venerdì 23 marzo 2018

La consapevolezza delle madri: l'esempio del ciuccio

Donne informate, mamme capaci. Ovvero sia:
“Le scelte delle mamme passano per le informazioni che le donne ricevono e vogliono ricevere”.
L’uso del ciuccio.
Oggetto quanto mai fonte di discussione, il succhietto o ciuccio è un oggetto che viene acquistato ben prima che un bambino nasca.
La disinformazione che si trova sul web, però, è molta e questo rende le donne (le future mamme) deboli dal punto di vista della loro possibilità di scegliere un oggetto per il proprio figlio. Facciamo degli esempi:
“Alcuni genitori, affidansi alle credenze ed alle voci secondo le quali il ciuccio “non fa bene”, potrebbero pensare che l’uso del ciuccio possa provocare danni alla bocca del bambino; la smentita arriva invece dagli stidi di medici e specialisti: il ciuccio, se utilizzato correttamente, se viene tolto prima dei tre anni e non è adoperato 24 ore su 24, non provoca alcun danno irreparabile alla bocca (denti e palato del bambino)” (http://www.ciuccio.com/).
Di seguito a questo articolo non troviamo nessun riferimento bibliografico: tale pensiero, quindi, esprime solo una SERIE DI PENSIERI PERSONALI di chi ha scritto il medesimo e non fornisce, invece, INFORMAZIONI.
Proviamo, invece, a leggere il frammento seguente:
“Vengono paragonate tra loro, con test di tipo meccanico e clinico (metodo ecografico), varie tipologie di presidi per l’infanzia, cercando di stabilire caratteri distintivi e precipui di ognuno di essi e che possano essere presi in esame per la scelta più accurata possibile del biberon o del succhietto da destinare ai nostri piccoli ogni qualvolta, per vari motivi, si sia costretti a integrare o sostituire l’allattamento al seno, che resta il metodo fisiologico ed il metro di paragone per le potenzialità di generare danni del mezzo artificiale”  (http://www.odontoiatra.it/public/dettaglio.php?id_cat=&tipologia=tecniche&id=298&categoria=PEDODONZIA).
Se si scorre in basso tutta la pagina, si troverà una cospicua bibliografia che fa dell’articolo non una mera opinione, ma un’INFORMAZIONE.
Quindi, nel momento in cui una donna, una futura mamma, si trova a dover scegliere l’uso del ciuccio per suo figlio, è fondamentale che:
– conosca rischi e benefici che derivano da tale uso;
– si assuma la responsabilità dell’uso del ciuccio (o del biberon);
non rimandi ad altri la propria scelta (pediatra, nonne, zie e amiche).
Detto questo, ogni donna deve poter essere in grado di scegliere e la sua scelta è ingiudicabile dall’esterno. Nel momento in cui ella decide di DARE o NON DARE il ciuccio al proprio figlio, dopo essersi informata e dopo aver compreso di cosa si tratta, ella è ingiudicabile da chi la pensa diversamente.
Io penso che…
Io sono stata una mamma giovane alla quale tutti propinavano la loro opinione. In primis il marketing: guai a non munirsi di ciuccio nel momento in cui si acquistano (ancora durante la gravidanza e quindi ben prima che il bambino nasca, si conosca con la mamma, apprezzi l’allattamento materno, affronti il rapporto con il mondo esterno eccetera) i prodotti venduti come NECESSARI alla crescita del bambino (http://listanascita.chicco.com/default.asp?quale=demo&isTemplate=5).
Quando entriamo in un negozio per bambini, compreremmo tutto: gli studiosi di marketing che si occupano di progettare prodotti (il colore, la forma …) e di allestire la pubblicità, sono bravissimi: disegni soft, tinte pastello, foto di bambini meravigliosi e di mamme e papà entusiasti… inomma: una favola.
Favola che ogni donna vuole vivere. Favola che ogni donna avrebbe il diritto, però, di scegliere come vivere: quali personaggi far entrare, lo svolgimento e quant’altro fa di un racconto, la personalizzazione di questo. Un po’ la differenza tra la lettura di un libro (attraverso cui una persona immagina personaggi e luoghi) e la vista di un film (ove personaggi e luoghi sono immaginati e realizzati DA ALTRI).
Le ditte che producono materiale per bambini (dai ciucci alle vaschette per il bagnetto, sino ai vestitini da neonato e ai lettini) sono agguerritissime: a colpi di fiorellini e animaletti sono la fonte di gioia per nonne e zie… ma le mamme e i papà? Hanno di fronte una scelta, ma non lo sanno.
Non sanno che il ciuccio ha rischi e benefici e che è meglio informarsi sull’allattamento materno, prima di acquistarlo (e se ce l’hai non ce la fai a non usarlo); non sanno che la carrozzina, molto spesso, non serve a nulla; non sanno che i vestitini mignon taglia 0 così carini, passeranno di misura senza essere usati, molto spesso.
Insomma, non vengono informati che la scelta è LORO e, soprattutto, del loro bambino.
Non sanno che è meglio spendere per un libro o un corso d’accompagnamento alla nascita, piuttosto che per un’infinità di oggetti meravigliosi, ma inutili. Un aiuto può essere la lettura di Bebé a costo zero… libro che io ho scoperto troppo tardi.
Torniamo a noi: io ho dato il ciuccio alla mia prima bambina, Rebecca. Il secondo, Davide, se lo prese da solo a 20 mesi quando andò al nido. E’ inutile che dica quali dei due dovrà, tra 2 anni, mettere un apparecchio. Se avessi saputo che:
