". 
Adesso vi voglio parlare di alcune profonde convinzioni mi sono fatta in questi 50 anni di movimentato servizio,
vulcanico.


mercoledì 7 marzo 2018

Ancora sulla Violenza Ostetrica

Quando mi arrivò il messaggio di Andrea nel quale c’era scritto: “Sangue”, io capii immediatamente che non si stava scherzando. Gli dissi, senza mezzi termini, di chiamare un’ambulanza e che c’era una grande possibilità che ci fosse un distacco di placenta in atto. 



Chiara si fece trasportare dalla ambulanza ben cosciente che la vita di suo figlio Francesco era in grave pericolo e che anche la propria poteva essere realmente a rischio. Quando io arrivai all’ospedale, pochi minuti prima che arrivasse l’ambulanza, il team l’aspettava già pronta per l’intervento chirurgico d’emergenza. Il primario, già vestito di verde per entrare in sala operatoria, parlò a Chiara senza mezzi termini, la prese per mano e le disse: “Spero tu abbia capito che stiamo andando in sala operatoria. Francesco nacque in pochi minuti e sembrava realmente morto: era tutto blu, il suo corpo inanimato e non respirava. Era rimasto senza ossigeno 40 minuti e la speranza che sopravvivesse quest’esperienza, era pochissima. Le colleghe della sala operatoria e i medici si mossero rapidamente e Francesco pochi minuti dopo essere nato, ricominciò l’attività cardiaca.

L'attaccamento madre-bambino


Non pensavo sinceramente che avrei più ricordato quel brutto evento al quale partecipai attivamente come studentessa del corso di laurea ostetricia, quando fui istruita su come sia necessario ovviare al problema dell’ attaccamento madre-bambino se avviene il parto di una mamma che poi vuole disconoscere il proprio figlio per vari motivi. 



La donna in questione era una carcerata che desiderava dare in adozione la propria creatura: il team mi spiegò che in questi casi si assiste al parto, si fa in modo che il bimbo pianga la prima volta lontano dalla sua mamma e che dev’essere immediatamente accudito in modo ‘distaccato’ dalle infermiere (cosa che raramente fanno, coccolandoselo nonostante le ‘indicazioni’) e si aspetta sino al momento in cui viene ritenuto dimissibile dal nido e in grado di poter essere preso in custodia dai genitori adottivi (che in genere arrivano poche ore dopo la nascita).
Le ostetriche mi spiegarono tutta questa procedura che era stata spiegata loro dal primario, usando la parola ‘mamma’ e sottolineandomi con serietà che lo facevano perchè la donna che da alla luce un bambino è e rimane una Mamma in qualsiasi caso: che il bambino muoia durante la gravidanza (una mamma è comunque mamma anche se avviene un aborto a 5 settimane), durante il parto o dopo la nascita, o che le venga allontanato.

Testimonianze di vita!!


La madre mi chiamò riferendomi il fatto che la figlia diciottenne fosse gravida.

Nulla di strano fino a qui, se non che la donna era del tutto intenzionata ad aiutare la figlia ad abortire. Durante la telefonata, il cui tono era concitato e comprensibilmente confuso, desiderava chiedermi se, tramite ipotetiche conoscenze con l’ASL, io potessi affrettare l’intervento. Mi ritrovai ad ascoltare una donna di neanche 40 anni che cercava di autoconvincersi che la figlia facesse bene a interrompere la propria gravidanza. Sottolineò che aveva prenotato l’intervento molto lontano da casa in modo tale che nessun conoscente potesse entrare in contatto per sbaglio con lei (quindi, evidentemente, si vergognava della scelta della quale si arrogava il diritto). 

Allattamento materno

Non credo che si debba neppure stare molto a sottolineare, ma l’allattamento materno è il mezzo biologicamente normale attraverso il quale un essere vivente deve essere nutrito dalla propria madre. Noi esseri umani siamo stati nutriti per millenni dalle poppe della nostra mamma (a volte anche da quelle di altre donne se la mamma era impossibilitata o morta di parto: brutto sì, ma succede ancora e, spesso, non è evitabile) e nessuno ha mai messo in dubbio che una sana ciucciata di latte potesse essere la panacea per nutrirsi, calmarsi, dormire, guarire, sentirsi amati e molte altre cose ancora (la Terza figlia – abile ciucciatrice – suggerisce un semplicissimo:”Perché è buona!”). 

Le donne fanno sempre meno figli


Una delle immagini che abbastanza di recente è girata sul web, è quella di Dexter, bellissimo bambino(ne) nato, pare, con la spirale della mamma in mano. Foto vera o ritoccata? La cosa ci interessa relativamente, poichè il ‘succo’, quello che ci riguarda, è un altro. 

La foto (ritoccata, probabilmente) di Dexter
Quando io ho iniziato a interessarmi all’ostetricia, la grande maggioranza dei convegni e dei corsi era incentrato sull’assistenza alla nascita: come migliorare e umanizzare l’assistenza, come rendere il momento del bonding (che non è altro che l’imprinting negli esseri umani: menomale che hanno cambiato terminologia distinguendo le specie) più fisiologico e possibile anche in caso di taglio cesareo, come implementare l’allattamento materno proteggendolo e sostenendolo anche con indicazioni di Legge, come sostenere la donna nei delicati momenti dell’esogestazione (che per Lorenzo Braibanti sono i 9 mesi ‘fuori’ dall’utero materno, ma per altri studiosi dell’attaccamento riguardano i primi 2 anni di vita nei quali il bambino ha bisogno della sua mamma – e non del caregiver o ‘fornitore di cure’) e come migliorare le relazioni genitoriali attraverso il dialogo e la comunicazione attiva (iniziarono a sorgere numerosissimi corsi su come imparare il cosiddetto ‘Metodo Gordon’ , che ha ottimi spunti, o la ‘Comunicazione Non Violenta’, che personalmente, invece, mi fa salire il serial killer dormiente)…

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