Donne informate, mamme capaci. Ovvero sia:
“Le scelte delle mamme passano per le informazioni che le donne ricevono e vogliono ricevere”.
L’uso del ciuccio.
Oggetto quanto mai fonte di discussione, il succhietto o ciuccio è un
oggetto che viene acquistato ben prima che un bambino nasca.
La disinformazione che si trova sul web, però, è molta e questo rende le donne (le future mamme) deboli dal punto di vista della loro possibilità di scegliere un oggetto per il proprio figlio. Facciamo degli esempi:
Di seguito a questo articolo non troviamo nessun riferimento bibliografico:
tale pensiero, quindi, esprime solo una SERIE DI PENSIERI PERSONALI di
chi ha scritto il medesimo e non fornisce, invece, INFORMAZIONI.
Proviamo, invece, a leggere il frammento seguente:
“Vengono paragonate tra loro, con test di tipo meccanico e clinico
(metodo ecografico), varie tipologie di presidi per l’infanzia, cercando
di stabilire caratteri distintivi e precipui di ognuno di essi e che
possano essere presi in esame per la scelta più accurata possibile del
biberon o del succhietto da destinare ai nostri piccoli ogni qualvolta,
per vari motivi, si sia costretti a integrare o sostituire
l’allattamento al seno, che resta il metodo fisiologico ed il metro di
paragone per le potenzialità di generare danni del mezzo artificiale” (http://www.odontoiatra.it/public/dettaglio.php?id_cat=&tipologia=tecniche&id=298&categoria=PEDODONZIA).
Se si scorre in basso tutta la pagina, si troverà una cospicua bibliografia che fa dell’articolo non una mera opinione, ma un’INFORMAZIONE.
Quindi, nel momento in cui una donna, una futura mamma, si trova a dover scegliere l’uso del ciuccio per suo figlio, è fondamentale che:
– conosca rischi e benefici che derivano da tale uso;
– si assuma la responsabilità dell’uso del ciuccio (o del biberon);
– non rimandi ad altri la propria scelta (pediatra, nonne, zie e amiche).
Detto questo, ogni donna deve poter essere in grado di scegliere e la sua scelta è ingiudicabile dall’esterno.
Nel momento in cui ella decide di DARE o NON DARE il ciuccio al proprio
figlio, dopo essersi informata e dopo aver compreso di cosa si tratta,
ella è ingiudicabile da chi la pensa diversamente.
Io penso che…
Io sono stata una mamma giovane alla quale tutti propinavano la loro opinione. In primis il marketing:
guai a non munirsi di ciuccio nel momento in cui si acquistano (ancora
durante la gravidanza e quindi ben prima che il bambino nasca, si
conosca con la mamma, apprezzi l’allattamento materno, affronti il
rapporto con il mondo esterno eccetera) i prodotti venduti come
NECESSARI alla crescita del bambino (http://listanascita.chicco.com/default.asp?quale=demo&isTemplate=5).
Quando entriamo in un negozio per bambini, compreremmo tutto: gli
studiosi di marketing che si occupano di progettare prodotti (il colore,
la forma …) e di allestire la pubblicità, sono bravissimi: disegni
soft, tinte pastello, foto di bambini meravigliosi e di mamme e papà
entusiasti… inomma: una favola.
Favola che ogni donna vuole vivere. Favola che ogni donna avrebbe il
diritto, però, di scegliere come vivere: quali personaggi far entrare,
lo svolgimento e quant’altro fa di un racconto, la personalizzazione di
questo. Un po’ la differenza tra la lettura di un libro (attraverso cui
una persona immagina personaggi e luoghi) e la vista di un film (ove
personaggi e luoghi sono immaginati e realizzati DA ALTRI).
Le ditte che producono materiale per bambini (dai ciucci alle
vaschette per il bagnetto, sino ai vestitini da neonato e ai lettini)
sono agguerritissime: a colpi di fiorellini e
animaletti sono la fonte di gioia per nonne e zie… ma le mamme e i papà?
Hanno di fronte una scelta, ma non lo sanno.
Non sanno che il ciuccio ha rischi e benefici e che è meglio
informarsi sull’allattamento materno, prima di acquistarlo (e se ce
l’hai non ce la fai a non usarlo); non sanno che la carrozzina, molto
spesso, non serve a nulla; non sanno che i vestitini mignon taglia 0
così carini, passeranno di misura senza essere usati, molto spesso.
Insomma, non vengono informati che la scelta è LORO e, soprattutto, del loro bambino.
Non sanno che è meglio spendere per un libro o un corso d’accompagnamento alla nascita, piuttosto che per un’infinità di oggetti meravigliosi, ma inutili. Un aiuto può essere la lettura di Bebé a costo zero… libro che io ho scoperto troppo tardi.
Torniamo a noi: io ho dato il ciuccio alla mia prima bambina,
Rebecca. Il secondo, Davide, se lo prese da solo a 20 mesi quando andò
al nido. E’ inutile che dica quali dei due dovrà, tra 2 anni, mettere un
apparecchio. Se avessi saputo che:
“Il ciuccio, migliore amico dei bambini e grande dilemma delle madri,
è uno dei primi oggetti che il neonato impara a conoscere ed a cui si
affezzionerà talmente tanto da volerlo con sè nei momenti più critici.
