Recensioncine

Suggerisco questo libro scritto da una mamma e da un papà.
Perché l'ho letto? Perché parla di famiglia numerosa (sono di parte) i cui componenti si vogliono bene e attraversano la vita solfeggiando da una vicenda a un'altra (spesa, gruppi whatsapp di mamme, gravidanze, discussioni notturne, minestrina in brodo, ricordi dei nonni, viaggi last minute e molto altro) ponendo questioni interessanti in modo sciolto e mai banale. I capitoli sono brevi e la lettura è scorrevole.
A chi lo consiglio? Ai genitori dei corsi pre-parto (me ne intendo) e a tutte quelle persone che mi chiedono se avere un figlio non sia meglio e meno stancante. A chi lo regalerei? A tutti coloro che fanno politica, dall'assessore, al consigliere comunale e via via.
La famiglia è stancante, ma da gioia vera e non melliflua. La famiglia è la vera realizzazione delle aspirazioni umane.
Loro ci spiegano perchè.




Innanzi tutto è un testo per ogni età. Ammetto che io l'ho amato, Lannina (9 anni) lo ha apprezzato, la figlia G(rande) lo ha ammirato.
È un racconto umano in tempo di pirateria. È la storia di grandi amori. È la vicenda di persone.
Ognuno è libero di compiere scelte, ma se queste sono volte al Bene, ai Valori e alla Vita, qualunque evento rattristante e doloroso, può ricevere consolazione. E in qualunque evento gioioso, si è volentieri grati.
La lettura è scorrevole, non complessa. Consigliato per tutti. Anche ai giovani maschi.








 Questo libro è molto interessante sia per chi ha Fede, sia per chi pensa di non averne: il fatto è che l'uomo è portato alla ricerca oltre sé, per cui il copioso rischio è quello di rifiutare a priori una Fede (magari col presupposto che è quella alla quale siamo stati obbligati da piccoli, come il Bissolvon o le tabelline), ma poi ci rifugiamo in superstizioni (nel nord Europa -che si è voluto secolarizzazione a tutti i costi- è molto viva la credenza in miti, leggende e personaggi di fantasia). Una parte che ritengo interessante è uno studio che mette in relazione la pratica religiosa e il tasso di fertilità: più la donna ha Fede, più ha figli (2.74 contro 1.79 delle donne che non praticano nessuna religione), più - dice il sociologo - facilmente spesso viene trasmessa ai figli che, aritmeticamente, aumenteranno di più dei figli delle donne non religiose. In sostanza, per dirla alla Benedetto XVI, + figli + futuro.
Sono molto piacevolmente contenta di aver trovato Rodney Stark citato anche nell'ultimo libro di Giuliano Guzzo.
Lettura interessante.


 Innanzi tutto è un libro storico: non dà giudizi, ma analizza fatti.
Il fatto dal quale parte per compiere a ritroso l'esegesi di un momento culturale, il nostro, nel quale ci arrovelliamo su argomenti ideologici di nessuna utilità, ma di cospicua pericolosità sociale (l'incremento della agognata libertà sessuale che sta inesorabilmente portando verso la pornopedofilia senza freni, ad esempio) senza spirito critico, stando sul "qui e ora" e non pensando mai a responsabilità e conseguenze, fa del testo un interessante studio su quest'epoca storica.
Sono diversi i capitoli in cui l'autore studia e analizza (dalla bufala del multiculturalismo, all' esistenza immatura dell'homo gaudens -"desidero quindi è mio diritto", attraverso il temibile mito dell'antiumanesimo ambientalista) ma quello che trovo fondamentale è assolutamente "la dittatura dell'autodeterminazione" ovvero del 'puoi essere/fare tutto ciò che vuoi' -mentalità che trovo pericolosamente diffusa-.
In quest'ultimo capitolo (lo tiene per ultimo perché così il lettore s'innervosisce gradualmente e non d'emblée)vengono prese in considerazione varie mode attuali: dal "voglio dunque sono" (che combatte contro storia, radici, tradizioni e gerarchie) alla dittatura -angosciante, a mio avviso- del diritto a realizzare tutti i propri desideri. L'autore possiede molta cultura storica e fornisce fonti bibliografiche di tutto rispetto, compiendo il lavoro molto complesso di far suscitare domande nel lettore e uno spirito critico che possa far comprendere quanto le attuali mode siano -appunto- mode e, pertanto, superabili. Non cita a caso il giudice Giovanni Falcone che, riguardo alla mafia, soleva dire che, trattandosi di un fatto umano, avrebbe avuto una fine.
Lo consiglio caldamente.

 Ho letto con attenzione questo testo: scorrevole, maneggevole e molto denso d'informazioni.
E' diviso in capitoli e argomenti che vengono discussi con discernimento e senza mai polemizzare né giudicare la persona.
Ammiro e apprezzo chi, ogni giorno, ci fa ragionare sui pregi dell'avere una comunicazione aperta e responsabile, anche e soprattutto sui social. Personalmente non apprezzo i metodi comunicativi (CNV o altri) poiché sviliscono le relazioni impostandole in modo che le persone poi paiono non reali: essere aperti al dialogo non significa affossare le proprie convinzioni religiose (errore che ho potuto denotare in diversi contesti), ma motivarle con serietà e serenità dando, al proprio interlocutore, la libertà di esprimere il proprio parere nel merito (parere che non dev'essere offensivo né chiuso nell'offesa o nell'ingiuria). Gli argomenti trattati (aborto, omosessualità, immigrazione e altri) sono molto interessanti e 'croccanti' alla vista della cultura dominante oggidì.
Ne consiglio la lettura e lo studio a moltissime persone, tra le quali la sottoscritta.
Mia figlia di 17 anni lo giudica "forte" e ciò mi basta.
Brava Martina Pastorelli di Catholic Voices Italia, per il lavoro quotidiano tra giornalismo d'attualità e comunicazione.
Consigliatissimo.

