martedì 4 gennaio 2022

Come partoriremo nel 2070?

Anno 2070

Una giovane donna di nome Maria, stava avvertendo i primi doloretti alla pancia. Aspettava questo momento da 9 mesi: le erano sembrati tantissimi, da quando si accorse di aver visto le cosiddette “perdite da impianto”. L’eccitazione che percepì al momento in cui comprese ciò che nel suo corpo stava avvenendo, fu enorme.


Era serena, Maria, perché dalla sua parte aveva rispolverato vecchie pubblicazioni che era riuscita a trovare usate: con lei in quest’avventura, c’erano Sara Buckley e l’italiana Emanuela Rocca. Erano i suoi due testi-guida ai quali si era affidata per questa avventura. Suo marito, Andrea, si era fatto serenamente convincere a sfogliare il libro di Alessandro Volta, perché era rimasto molto incuriosito dall’allattamento. Né lui né Maria, erano stati allattati. Erano decenni che nessuno lo era più, tra le varie conoscenze che avevano. Maria aveva letto avidamente tutti i suggerimenti che aveva trovato nei libri, e aveva scelto che sarebbe ricorsa all’ospedale solo nel momento in cui lei avrebbe ritenuto opportuno. Nessuno, oramai da tempo, preparava le donne alla gravidanza e all’accudimento dei figli, poiché era dato per scontato che tutte le donne – data l’età nella quale decidevano di avere figli – non avrebbero voluto una preparazione al parto che le aiutasse a trovare la forza femminile istintiva che le liberava dal giogo della medicalizzazione più efferata, ma casomai suggerimenti pratici e veloci per ritornare a lavorare magre e reattive, dopo qualche mese di malattia ...ehm, gravidanza. Nessuno più, oltre qualche medico anziano, si occupava delle gravidanze naturali, quelle che iniziavano senza intervento esterno: i medici, infatti, oramai erano dediti solo a seguire gravidanze artificiali che, regolarmente, terminavano con tagli cesarei eseguiti in tempo perché le mamme potessero andare al mare senza pancia floscia. Maria sapeva che tanto tempo prima c’erano le ostetriche che potevano assistere a casa, ma non nascendo più bambini, le ostetriche si erano ritrovate a lavorare solo in ospedale e, nello specifico, nelle sale operatorie...

Maria aveva lottato, per vivere la vita che stava costruendo con il suo Andrea: avevano voluto sposarsi, decisione che aveva preso i genitori di entrambi, in contropiede. Da anni nessuno si sposava più, roba d’altri tempi, definiti – in maniera spregevole – “medioevali”. Ma Maria sorrideva, quando sentiva questo aggettivo usato con tono negativo, perché la Storia lei l’aveva studiata e il Medioevo era stato fantastico: lei divorava le opere letterarie di quel periodo e quando, con Andrea, decisero di vivere insieme la loro vita, le sembrò davvero di essere uscita “a riveder le stelle” (come scrisse un sommo poeta morto quasi 750 anni prima di lei). Amare qualcuno, prendersene cura, donarsi con l’unico scopo di costruire una relazione stabile… era proprio un’anticonformista, questa coppia!

Andrea non era appassionato di Storia, ma di biochimica. Era assolutamente convinto che la scienza avesse molte risposte, ma quando poi conobbe Maria, comprese quanto invece manchi, all’Uomo, per poter comprendere la realtà che lo circonda: grazie a Maria aveva scoperto tantissimi scienziati che non avevano mai perso di vista lo sguardo “verso l’alto”: la sua passione erano gli scritti di Nicola d’Oresime, Ildegarda di Bingen e altri (tutti medioevali). Maria e Andrea erano amalgamati perfettamente…

I primi doloretti dei prodromi di travaglio – dicevamo – erano iniziati da qualche ora. Maria aveva il suo sottilissimo librettino con le analisi effettuate in gravidanza, pronta per andare in ospedale. Andrea, come tutti i maschi, le ronzava intorno un po’ in ansia: alla fin fine si sa che la nascita è roba da donne. Michel Odent lo raccontava sempre, che le ostetriche dalle quali aveva appreso l’arte dell’attesa della nascita, stavano a fianco alle gravide semplicemente ricamando (in realtà Michel Odent parlava di “tricottage”, lavorare a maglia). Un medico non riuscirebbe mai, se non opportunamente addestrato, a non-fare: il maschio è chiamato spesso a risolvere, a trovare soluzioni. La femmina è relazionale, paziente, curativa.

Maria era una donna che aveva deciso di allattare e si era impuntata, su questo: aveva letto alcuni testi e Andrea, da biochimico, si era studiato tutto il materiale possibile. Erano certi di aver intrapreso la strada giusta, per il loro bambino o bambina. Sì perché Maria e Andrea si erano sottoposti a pochissime ecografie, con tutto quello che – invece – il medico aveva suggerito loro. Era possibile vedere anche il colore degli occhi e prevedere il colore dei capelli dei figli, attraverso alcune analisi che il Sistema Sanitario sponsorizzava volentieri. Loro, tuttavia, anche mentendo alle rispettive famiglie d’origine, non si erano sottoposti a nessuna indagine: il loro bambino era il loro bambino e, in quanto tale, preziosissimo. Era frutto del loro reciproco amore, era un futuro cittadino, per loro era perfetto solo per il fatto di esistere.