Questa importanza è data non da un esigenza fisica ma, piuttosto, da un
bisogno psichico di sicurezza.
Alle volte noi mamme ci stupiamo dell’immenso potere calmante che il
ciuccio ha sui nostri piccoli, eppure la spiegazione ci arriva dalla
scienza e dalla psicologia infantile. Il succhiare, infatti, nasce nel bambino come un gesto innato che viene messo in atto ancora prima della nascita.
Una volta venuto alla luce, questo gesto permetterà al bambino di
nutrirsi ed, a questo punto, il succhiare iniziarà ad essere associato
al benessere ed alla sicurezza” ( da http://www.ciuccio.com/).
Lo avrei usato per gli altri due figli. Ma se qualcuno mi avesse detto che “L’uso del succhietto
e del biberon sono, come è stato valutato da ricerche iniziate intorno
agli anni Cinquanta del secolo scorso e continuate nel corso dei decenni
successivi ad opera di innumerevoli studiosi in tutto il mondo, la
causa di gran lungo più importante per frequenza dell’instaurarsi di una
deglutizione scorretta e delle patologie correlate.” (da http://www.odontoiatra.it/public/dettaglio.php?id_cat=&tipologia=tecniche&id=298&categoria=PEDODONZIA), non avrei dato neanche ai primi due la possibilità di avvicinarcisi.
Oppure lo avrei fatto riconoscendo che mio figlio/mia figlia ne aveva bisogno.
Ecco un punto importante: non sono psicologa perinatale, non è il mio
ruolo, però uno degli argomenti di cui potrei trattare riguarda la
definizione di bisogno.
Bisogno significa letteralmente: mancanza totale o parziale di uno o
più elementi che costituiscono il benessere della persona (da
Wikipedia). Per quanto riguarda il neonato, i suoi bisogni primari (E se poi prende il vizio?) sono: il succhiare e il contatto.
Nel momento in cui i genitori si trovano in attesa di un bambino,
questi due elementi, questi due bisogni irrinunciabili, dovrebbero
essere sempre chiari. Quindi: è vero che il neonato ha bisogno di
succhiare, ma la fisiologia ci ha dato l’oggetto da succhiare (la mammella).
Nel momento in cui una madre (talvolta solo lei, talvolta anche il
padre) decide consapevolmente che un determinato oggetto è necessario
per il sopperimento dei bisogni del proprio bambino, si assume
responsabilmente la scelta dell’uso/non uso di quell’oggetto.
Quest’assunzione di responsabilità implica un processo di consapevolezza.
Consapevolezza di quello che è l’avere un figlio. Magari potendo capire
cosa significa avere a che fare con un neonato e comprendendo che un
figlio chiede poche cose ai propri genitori: di succhiare e di stare con
i genitori, a contatto con essi.
Un altro caso si affronta quando è la madre ad aver bisogno di un
oggetto per poter essere aiutata nella sua maternità. Questo non
prescinde dall’essere messa a conoscenza di rischi e benefici derivanti
dall’uso di oggetti come il ciuccio.
Ovviamente non tutte le donne, purtroppo, sono messe in grado di scegliere con consapevolezza
e sono sostenute nel dopo-parto da qualcuno di competente che conosca i
bisogni veri dei neonati. Così, più o meno con cognizione, esse si
ritrovano ad affrontare la vita con un neonato non avendo ricevuto
nessuna informazione che le rendesse effettivamente competenti.
Nel momento in cui, però, sanno che rischi o benefici possono avere
dei presidi come il ciuccio e sentono di averne bisogno realmente (se
sentono che senza il ciuccio il rapporto con il loro bambino si complica
molto e potrebbe andare ad intaccare la serenità di tutti), non si
esclude che possano ricorrerci.
L’obiettivo principale di una scelta deve poter essere la serenità
dei genitori e del bambino. Ripeto: la scelta, però, dev’essere
consapevole. Il marketing, la medicina e tutto il parterre dell’esercito dei consigliatori, deve essere messo da parte.
Tornando a me: se avessi saputo che un neonato dalla nascita
richiedeva la mia costante presenza per sopperire ai suoi bisogni
fisiologici e non avessi ricevuto indicazioni errate che contribuirono
solo a crearmi un’aspettativa irreale (“dopo aver poppato, un bambino
deve dormire 2 ore”), probabilmente non avrei avuto bisogno di dare il
ciuccio a Rebecca per poter sopportare i suoi pianti (che si sarebbero
ridotti l’avessi tenuta nella fascia, per esempio).
Questo intendo quando parlo d’informazione. Questo intendo quando parlo di competenza.
da: https://www.bambinonaturale.it/2011/09/bisogni-fisiologici-bambini-marketing-ciuccio/
NB: a tutt'oggi sono una madre di sei figli che per gli ultimi due usa il ciuccio. Il quinto lo ha usato per i primi 4 mesi di vita ed è stato allattato 2 anni e mezzo, il sesto lo usa ed è allattato a richiesta. Io so che è un banale bisogno mio e ho consapevezza nei confronti di questo.