 Questo libro l'ho dovuto leggere due volte poiché è molto denso e dettagliato.
Innanzi tutto una nota a margine: non è un testo che ha opinioni ideologiche, ma è un'insieme di ragionamenti che l'autore compie attraverso la sua esperienza clinica (e quella di colleghi). E' un testo anche ma non solo per chi si avvicina all'interuzione volontaria di gravidanza e alla procreazione assistita dal punto di vista scientifico e professionale.
Mi sono concentrata molto sul concetto di "figlio-desiderato" che è in voga tra chi si occupa di maternità, poichè si è convinti del fatto che un bambino, se -appunto- desiderato, verrà accolto con attenzione e dedizione. Ovviamente verso questa concezione vi sono note di progresso (a partire dal confort affettivo e materiale che la coppia genitoriale gli può offrire), ma alcuni risvolti - dice l'autore - piuttosto pericolosi. Specialmente verso alcuni ambiti: uno dei quali è sicuramente quello dell'associazione del concetto 'desiderato' associato a quello dell'interruzione volontaria di gravidanza. Ho preferito effettuare un copia-incolla per non incorrere in errori interpretativi. "Per quanto riguarda il nascituro, l'abbinamento tecnico contraccezione-interruzione di gravidanza trasforma, sembpra a suo sfavore, la nozione di programmazione-accoglienza del bambino. L'essere umano non è accolto per ciò che è e rischia fortemente di essere eliminato quando non è più conforme al desiderio di coloro che l'hanno concepito, oppure quando sfugge alla regola sociale del bambino 'desiderato-programmato-in-condizioni-sociopsicologiche-favorevoli. Quando non risponde più a questo modello, il nuovo essere ha il dovere di non nascere, quindi non esistere. Poiché essere concepito ed eliminato non è il segno visibile di alcun disordine, in quanto per definizione non vede mai la luce, la programmazione del 'bambino desiderato' rimane per dei nostri contemporanei il principio di riferimento: questi bambini saranno necessariamente desiderati, quindi, si pensa, coccolati e amati. Tale modello, che risiede sul sacrificio degli embrioni non desiderati, merita una lettura critica. Raramente risparmia gli esseri concepiti 'conformi', quelli che possono restare in vita. In realtà, a dispetto di quello che attualmente si crede, il bambino della nuova scena concezionale non è un figlio desiderato per sé stesso; egli rappresenta prima di tutto un figlio che ha il dovere di essere conforme al desiderio di coloro i quali gli hanno dato la vita. E' un figlio sottoposto all'espressione onnipotente del desiderio dei genitori. La donna, la coppia, prendono ormai posizione sull'opportunità, non tanto del suo eventuale arrivo (metodi concezionali), ma della sua attuale presenza: sono loro a decidere se 'merita' o 'non merita'di restare in vita. Questo potere è esorbitante e crea l'obbligo per il figlio 'concepito e nato' di essere conforme al desiderio dei genitori e della società. (...) Il figlio sottoposto all'onnipotenza del desiderio altrui è un bambino onnipotente al quale saràdifficile porre dei limiti. (...) Sta forse in questo fenomeno, una spiegazione all'attuale crisi del senso del limite? Questo modello così esaltato, quello del bambino 'desiderato' non trasmette poi un clima di insicurezza affettiva, dato che il figlio della nuova scena concezionale è condannato a sottomettersi al desiderio altrui?".
Vivamente consigliato.

È di lettura agile e non annoia.
Devo cercare di leggere sempre i libri dai quali poi sono tratti i film, poiché altrimenti mi innervosisco. L'autrice è raccontata nel film Unplanned, del quale consiglio la visione.
È la storia di una donna che sa bene che l'aborto non è un bene per le donne, ma che è dell'opinione che bisogna garantirlo, parimenti alla contraccezione. Diviene responsabile di una clinica della Plannet Parenthood col solo scopo di aiutare le donne a non abortire se non assolutamente convinte, salvo poi ricevere numerose e-mail -una volta licenziatasi- da parte di donne che erano state decisissime ad abortire, ma che lamentavano sofferenza nell'averlo fatto.
Ci sono alcuni ragionamenti interessanti, nel libro, poiché mai, mai, mai, l'autrice si scaglia contro chi è pro-scelta, pro-vita, né contro le donne. Ne fa un discorso di scienza (il bambino del quale hanno bisogno di disfarsi alcune donne è il medesimo che altre donne agognano: stesse misure, stesse caratteristiche, stesso atteggiamento nel liquido amniotico), ne fa un discorso di logica (come può un medico che salva le vite, sopprimerne una che è viva perchè un'altra se ne liberi credendo che quella sia la propria libera scelta?), di consapevolezza (le donne sanno realmente come evitare la gravidanza e che la mentalità anticoncezionale non le rende consapevoli?) e di accoglienza (verso le donne primariamente e in modo assoluto, ma anche verso chi è pro-scelta con il presupposto "nobile" di aiutare le donne).
L'ho trovato un testo nel complesso molto corretto, privo di ideologie da ogni angolatura. L'autrice non vuole convincere nessuno ma desidera veramente che la donna sia libera di conoscere chi è quel piccolo essere che, se pur non desiderato, si trova nel suo corpo e solo dopo scegliere come agire. Non muove accuse verso i medici che praticano l'aborto limitandosi a dire che ci sono anche medici che, dopo anni di aborti, sono passati a non volerli più fare per aiutare realmente la salute delle donne.
Lettura consigliata.

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