giovedì 5 maggio 2022

5 maggio: viva le ostetriche!

Nei giorni passati alcuni Ordini delle Ostetriche hanno bocciato il bilancio annuale. Questa opzione, suggerita indirettamente dal fatto che alcuni Ordini dei Medici sono riusciti ad attirare l’attenzione delle istituzioni proprio agendo in tal modo, è stata compiuta per alcuni motivi ben precisi.



Le scelte che sono state effettuate dagli Ordini professionali degli operatori sanitari, hanno reso la collettività degli assistiti più fragile. L’obbligatorietà vaccinale, mai esplicitata per Legge ma sottilmente passata come tale rendendo assolutamente complesso il poter portare avanti la professione, ha complicato la vita sia degli operatori sanitari (e delle famiglie), sia dei pazienti, sia – per quanto attiene le ostetriche – delle assistite (ricordiamoci che le donne in attesa non sono malate, anzi: sono donne sane che hanno diritto a un’assistenza fisiologica. Ergo: non sono pazienti).

Senza voler cambiare argomento, dato che oggi – 5 maggio – è la Giornata Internazionale dell’Ostetrica, ricordo che i diktat del governo e del ministero della salute, hanno causato un trattamento che definire violento è un eufemismo, ai danni delle partorienti e delle puerpere: tali dittatoriali disposizioni (che sono andate dal “Se non ti vaccini non ti facciamo vedere tua figlia neonata”, al “Se non ti fai il tampone non ti sottoponiamo al raschiamento”, al “Devi travagliare e partorire da sola”) hanno aumentato certamente i travagli indotti, i tagli cesarei, il dolore psicofisico legato al parto, la paura di partorire in ospedale e, soprattutto, il terrore di essere allontanate dal proprio piccino (ricordo che la separazione del neonato dalla madre senza motivazione medica è Violenza Ostetrica, anche in caso di Covid19). Tali atteggiamenti estremamente non professionali, che si vanno ad aggiungere a quelli che già donne e ostetriche denunciano da tempo immemore (personalmente ho espresso più volte le lacune assistenziali della professione ostetrica e ginecologica, con relative soluzioni), sono andati a peggiorare quando le medesime ostetriche osannate per il loro coraggio nel non temere il contagio da Covid19 e continuare ad assistere con amore e professionalità le mamme all’alba del 2020, si sono viste imporre col ricatto la somministrazione di un farmaco - nei confronti del quale i dubbi della comunità scientifica erano diversi sin dall’inizio - al tramonto del 2021.

Senza scendere nelle motivazioni per le quali un operatore sanitario opta per vaccinarsi o non farlo (siamo per la libera scelta), un lavoratore non può essere ricattato da un governo che non si assume la responsabilità di legittimare l’obbligatorietà verso il vaccino stesso. Se fosse – il governo e la scienza presupponente le decisioni del medesimo - a favore della libertà di scelta, avrebbe sospeso gli operatori non vaccinati lasciandoli con lo stipendio, oppure – banalmente – avrebbe tolto l’assunzione di responsabilità personale attraverso il consenso informato al momento del vaccino, e si sarebbe assunto l’onere di tutti gli eventi avversi causati dal farmaco medesimo (come fa con gli altri vaccini, del resto).

Detto questo, giorni addietro, alcuni esponenti della professione medica hanno usato come mezzo di protesta la bocciatura del bilancio dell’anno passato: una volta che questo è stato fatto, quello che interessa ai professionisti che hanno protestato verso le decisioni degli Ordini e anche certamente un rivoluzionamento della professione medica. Con tale medesimo presupposto, si sono aggiunte anche le ostetriche alla scelta di bocciare il bilancio come evidente simbolo di una protesta.

Il risultato è stato la diffusione di un comunicato nel quale la direzione centrale dell’Ordine delle Ostetriche dichiara che se un’iscritta è stata sospesa, non ha diritto di votare. Il nesso, forse non chiaro a chi ha diffuso tale documento, è che chi ha votato la non approvazione del bilancio non lo ha (solo) espresso perché contrario alle spese effettuate, ma ha pronunciato un gesto di (morigeratissima) protesta con lo scopo di far comprendere che la professione ostetrica – che io e tante colleghe amiamo moltissimo – va rivoluzionata sin dall’interno.

Le decisioni del ministero della salute e le esecuzioni di tali provvedimenti da parte degli Ordini professionali di questi ultimi mesi, non sono che la punta di un iceberg di malformazione e malpratica professionale che porta le ostetriche ben lungi dall’essere coloro che promuovono l’assistenza e la salute delle donne di tutte le età, come già ebbi a diffondere tramite alcuni canali.

Sono certa che il futuro sia quello di rivoluzionare la formazione ostetrica come diverse colleghe giovani e meno giovani mi hanno sempre sottolineato come importante e necessario per il benessere della donna. Spero solo di essere tra coloro che assisteranno a tale cambiamento.

Oggi, come prima cosa, le Ostetriche di ContiamoCI, associazione che raccoglie medici e si sta aprendo anche ad altre categorie di operatori sanitari, hanno inviato una missiva importante ai vertici della professione ostetrica. Missiva che, voglio sperare, apra ad un dialogo onesto tra le professioniste e le istituzioni.

In attesa che la professione ostetrica torni a brillare, magari cominciando proprio da oggi, buon 5 maggio a tutte le ostetriche!


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