Per
circa un centinaio di persone tra i miei contatti su Facebook, che
rispondono alla mia questione su quale sia il diritto del bambino, la
discussione non inizia neppure: è certamente il diritto a venire al
mondo.
Ognuno ha la propria storia personale a proposito di argomentazioni così delicate.
C'è
chi ha abortito e soffre da anni, che risponde alla mia domanda -
privatamente - in quel modo perchè non vuole che altre donne soffrano
(«Mille inganni da parte di chi ti suggerisce che dopo l'intervento
starai meglio e poi non sa che tu è sette anni che vorresti morire solo
per rivedere il tuo bambino»).
C'è
chi ha condiviso la vita con una sorella disabile che ha realizzato
mille progetti e che non nasconde il fatto che attualmente sua sorella
non sarebbe neppure stata messa al mondo.
C'è
chi ha fatto della lotta a favore della vita uno stendardo portato
avanti da numerose associazioni, diverse delle quali composte anche da
donne che hanno abortito e vorrebbero aiutare tutte le donne che stanno
optando per tale libera scelta, a non compierla (lo specifico perchè
pare che i "pro-vita" siano un branco ideologizzato di gente con
preconcetti campati per aria).
C'è
chi ha studiato la fisiologia e la biologia e non desidera neppure
mettere in discussione la ragionevolezza del proprio assunto
incontrovertibilmente scientifico sul momento in cui inizia la vita.
C'è
chi ha adottato e avuto in affido bambini che altri non hanno voluto e
ringrazia ogni giorno chi non ha abortito i figli che l'hanno reso
genitore.
C'è
chi porta testimonianze proprie e ragionamenti che provengono da
frammenti di vita che hanno portato sofferenza personale e altrui.