“Il ciuccio, migliore amico dei bambini e grande dilemma delle madri, è uno dei primi oggetti che il neonato impara a conoscere ed a cui si affezzionerà talmente tanto da volerlo con sè nei momenti più critici. Questa importanza è data non da un esigenza fisica ma, piuttosto, da un bisogno psichico di sicurezza.
Alle volte noi mamme ci stupiamo dell’immenso potere calmante che il ciuccio ha sui nostri piccoli, eppure la spiegazione ci arriva dalla scienza e dalla psicologia infantile. Il succhiare, infatti, nasce nel bambino come un gesto innato che viene messo in atto ancora prima della nascita.
Una volta venuto alla luce, questo gesto permetterà al bambino di nutrirsi ed, a questo punto, il succhiare iniziarà ad essere associato al benessere ed alla sicurezza” ( da http://www.ciuccio.com/).
Lo avrei usato per gli altri due figli. Ma se qualcuno mi avesse detto che “L’uso del succhietto e del biberon sono, come è stato valutato da ricerche iniziate intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso e continuate nel corso dei decenni successivi ad opera di innumerevoli studiosi in tutto il mondo, la causa di gran lungo più importante per frequenza dell’instaurarsi di una deglutizione scorretta e delle patologie correlate.” (da http://www.odontoiatra.it/public/dettaglio.php?id_cat=&tipologia=tecniche&id=298&categoria=PEDODONZIA), non avrei dato neanche ai primi due la possibilità di avvicinarcisi.
Oppure lo avrei fatto riconoscendo che mio figlio/mia figlia ne aveva bisogno.
Ecco un punto importante: non sono psicologa perinatale, non è il mio ruolo, però uno degli argomenti di cui potrei trattare riguarda la definizione di bisogno.
Bisogno significa letteralmente: mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il benessere della persona (da Wikipedia). Per quanto riguarda il neonato, i suoi bisogni primari (E se poi prende il vizio?) sono: il succhiare e il contatto.
Nel momento in cui i genitori si trovano in attesa di un bambino, questi due elementi, questi due bisogni irrinunciabili, dovrebbero essere sempre chiari. Quindi: è vero che il neonato ha bisogno di succhiare, ma la fisiologia ci ha dato l’oggetto da succhiare (la mammella).
Nel momento in cui una madre (talvolta solo lei, talvolta anche il padre) decide consapevolmente che un determinato oggetto è necessario per il sopperimento dei bisogni del proprio bambino, si assume responsabilmente la scelta dell’uso/non uso di quell’oggetto.
Quest’assunzione di responsabilità implica un processo di consapevolezza. Consapevolezza di quello che è l’avere un figlio. Magari potendo capire cosa significa avere a che fare con un neonato e comprendendo che un figlio chiede poche cose ai propri genitori: di succhiare e di stare con i genitori, a contatto con essi.
Un altro caso si affronta quando è la madre ad aver bisogno di un oggetto per poter essere aiutata nella sua maternità. Questo non prescinde dall’essere messa a conoscenza di rischi e benefici derivanti dall’uso di oggetti come il ciuccio.
Ovviamente non tutte le donne, purtroppo, sono messe in grado di scegliere con consapevolezza e sono sostenute nel dopo-parto da qualcuno di competente che conosca i bisogni veri dei neonati. Così, più o meno con cognizione, esse si ritrovano ad affrontare la vita con un neonato non avendo ricevuto nessuna informazione che le rendesse effettivamente competenti.
Nel momento in cui, però, sanno che rischi o benefici possono avere dei presidi come il ciuccio e sentono di averne bisogno realmente (se sentono che senza il ciuccio il rapporto con il loro bambino si complica molto e potrebbe andare ad intaccare la serenità di tutti), non si esclude che possano ricorrerci.
L’obiettivo principale di una scelta deve poter essere la serenità dei genitori e del bambino. Ripeto: la scelta, però, dev’essere consapevole. Il marketing, la medicina e tutto il parterre dell’esercito dei consigliatori, deve essere messo da parte.
Tornando a me: se avessi saputo che un neonato dalla nascita richiedeva la mia costante presenza per sopperire ai suoi bisogni fisiologici e non avessi ricevuto indicazioni errate che contribuirono solo a crearmi un’aspettativa irreale (“dopo aver poppato, un bambino deve dormire 2 ore”), probabilmente non avrei avuto bisogno di dare il ciuccio a Rebecca per poter sopportare i suoi pianti (che si sarebbero ridotti l’avessi tenuta nella fascia, per esempio).
Questo intendo quando parlo d’informazione. Questo intendo quando parlo di competenza.


da: https://www.bambinonaturale.it/2011/09/bisogni-fisiologici-bambini-marketing-ciuccio/


NB:  a tutt'oggi sono una madre di sei figli che per gli ultimi due usa il ciuccio. Il quinto lo ha usato per i primi 4 mesi di vita ed è stato allattato 2 anni e mezzo, il sesto lo usa ed è allattato a richiesta. Io so che è un banale bisogno mio e ho consapevezza nei confronti di questo.

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