Con le gravidanze artificiali, che ben precedevano i biberon di formula lattea tanto amata da alcuni pediatri, era oramai rarissimo vedere una donna gravida in giro per le strade: le poche che si mostravano erano per lo più additate come “strane”, “antiche”, “antiprogressiste”… Maria, ovviamente, era una di queste. Tuttavia a lei non glie ne importava più di tanto: si era presa tutto il tempo per la sua creatura e voleva non rinunciare a nulla, per lei. Inoltre, avendo studiato epoche lontane, si era fatta l’idea che l’anticonformismo era il modo di pensare che le confaceva di più: «Se tutti fanno una cosa – diceva spesso – non significa che sia giusta!». Andrea e Maria erano davvero pronti a non calcare le mode: Maria – addirittura – era una donna che, dopo la laurea in Ingegneria, aveva scelto di dedicarsi alla casa e alla famiglia, roba che fece infuriare sua madre, che l’aveva accusata di voler diventare una ‘schiava legata al focolare’. Ma Maria era forte: «C’è tutto il tempo, per lavorare: il mio sogno è stare coi miei bambini (sì, più d’uno!!) e poi dedicarmi al mio lavoro… C’è tempo per diventare la schiava di un mestiere che mi terrebbe lontana dalla mia famiglia!!». Quello che Andrea e Maria, oltretutto, avevano pensato, era anche occuparsi dell’educazione dei loro figli direttamente: un affronto per l’abitudine di lasciare i bambini alle puericultrici la notte perché imparino a dormire da soli, come oramai tutti i genitori facevano. Glie l’aveva proposto Andrea, a Maria, poiché in qualche modo non era certo che i bambini dovessero dormire tutta la notte da soli: poi due vecchi e polverosi libri, di Carlos Gonzalez e James McKenna, trovati su una bancarella di libri usati, chiarirono loro le idee: «No, noi dobbiamo stare coi nostri bambini… non c’è nulla di fisiologico nel fatto che i piccoli stiano lontano da mamma e papà». Per cui prepararono pochi oggetti, per il loro piccolo o piccola. Avevano scelto di essere genitori “a costo zero!”: pannolini lavabili, fascia porta-bebé e vestiti usati. Quando – confrontandosi con altre mamme - Maria scoprì quanto costava loro aver messo al mondo un figlio, non potette far a meno di pensare che fosse tutto un inganno: che se ne fanno i bambini di culle, cullette, girelli, passeggini, box eccetera? «I bambini hanno bisogno di contatto, di stare con mamma e papà», aveva giustamente pensato Maria «Forse è anche per l’abitudine d’intraprendere queste enormi spese di oggetti inutili, che i genitori fanno un figlio solo…».

Le contrazioni erano tante, adesso. Maria era sempre più “su un altro pianeta” (come spiegava bene Sarah Buckley, motivando il bisogno di silenzio e di concentrazione delle mamme a travaglio inoltrato): Andrea, delicatamente, caricò la borsa in macchina e l’aiutò a montarci su. Guidò piano piano, per non turbarla. Maria chiudeva gli occhi e si lamentava, ogni cinque minuti circa. Quando giunsero in ospedale, il personale non sapeva bene di cosa si trattava: chi aveva più visto un parto naturale? Senza flebo, senza epidurale, senza nulla!

Le ostetriche non erano più abituate – salvo rarissimi casi – ad assistere le nascite dei bambini. La natalità era bassissima e gli unici che venivano al mondo erano i bambini nati da utero artificiale (basta spengere tutto dopo 280 giorni a calore medio) o i bambini frutto di oramai semplicissime gravidanze pilotate: bastava un bisturi, quindi.

Maria le sconvolse, ma grazie al Cielo, quella sera, c’era in reparto una vecchissima ostetrica, una della “vecchia guardia”, che improvvisamente s’illuminò, quando osservò Maria e i suoi dolori. Si fece vicino a lei e, disturbandola pochissimo, le chiese quando aveva fatto l’intervento di concepimento: Maria le rispose che no, lei era rimasta incinta cercando un bimbo proprio intorno al “picco ovulatorio”, ed erano passati proprio 266 giorni… L’ostetrica era rapita dal fatto di sentir parlare di “picco ovulatorio”: con le terapie ormonali per cancellare la fertilità, nessuna donna – ormai – era capace di conoscere quel momento del ciclo! Nonostante la meraviglia, l’ostetrica si apprestò a far nascere il bimbo o bimba di Maria e Andrea: le sembravano passati secoli, da quando assisteva ai parti in casa, in un passato oramai remoto. Maria si mise carponi e spinse forte tre volte… Nacque, con la commozione di tutto il reparto, una bambina bellissima. Andrea era commosso fino alle lacrime e abbracciava Maria che, un po’ stropicciata dallo sforzo, teneva a sé la sua creatura: il frutto del loro amore, la persona più perfetta che avessero mai vista. La vecchia ostetrica ammonì le colleghe di non toccare la bambina, di non provare a tagliare il cordone, di non allontanarla dalla madre: «Mai visto un parto naturale, vero? Ah, io sì, io ne vedevo tanti, decenni fa… Quando le donne e gli uomini conoscevano la fase fertile e cercavano la gravidanza o la evitavano consapevolmente… Quando c’era cognizione e le donne avevano empowerment! Altro che anticoncezionali! Questa è la bellezza della natura della sessualità umana! …bei tempi», sospirò.

Maria allattò la sua bambina per anni, e per anni ella dormì con mamma e papà. Nacquero altri bambini e Maria e Andrea continuavano a pensare di essere davvero ricchi.



E se il futuro fosse questo? Possiamo provare a mutarlo. Possiamo iniziare da ora, reputando la fisiologia la chiave dei Tesori Femminili.

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